Forse conviene lasciarsi accarezzare dai ricordi
magari solo quelli dell’infanzia e dell’adolescenza
come il mare lambisce discreto in assenza di vento
la battigia orlata di salsedine, meduse e gusci vuoti.
Il dopo è più rischioso, perché, smesso l’incantamento,
trasformata la crisalide in farfalla, l’abbaglio dei colori
non preserva dal rischio né dalla brevità del volo.
Prima, invece, è un vortice di sogni e fantasie
non esiste il vuoto, l’assenza, il disamore
o forse non se ne ha coscienza, anche se fa male:
angeli e fatine vegliano le rare notti insonni
vincono gli orchi e i fantasmi del castello;
la vecchina è esperta e quieta, fila senza
pungersi il dito con il fuso e abita contenta
la più alta torre, senza uscire mai.
[Chissà che mangia, chissà che pensa.]
Il massimo è la bella addormentata, il suo sonno
di un secolo, la prigione di verde che cresce e soffoca
il palazzo, finché non giunge il principe e basta un bacio
il semplice sfiorare le sue labbra esangui, serrate
da cent’anni, che il sangue riscorre nelle vene
il fuoco si riaccende nel camino, lo spiedo riprende
a funzionare e tutti ritornano a mordere la vita,
soltanto un po’ storditi.
Più tardi i pensieri ronzano come api affannate
intorno all’alveare, intente a trasformare il nettare
dei sogni dell’infanzia nel miele di castagno
del primo aspro e sorprendente bacio
e nello stupore d’un’affinità d’ardente filigrana.
Anche l’autunno fiorisce gli albicocchi e stilla di luce
il filo teso del giorno sulla notte
il viaggio degli stormi migranti verso sud
la pioggia che lava il grigio dell’asfalto.
Perché gli adulti sono così seri e tristi?
* termine portoghese che indica uno stato d’animo complesso, tra cui prevale il sentimento della nostalgia.