Peccato che John Lee Hancock e la Disney puntino sul realizzare l'ennesimo film propagandistico a favore della figura edulcorata dell'uomo che costruì dal nulla questo meraviglioso magico mondo animato (e sull'America bella dove il sole porta la vita, citando il personaggio di Paul Giamatti). Trascurando però la schematica costruzione piuttosto ordinaria (flashback e realtà si alternano in continuazione, mentre la Travers si scioglie a poco a poco) troviamo in Saving Mr. Banks un messaggio davvero curioso, probabilmente l'esempio più calzante su come un adattamento cinematografico non debba necessariamente piegarsi ad una fedeltà rigida rispetto all'opera a cui si ispira: P. L. Travers aveva un padre premuroso ma alcolista, al quale dispiaceva deludere le proprie figlie e che passava ogni minuto possibile a prendersi cura di loro; dall'altra parte Walt Disney è cresciuto con un padre violento, pronto a fare schioccare la cinghia e a sfruttare i propri figli pur di risparmiare qualche centesimo nel suo lavoro, al quale però voleva bene lo stesso. Da questi due passati nascono due diversi signori Banks (se si pensa alla prima sceneggiatura scritta in casa Disney) e, di conseguenza, due diverse versioni di Mary Poppins, seppur raccontino la stessa storia. Se c'è un messaggio particolare da trarre da questo film, escludendo l'importanza di lasciare sempre uno spiraglio alla fantasia, è proprio questo: differenti autori possiedono differenti personalità e trascorsi, i quali influenzeranno la trasposizione dell'opera e modificheranno necessariamente alcuni aspetti della storia e dei personaggi. Del resto sono pochi quelli che tentano di mettere in discussione l'effettiva qualità della Mary Poppins disneyana, senza nulla togliere alla bellezza di quella dei romanzi. Due opere talmente simili ma talmente diverse in un film che cerca di farci capire che, in fondo, non esiste una versione giusta e una versione sbagliata di un racconto.
Peccato che John Lee Hancock e la Disney puntino sul realizzare l'ennesimo film propagandistico a favore della figura edulcorata dell'uomo che costruì dal nulla questo meraviglioso magico mondo animato (e sull'America bella dove il sole porta la vita, citando il personaggio di Paul Giamatti). Trascurando però la schematica costruzione piuttosto ordinaria (flashback e realtà si alternano in continuazione, mentre la Travers si scioglie a poco a poco) troviamo in Saving Mr. Banks un messaggio davvero curioso, probabilmente l'esempio più calzante su come un adattamento cinematografico non debba necessariamente piegarsi ad una fedeltà rigida rispetto all'opera a cui si ispira: P. L. Travers aveva un padre premuroso ma alcolista, al quale dispiaceva deludere le proprie figlie e che passava ogni minuto possibile a prendersi cura di loro; dall'altra parte Walt Disney è cresciuto con un padre violento, pronto a fare schioccare la cinghia e a sfruttare i propri figli pur di risparmiare qualche centesimo nel suo lavoro, al quale però voleva bene lo stesso. Da questi due passati nascono due diversi signori Banks (se si pensa alla prima sceneggiatura scritta in casa Disney) e, di conseguenza, due diverse versioni di Mary Poppins, seppur raccontino la stessa storia. Se c'è un messaggio particolare da trarre da questo film, escludendo l'importanza di lasciare sempre uno spiraglio alla fantasia, è proprio questo: differenti autori possiedono differenti personalità e trascorsi, i quali influenzeranno la trasposizione dell'opera e modificheranno necessariamente alcuni aspetti della storia e dei personaggi. Del resto sono pochi quelli che tentano di mettere in discussione l'effettiva qualità della Mary Poppins disneyana, senza nulla togliere alla bellezza di quella dei romanzi. Due opere talmente simili ma talmente diverse in un film che cerca di farci capire che, in fondo, non esiste una versione giusta e una versione sbagliata di un racconto.
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