Nota dell’autrice
La prima sezione della silloge di poesie che hanno sottolineato e accompagnato il mio cammino in un momento difficile, intrecciandosi con scenari sociali di tristezza e disperazione, si apre e si conclude secondo una struttura ad anello con un dato olfattivo metaforico che, spontaneamente sgorgato dall’animo, ha alla fine evidenziato il sorgere della speranza nell’arco di tempo che separa le prime poesie dalle ultime.
Senso di disfacimento, di sconfitta, di nostalgia, il senso del tempo che non ritorna alberga nelle prime poesie dove mal si cela il timore dell’ignoto, della vicenda umana post mortem; la poesia “Profumo di Natale” è invece la cesura che comporta la rinascita, se non fisica, almeno spirituale che ogni evento nuovo favorisce o determina quando nuovamente si ripete carico di valore simbolico.
Se non fosse così persi sarebbero per sempre i nostri passi.
Pertanto, nella seconda sezione della silloge, il poetare trae alimento da un più fiducioso rapporto con la vita e con la natura tutta nelle varie manifestazioni; soprattutto esso è frutto della convinzione serena e consapevole che il male come il bene fanno parte della vita umana: il male anche inteso come dolore sofferenza e infine morte.
La sofferenza può essere l’inizio di un cammino nel Profondo di noi, speculare al cammino verso il Cielo, verso il livello più alto dell’umano, dove l’elemento estetico, etico, e religioso si compenetrano e si condizionano reciprocamente. Si conquisteranno allora definitivamente il Bene e il Bello, testimoniare i quali nella vita e con la vita sarà un atto di autentica Fede.
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Prefazione di Giuseppe Possa
Con questa feconda e sofferta raccolta lirica, Adriana Pedicini è giunta nei più remoti fondali della propria anima, per esorcizzare la disperazione che sorge nei momenti di triste sconforto, quando l’esistenza pare minata da un destino crudele: <<Oggi è paura/ il nodo che stringe la gola/ svelle le radici dei sogni/ tinge di nero la prossima alba>>.
La poetessa, però, con quella ricchezza d’aneliti che aspira al sublime, nei suoi versi armoniosi, intensi e commoventi, non si abbandona a un discorso consolatorio; si affida, invece, a una superiore speranza che la volontà o la fede spesso possono realizzare: <<Se mi abbandono a te/ la mia certezza è salda>>.
Di primo acchito, le sue liriche rievocano un mondo intimo e privato, di “silenzi inquieti” (<<…mentre sulle orme della sera/ già plana l’angoscia>>), ma a una più attenta e coinvolgente lettura ci si trova immersi in un’energia luminosa che è “afflato universale” dello spirito umano, desideroso di risorgere dagli abissi, che non rinuncia a lottare e che con grande caparbietà sa scorgere sempre uno spiraglio di luce, pure nello sconforto: <<Godo la pace/ di questo momento/ che sa d’infinito>>.
Si può, quindi, affermare che Adriana ha fatto della poesia un poderoso strumento d’analisi del mondo interiore, dei pensieri e dei sentimenti che albergano nel cuore degli uomini: un diario vero e sincero dell’animo puro di chi crede nei valori della vita e nel ricordo di un passato che non si vuole dimenticare: <<Sono qui/ attendo/ l’ultimo vagone/ da sola/ con i miei ricordi/ e una speranza>>.
A gettarla nella disperazione sono il pensiero della malattia, della consunzione e della morte (che definiscono la poetica della prima parte del volume), “mostri” che improvvisamente le si parano davanti, mentre lei si sente ancora dentro la forza e l’entusiasmo di donarsi a coloro che le stanno accanto “nel nido sicuro d’amore”: <<Non vorrei che la mano/ del destino/ assetata arpia/ mi trascinasse via/ mentre spuma di rabbia/ m’illividisce il volto>>. La realtà, in quei terribili momenti, è filtrata attraverso una lente mutata (spuntano “le polveri sottili della paura” ), fa vacillare le certezze e mette a nudo, tra l’essere e il nulla, la fragilità che accomuna tutti i viventi: <<L’anima/ affonda in sonno/ senza sogni>>, poiché si resta soli - quando si finisce “crocifissi al proprio dolore” - ad affrontare il personale destino.
A questi versi che si concretizzano con parole sovente angoscianti, colme di suggestioni e pervase da un’emotività struggente, fanno eco la passione e il desiderio, in “lampi di serene giornate”, di poter ancora amare: <<Cuore mio risorgi/ tra i chiarori di albe/ profumate di tiglio/ in questa calda estate,/ riposa all’ombra d’Amore/ senz’ombre>>.
