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Sbe: tutte le donne (e le polemiche) di dylan dog

Creato il 02 marzo 2011 da Comixfactory

un particolare
della copertina di
Dylan Dog Color Fest # 6 


Dopo una attesa durata alcuni alcuni mesi la Sergio Bonelli Editore ha finalmente annunciato i nomi delle autrici che si occuperanno di realizzare il sesto supplemento a colori, l'ormai rinomato Dylan Dog Color Fest, la cui peculiarità, questa volta, sarà proprio quella di essere stato interamente realizzato da autrici.

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Quasi come a voler affermare che, dopo un sonno durato 25 anni (la prima autrice ad aver prestato la propria abilità artistica alla serie dell'indagatore dell'incubo, Daniela Vetro, ha esordito solo sulle pagine dell'ultimo albo gigante uscito lo scorso autunno) la redazione di Dylan Dog si sia svegliata ed abbia voglia di recuperare almeno un po' del terreno perduto, giunge adesso questo speciale.

una tavola realizzata da Valentina Romeo


Le autrici che si alterneranno sulle pagine di questo Dylan Dog Color Fest, la cui pubblicazione è prevista per per il 27 Aprile, realizzando episodi brevi di 32 pagine a colori saranno dunque Vanna Vinci (di ritorno alla Bonelli dopo alcune deliziose storie di Legs Weaver) che si occuperà di testi e disegni della sua storia e poi  Paola Barbato, Chiara Caccivio, Rita Porretto e Silvia Mericone in qualità di sceneggiatrici e Lola Airaghi, Valentina Romeo e Simona Denna in qualità di disegnatrici.
E mentre si placa la curiosità degli appassionati riguardo lo staff di autrici che realizzerà questo sesto appuntamento con il Color Fest un interessante argomento di discussione viene lanciato sul web. Sul sito Craven Road 7 un interessante articolo intitolato Il santuario non è (solo) di Paola Barbato? rivela che la storia pubblicata sullo speciale annuale numero 24, nel colophon attribuita a Paola Barbato non sarebbe in realtà stata interamente realizzata dall'autrice.
Sul suo profilo facebook l'autrice milanese avrebbe infatti dichiarato che la storia non era nata per essere uno Speciale e che sarebbe stata modificata tramite interventi non suoi affinché lo diventasse. Se la notizia fosse confermata (e non vedo perchè non dovrebbe esserlo) si tratterebbe della seconda volta in cui un redattore si sostituisce allo sceneggiatore incaricato (la prima volta, sempre la Barbato fu protagonista di una rettifica apportata all'ultima tavola della sua storia pubblicata su Dylan Dog 248 e poi ristampata senza "tagli" sull'albo analogo della ristampa). Se è normale che la redazione controlli e rettifichi gli errori o i "tradimenti" allo spirito dei personaggi, il ripetersi di questi interventi si rivelerebbe preoccupante.
Preoccupante sia per l'eventuale eccessivo controllo sulla libertà artistica dell'autore sia perchè si tratterebbe di un intervento di normalizzazione che tenderebbe a standardizzare un po' troppo il personaggio. Una standardizzazione che non ci sarebbe poi chiaro sapere quali esigenze e richieste dovrebbe soddisfare ma che, di certo, impoverirebbe il più rivoluzionario tra i personaggi della casa editrice milanese tra quelli della nuova generazione di eroi. Un trattamento che non merita l'unico personaggio dei fumetti della nostra penisola che, nell'ultimo quarto di secolo, ha saputo come nessun altro abbattere le barriere della tavola disegnata per diventare un fenomeno di costume, capace di essere noto a persone di tutte le età, sesso e estrazione sociale e che è riuscito in questa impresa proprio grazie alla sua imprevedibilità e diversità.

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