Ieri sera sono andato alla presentazione di un libro, alla fine della presentazione sono uscito dalla libreria e ho attraversato la strada, una macchina ha rallentato, era una spider d’annata con le ruote a raggi dalla quale si è affacciato un tizio col viso abbronzato e lucido, il tizio mi ha sorriso, io ho sorriso a lui, il tizio ha continuato a sorridermi annuendo, io ho detto: “Sì?”, e lui: “Ma sei tu?”, senza smettere di sorridere gli ho risposto: “Quasi sempre”, lui ha sorriso ancora di più: “Andrea? L’attore?”, l’ho fissato con un’espressione un po’ ebete: “Andrea sì, ma l’attore…”, al che lui scuotendo la testa: “Oddio, scusami, ho sbagliato persona”.
Andando via ho pensato che la parola sbagliare ha lo stesso etimo di abbagliare, ma con un altro prefisso, per un’associazione di idee ho pensato al viso del tizio, abbronzato e irrorato di crema idratante, il viso che luccicava sotto le luci elettriche dei lampioni come una scarpa di cuoio ingrassata, che abbagliava.