I suadenti, armoniosi, componimenti della poetessa si snodano senza schemi prestabiliti, dando vita anche ad strazianti messaggi, scaturiti dalla propria etica interiore e da un pathos genuino, sofferente, contemplativo: <<Si attende nuovo vento/ a sparigliare/ i frustoli del male/ perché l’alba riapra/ nuova via/ a questa danza di stelle/ sulla mia malinconia>>.
Non manca <<la domanda estrema/ che fu anche la prima/ Chi siamo?>> e non mancano neppure ansiosi interrogativi (<<Dove riparerà/ l’alito divino che fu mio/ che plasmò/ il fango in anima vivente?>>) che la poetessa si pone, colta da dubbi, angosce e aspettative, pullulanti in un crogiuolo di desideri e di sogni, ora terreni ora trascendenti; quindi, conclude: <<Oggi/ ti sento/ Signore/ a me vicino/ Sei l’aria/ che respiro/ l’orizzonte/ che mi attrae/ questo cielo/ che mi abbraccia>>.
Sconfitta “la nuvola nera”, la rinascita porta l’autrice (nella seconda parte del libro) su un nuovo percorso esistenziale, in cui è ancora possibile lasciarsi affascinare dall’intima essenza della vita e del suo mistero: <<E sarà suono di violini/ nell’anima,/ fiori di pesco/ sui rami/ volo di rondini/ in cielo./ Semplicemente/ sarà/ nuova vita>>.
A questo punto le ritorna anche l’enfasi della voce che “canta” i colori della natura (<<Sono qui/ in attesa/ del profumo dei mandorli/ in fiore/ del volo garrulo/ della rondine intorno allo stagno/ del battito d’ali/ di bianche colombe/ sul ramo d’ulivo>>) e la felicità di poter continuare a vivere con chi che le sta vicino <<dove ha ancora senso/ essere uomini insieme>>. Ora, finalmente, ha di nuovo la forza per affrontare i problemi quotidiani o d’impegno sociale, come quelli di grande respiro che riguardano i bambini <<umiliati/ traditi/ violentati/ affamati/ malati/ sono tanti i bimbi infelici>> o <<i nodi stretti e violenti/ di guerre e soprusi>>.
Le illuminazioni liriche di Adriana Pedicini sono “pane spezzato di condivisione” col lettore, emozioni raffinate, semi per profonde riflessioni, in particolare quando passa da uno stato angoscioso alla fatica della speranza (<<Ho temuto/ il cedimento,/ le lacrime come pioggia/ di primavera/ mi hanno resa/ nuova>>) e, infine, alla gioia perché <<una gemma di vita e/ di speranza/ ha baluginato/ tra le ombre/ incerte/ delle ore mattutine/ tra le foglie/ ascose del tuo amore>>.
Concludo con un giudizio critico, sebbene diventi superfluo, perché i giudizi tendono a dare ordine e significato a un’opera che, come questa, a mio avviso, non vuole essere incasellata o spiegata, ma desidera presentarsi nella sua peculiarità e nel suo forte impatto emotivo, nella sua tensione intima, rogo continuo di riflessioni e sentimenti.
Tuttavia, la tecnica espressiva propria di Adriana Pedicini (compatta e riconoscibile nella sua individualità che ha affinato negli anni) è appropriata ai temi trattati, omogenea e ricca di spunti non solo meditativi ma pure estetici, con grande sensibilità della parola incanalata nelle sue declinazioni testimoniali e timbriche. Inoltre, forma e contenuto si coniugano in modo esemplare per la limpidezza del dettato e per il fremito, o ritmo del cuore, che ne percorre i versi compiutamente riusciti.
Chioserei sostenendo che la poetessa, ha trovato liricamente, nella sua dolorosa e sofferta esperienza, il giusto equilibrio tra la disperazione dell’essere umano, messo di fronte alla vita e alla morte, che serenamente accetta, ma non si rassegna a lasciarsi sopraffare dal male, e la felicità di ritrovarsi risanato, nel corpo e nella mente, per affrontare l’esistenza con rinnovato spirito e con un diverso ottimismo universale.
Giuseppe Possa
Finalità del libro
Raccogliere fondi per l'Associazione Komen Italia per la lotta ai tumori al seno (sede operativa nazionale via Venanzio Fortunato 55, 00136 Roma; sede legale largo Agostino Gemelli 8, 00168 Roma. www.komen.it