C’è stato un equivoco sotto il tendone del Circo Italia: tutti attendevano ansiosamente che Bersani dicesse qualcosa di sinistra e invece – potenza dei refusi politici – ha detto qualcosa di sinistro: la promessa di sbranare chi volesse cavalcare la vicenda del Monte Paschi. Intendiamoci il segretario del Pd ha perfettamente ragione, nessun partito dal punto di vista delle banche ha la fedina pulita, nessuno può ergersi a lanciatore della prima pietra tra le forze politiche della seconda repubblica, ma è proprio nell’aver ragione che consiste il torto: il panorama è quello di una generale commistione tra politica e poteri economici finanziari che di certo non diventa virtuosa per il fatto di essere universalmente praticata.
D’altra parte l’essersi appiattito sull’agenda Monti proprio nel momento in cui essa viene contesta all’interno per la recessione che ha creato, l’iniquità, la cialtroneria e considerata un errore persino da parte del Fondo monetario internazionale, rende molto difficile a Bersani far segnare differenze ideali, nel contesto di una politica politicante praticamente omologata. Specie dopo che il professore si è rivelato nelle sue ambizioni, è sceso nell’arena perdendo anche la bugiarda etichetta di tecnico e ora, come si conviene alla sua modesta dimensione umana, mette allo scoperto la propria vocazione reazionaria, peraltro premiata dai circoli finanziari di cui fa parte, lanciando segnali alla destra e invitando gli esclusi e i delusi del cavaliere a riconoscere in lui la nuova speranza del massacro sociale? Il nuovo Truce?
A questo punto allora a cosa si riduce l’anomalia berlusconiana? Allo stile, alle barzellette, al mercato delle vacche fatto allo scoperto e non indoor? A quelle vecchie modalità comunicative che sanno di ruota della fortuna, di Vespa e di idee così rifritte che spezzano il fegato? A quella vena populista di cui è comunque accusato chiunque non creda nella scienza delle fesserie del professore che ha anche lui un bell’armadio di scheletri, ancorché per vezzo accademico rassomigli più a uno schedario? All’assenza di pensiero che coinvolge appieno tutta la classe dirigente italiana? Non so, mi piacerebbe capire perché è sempre più evidente che occorre una cesura netta con questo mondo, le cui idee sono inseparabili dai fatti ed anzi li confortano.
A questo punto ci sarebbe davvero da augurarsi che comincino a sbranarsi fra di loro, così almeno scopriremmo, in un crescendo di fuochi artificiali, le cose che sfuggono della storia di questo Paese. Per questo non accadrà , non si sbraneranno anema e core, ma si accontenteranno del mordi e fuggi da campagna elettorale, di evocare, di suggerire, di rimanere sempre sulla superficie, della parola iniziata e non detta. Perché nell’insieme si combattono, ma hanno un solo nemico: la discontinuità e l’alternativa.