Magazine Società

Sbornia Bond: i derivati spiegati al popolo – di Anonimo

Creato il 04 febbraio 2013 da Nictrecinque42 @LositoNicola

Da qualche tempo su Internet gira un video molto interessante che spiega in maniera davvero semplice cosa sono i titoli derivati, cioè quei titoli tossici che tanti danni hanno arrecato all’economia mondiale. Visto che non tutti gradiscono i filmati You Tube, vi presento una versione scritta di quel video. Vi consiglio caldamente di leggerla perché è così chiara che anch’io ho finalmente imparato qualcosa sull’economia fantasiosa dei nostri giorni.

Molti blogger della piattaforma WordPress hanno proposto questo post ai loro amici, perciò mi scuso se qualcuno che segue il mio blog lo conosce già.

A tutti auguro una serena lettura… sperando che non vi amareggiate troppo!

Nicola

Il bar di Helga

1. Helga è la proprietaria di un bar, di quelli dove si beve forte:

image

2. Rendendosi conto che quasi tutti i suoi clienti sono disoccupati e che quindi dovranno ridurre le consumazioni e frequentazioni, escogita un geniale piano di marketing, consentendo loro di bere subito e pagare in seguito. Segna quindi le bevute su un libro che diventa il libro dei crediti (cioè dei debiti dei clienti)

image

3. La formula “bevi ora, paghi dopo” è un successone: la voce si sparge, gli affari aumentano e il bar di Helga diventa il più importante della città.

image

4. Lei ogni tanto rialza i prezzi delle bevande e naturalmente nessuno protesta, visto che nessuno paga: è un rialzo virtuale. Così il volume delle vendite aumenta ancora.

image

5. La banca di Helga, rassicurata dal giro d’affari, le aumenta il fido. In fondo, dicono i risk manager, il fido è garantito da tutti i crediti che il bar vanta verso i clienti: il collaterale a garanzia.

image

6. Intanto anche l’Ufficio Investimenti & Alchimie Finanziarie della banca ha una pensata geniale. Prendono i crediti del bar di Helga e li usano come garanzia per emettere un’obbligazione nuova fiammante e la collocano sui mercati internazionali: i Sbornia Bond.

image

7. I bond ottengono subito un rating di AA+ come quello della banca che li emette. Purtroppo gli investitori non sanno che i titoli sono di fatto garantiti da debiti di ubriaconi disoccupati. Così, dato che rendono bene, tutti li comprano. Conseguentemente il prezzo sale, quindi arrivano anche i gestori dei Fondi pensione a comprare, attirati dall’irresistibile combinazione di un bond con alto rating, che rende tanto e il cui prezzo sale sempre. E i portafogli, in giro per il mondo, si riempiono di Sbornia Bond.

image

8. Un giorno però, alla banca di Helga arriva un nuovo direttore che, visto che in giro c’è aria di crisi, tanto per non rischiare le riduce il fido e le chiede di rientrare per la parte in eccesso al nuovo limite. A questo punto Helga, per trovare i soldi, comincia a chiedere ai clienti di pagare i loro debiti. Il che è ovviamente impossibile essendo costoro dei disoccupati che si sono anche bevuti tutti i risparmi.

image

9. Helga non è quindi in grado di ripagare il fido e la banca le taglia i fondi. Il bar fallisce e tutti gli impiegati si trovano per strada.

image

10. Il prezzo dei Sbornia Bond crolla del 90%. La banca che li ha emessi entra in crisi di liquidità e congela immediatamente l’attività: niente più prestiti alle aziende. L’attività economica locale si paralizza.

image

11. Intanto i fornitori di Helga che, in virtù del suo successo, le avevano fornito gli alcolici con grandi dilazioni di pagamento, si ritrovano ora pieni di crediti inesigibili visto che lei non può più pagare. Purtroppo avevano anche investito nei Sbornia Bond, sui quali ora perdono il 90%. Il fornitore di birra inizia prima a licenziare e poi fallisce.

image

12. Il fornitore di vino viene invece acquisito da un’azienda concorrente che chiude subito lo stabilimento locale, manda a casa gli impiegati e delocalizza a 6.000 chilometri di distanza. Per fortuna la banca viene invece salvata da un mega prestito governativo senza richiesta di garanzie e a tasso zero.

image

13. Per reperire i fondi necessari il governo ha semplicemente tassato tutti quelli che non erano mai stati al bar di Helga perché astemi o troppo impegnati a lavorare.

image

14. Bene, ora potete dilettarvi ad applicare la dinamica dei Sbornia Bond alle cronache di questi giorni, giusto per aver chiaro chi è ubriaco e chi è sobrio…

***

Nota in calce.

A questo punto mi sorge spontanea la domanda: “Come mai da tanti anni la speculazione finanziaria nazionale e internazionale si è buttata a capofitto sui titoli derivati ottenendo enormi guadagni, mentre adesso tutti ci perdono?”

Se sbaglio, correggetemi.

La risposta, credo vada cercata, come è ben spiegato nell’esempio del bar di Helga, nella formula “compri adesso e paghi dopo”. Se l’economia tira, quasi tutti hanno soldi in tasca (soldi reali e non carta straccia), la gente lavora, guadagna, compra a rate e può pagare i propri debiti in scadenza. I derivati – geniale e perfida invenzione di qualcuno – in condizioni favorevoli dell’economia, dunque, sono una manna del cielo per chi vive giocando in borsa. In tempi di vacche grasse, infatti, la speculazione finanziaria realizza grandi e facili guadagni partendo da un azzardo, cioè confidando che la gente che vive lavorando, prima o poi, onorerà le proprie cambiali. I derivati, invece, si trasformano in vera e propria spazzatura maleodorante quando l’economia va male: in questo caso chi perde il lavoro (o chi ha redditi bassi) non può più pagare i propri debiti e, partendo da lì, si produce quell’effetto domino perverso che colpisce non solo i lavoratori, le aziende, ma anche i creditori, le banche, gli speculatori… cioè tutti. A quanto sembra, però, solo le banche vengono salvate dal fallimento anche se hanno commesso errori gravissimi, mentre a pagare i danni provocati dai derivati sono sempre i soliti contribuenti che pagano le tasse.

Ed è proprio quello che sta succedendo oggi in Italia e altrove.

Fine…?

P.S.

Il testo originale di questo post credo provenga dalla Germania, forse tedesco è anche Manuel Rumpf, l’autore delle vignette. Su Internet non ho trovato informazioni così sicure da permettermi di ringraziare personalmente l’autore o gli autori effettivi del Bar di Helga. Infine una curiosità: nel testo in tedesco la proprietaria del bar non si chiamava Helga bensì Heidi. Evidentemente il traduttore italiano, visto il comportamento della signora che ha dato il là a una disastrosa crisi finanziaria internazionale non ha voluto infangare il buon nome di un cartoon televisivo molto amato in passato dai bambini italiani…

Occhiolino


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :