Saving Silvio
Creato il 13 luglio 2013 da Giuseppe Lombardo
@giuslom
Un capolavoro politico o una grande truffa ai danni dei propri elettori e dei rispettivi militanti? Non sono ancora chiari i confini dell’operazione “Saving Silvio”, ma per il Pd il dado è tratto: l’establishment del partito ha deciso di esplorare la strada del suicidio assistito, ignorando le istanze della base e procedendo su una china pericolosa, quella che porta per l’appunto all’estinzione dell’attuale centro-sinistra e all’alternanza fra il populismo grillista e la dittatura mediatico-berlusconiana.Nell’arco delle ultime settantadue ore parecchi strappi sono stati perpetrati al dettato costituzionale: la serrata delle Camere, fosse anche per un solo giorno, al fine di garantire al Pdl la possibilità di riunire una fantomatica Direzione, con l’obiettivo esplicito di discutere le recenti sfortune giudiziarie del Gran Capo Bantù Balalunga, rappresenta oltre ogni ragionevole dubbio una pagina vergognosa della nostra vita democratica. Roba da Unione Sovietica o da autoritarismo sudamericano, per intenderci. Epifani avrebbe potuto facilmente obiettare: cari onorevoli del centro-destra, stiamo lavorando insieme per una riforma condivisa della Giustizia, una riforma che riduca i tempi d’attesa dei processi; come potete biasimare la celerità dei tribunali? Non avete un naturale interesse a dimostrare l’innocenza del vostro leader in tempi relativamente rapidi? Per cosa esattamente dovremmo sospendere l’attività di Camera e Senato? Dove sarebbe la persecuzione giudiziaria da voi invocata a più riprese? Avrebbe potuto, Epifani, muovere tali critiche sulla stampa o nelle sedi opportune, ma ha preferito tacere per quieto vivere. Peggio: si è mimetizzato dietro una dichiarazione di pilatesca memoria. “Quanto accaduto rende ancora una volta esplicito il problema di fondo di questi mesi: la vicenda giudiziaria di Berlusconi e il rapporto d’azione di governo e di Parlamento. Questo nodo deve essere sciolto solo tenendo distinte le due sfere, perché se no, a furia di tirare, la corda si può spezzare con una scelta di irresponsabilità verso la condizione del Paese e la sua crisi drammatica”. Non c’è che dire: gliele ha cantate. Meglio ancora ha fatto il capogruppo alla Camera Speranza, il cui cognome coincide singolarmente con l’aspettativa di molti suoi elettori: il vano desiderio di mandare a casa un intero gruppo dirigente per sostituirlo, al prossimo giro di boa, con elementi validi, persone di spicco che sappiano almeno far valere le ragioni della prima forza politica del paese. Accettando la cannibalizzazione del Pd, il nostro eroe ha rivendicato il merito di aver impedito ai berluscones di bloccare i lavori di Montecitorio per tre giorni. Un risultatone.
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Fin qui nulla di nuovo. Un senso di disagio pervade comprensibilmente l’animo dell’opinione pubblica che si riconosce nei valori del progressismo europeo, ma nessuno, almeno nella giornata di ieri, avrebbe immaginato che il peggio dovesse ancora venire. Non sembrava proprio possibile. E invece accade che il senatore Luigi Zanda, lo stesso Zanda che il 16 maggio dichiarava orgogliosamente “Secondo la legge italiana Berlusconi, in quanto concessionario di reti televisive, non è eleggibile. Ed è ridicolo che l’ineleggibilità colpisca Confalonieri e non lui”, avrebbe adesso progettato un disegno di legge d’intesa con Massimo Mucchetti (sempre in quota Pd) per far sì che la Giunta delle elezioni, invece di decidere sulla ineleggibilità del Cavaliere, venga chiamata a valutare altresì la compatibilità della carica rappresentativa con la titolarità delle aziende. In tal modo, lungi da far decadere l’ex premier, si procrastinerebbe di un anno qualsivoglia decisione, lasciando a Berlusconi la possibilità di decidere se conservare le sue aziende o optare per l’attività parlamentare. Un anno è il termine entro il quale l’esperienza del governo Letta dovrebbe finire; un anno è periodo sufficiente entro il quale il Caimano conta di far approvare una mega-amnistia, invocando strumentalmente il problema del sovraffollamento delle carceri. Un provvedimento che possa estinguere, sic et simpliciter, i reati di concussione e sfruttamento della prostituzione minorile, salvando un imputato a caso. Frattanto l’uomo di Arcore potrebbe rinunciare alla prescrizione per arrestare la sentenza del 30 luglio: in tal modo riuscirebbe a buggerare i grillini in Parlamento, a svuotare il Pd dall’interno e a salvare la propria testa dalla scure di Madame giustizia. Un artista della sopravvivenza.
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