Renzi ha parlato di 43mila miliardi da movimentare con il commissariamento di tratte ferroviarie al alta velocità, come la Napoli Bari, la Torino Lione, il Brennero, la Catania Palermo. Si è invece più prudenti sullo stazionamento di incentivi fiscali per favorire la realizzazione di nuove infrastrutture. Sono altresì confermate le misure di semplificazione, come il regolamento edilizio standard per gli ottomila comuni e il potenziamento del ruolo di Cassa depositi e prestiti nel finanziamento di investimenti di interesse pubblico.
La parte del dossier sulle partecipate verrà rinviata alla legge di stabilità, pur essendo inizialmente destinata allo Sblocca Italia. Nel consiglio dei ministri di venerdì ci si potrebbe limitare a prevedere degli incentivi fiscali per gli enti locali che decidono di dismettere le proprie partecipazioni o di proseguire sulla strada degli accorpamenti, come è invece è stato suggerito da Carlo Cottarelli, commissario per la revisione della spesa.
Nel D.l. sarà disposo un corposo pacco di semplificazioni per l’edilizia; un regolamento edilizio unico standard per tutti i comuni; una super-Scia per tutte le attività di impresa; la limitazione del potere di autotutela della Pa a sei mesi o un anno; la possibilità per assessori e ministri di rettificare entro sette giorni il parere negativo della propria amministrazione in conferenza di servizi.
Ma d’altronde l’aveva già annunciato il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi, che una parte delle coperture del decreto sarebbero state affidate alla legge di stabilità. Inoltre dalla discussione tra Renzi e Padoan, ministro dell’economia e finanze, è emerso un problema complesso di risorse, che reclamerebbe la possibilità di spendere fondi già esistenti, derogando al patto di stabilità.
Al momento sono disponibili 1,2 miliardi di euro del fondo revoche, che svincola le risorse da vecchie opere infrastrutturali, per destinarle a nuovi obiettivi. I tecnici che lavorano in queste ore al decreto sono concentrate sui 2,5 miliardi di euro del fondo sviluppo coesione, a valere dal biennio 2015, 2016, che però potrebbero essere utilizzati fin da subito per incrementare i fondi del provvedimento con cui si intende attuare la crescita.