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Saving Mr. Banks

Creato il 06 dicembre 2014 da In Central Perk @InCentralPerk
E' già Ieri. -2013-
Disneyata: dicesi di film melenso intriso di buonismo, ovviamente a lieto fine, in cui ogni cosa, compresi i personaggi e le loro svolte sono perlopiù prevedibili.
Ecco.
Saving Mr. Banks è una disneyata pura.
Perchè è un film melenso.
Perchè è intriso più che mai nel buonismo.
Perchè il lieto fine c'è, e in fondo si conosce già dall'inizio.
Perchè i personaggi sono prevedibili, rinchiusi in cliché la cui svolta è ovvia fin dai primi dialoghi.
Saving Mr. Banks è una disneyata alla potenza perchè poi di Disney stesso parla, di Walt, e della sua dura lotta nel riuscire ad avere i diritti dalla bisbetica - per poter rendere la sua Mary Poppins il film che tutti noi conosciamo.
Nel primo film che la Disney concede al suo creatore di entrare in scena, non lo si poteva immaginarlo altro che un uomo saggio, amante del divertimento e buono buono.
Tutto il contrario dell'acida e inviperita Pamela Lyndon Travers, che nella sua trasferta dalla grigia Londra alla solare California vede solo la possibilità di rompere ancor più le scatole all'uomo che detesta e il cui buonismo la irrita, peccato che lei stessa risulti irritante oltre ogni misura, caricaturale e fin troppo accentuata nei suoi modi sbrigativi e freddi di britannica.
Ma britannica Pamela  non lo è, in flashback che vanno a condire la storia della creazione della pellicola del 1964 conosciamo Pamela  bambina, in Australia, con il suo vero nome Helen, con la sua famiglia problematica, con un padre che sembrerebbe modello, amante del gioco e del tempo libero, ma in realtà bevitore accanito e dall'alcool dipendente.
Saving Mr. Banks
L'operazione nostalgia messa in atto dalla nuova era Disney, fatta di remake, scombussolamenti di universi e sopratutto di versioni live action dei grandi classici, farà anche un gran bene alle casse della casa produttrice, ma fa male ai fan della prima ora, a chi certi classici li ha vissuti da bambino, adorandoli, facendoli parte di sé.
Con questa nuova Mary Poppins si fa del male a Mary stessa, sfruttandola, nascondendo nel dietro alle quinte della sua realizzazione una disneyata per nulla raffinata, in cui si salva gran poco.
A differenza di un più elegante Hitchcock, in cui si scopriva la vera natura ossessiva del maestro del brivido, e i problemi di lavorazione nel realizzare uno, forse però il più grande, dei suoi capolavori, Psyco, qui si gioca con i personaggi, li si enfatizza, facendo di loro non più quelle persone che a suon di frecciatine e richieste si vennero incontro, ma personaggi Disney al cento per cento.
Come personaggi, quindi, si odiano, si punzecchiano, si fanno dispetti e si fanno desiderare, per poi cadere vittime del buonismo, dei ricordi, della musica, proprio come nell'animazione: sarà proprio questa, infatti, a far cambiare Pamela, a farla ricredere almeno inizialmente sugli intenti di Walt.
Saving Mr. Banks
A funzionare un po' meglio sono per fortuna i personaggi secondari, l'umano autista (non a caso l'unico vero amico) e i compositori fratelli Sherman, che danno colore alla vicenda che sarebbe invece alquanto sbiadita. Non me ne voglia Tom Hanks che già sapevo avrei faticato a sopportare (figurarsi se ce la faccio con il suo orgoglio nell'impersonare Walt così visibile), e non me ne voglia la brava ma alquanto insopportabile Emma Thompson, ma no, Saving Mr. Banks nel suo viaggio amarcord nella Disney anni '60 mette curiosità, è vero, ma naufraga nel più melenso buonismo, cercando la lacrima facile, utilizzando male flashback che avrebbero davvero potuto rendere più interessante il tutto, giocando facile e prevedibile. Diventando la definizione stessa di disneyata.
Saving Mr. Banks
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