La twitter diplomacy del regime iraniano va avanti senza freno, profittando soprattutto del clima di appeasement internazionale. Lo staff di Ali Khamenei è particolarmente attivo, soprattutto dopo la pubblicazione della Letter for You, scritta dalla Guida Suprema e indirizzata ai giovani Occidentali per invitarli a “conoscere l’Islam”. Lo stesso Islam che i Mullah usano nella Repubblica Islamica per reprimere, perseguitare e punire chiunque si discosti dalla linea ufficiale. Dopo la pubblicazione della lettera, quindi, è iniziato un vero e proprio martellamento di tweets che, molto spesso, rasenta il ridicolo. Soprattutto per chi conosce quello che accade quotidianamente in Iran.
Proprio ieri, Khamenei ha pubblicato uno dei tweet maggiormente menzogneri. Come si legge nel testo, in concomitanza con i terribili massacri di Isis, la Guida Suprema iraniana ha scritto che in Iran, dopo la rivoluzione islamica, non sono stati mai registrati casi di attacchi da parte di Musulmani contro i non Musulmani. Si tratta di una delle peggiori bugie che il regime potesse tirare fuori. Soprattutto, se si considera che è proprio il vertice religioso al potere nel Paese che, usando accuse come “crimini contro l’Islam” (Moharebeh), “attività anti-Islamica” e “minaccia alla sicurezza nazionale”, ha messo in atto e promuove le peggiori politiche di repressione verso le minoranze religiose.
Secondo la Costituzione iraniana, è importante ricordarlo, l’Islam sciita è la religione di Stato, mentre a tre minoranze religiose – i Cristiani, gli Ebrei e gli Zoroastri – è riconosciuto il diritto di esercitare la loro fede. Nonostante quanto previsto dalla Costituzione, il Governo di Teheran impone nelle misure restrittive molto dure, soprattutto i cristiani e gli zoroastri. Per questa ragione, sin dal 1999, gli Stati Uniti hanno inserito l’Iran all’interno del cosiddetto CPC, ovvero tra i “Country of Particular Concern” (i Paesi con particolare preoccupazione), per quanto concerne la libertà religiosa.
Secondo quanto denunciato dall’Inviato Speciale dell’Onu per i Diritti Umani in Iran, Ahmad Shaheed, la persecuzione contro le minoranze religiose in Iran resta altissima. Nonostante le raccomandazioni delle Nazioni Unite – recepite e non applicate da Teheran – nelle carceri iraniane languono decine e decine di Baha’i, Cristiani e musulmani sunniti. La situazione peggiore è quella dei Baha’i. Questa minoranza, infatti, non è affatto riconosciuta dal regime iraniano. Al contrario, religiosamente parlando, i Baha’i sono una setta peccatrice e il loro sangue è considerato mobah, ovvero che può essere versato senza impunità (contro di loro Khamenei ha emesso anche una fatwa). Secondo i dati pubblicati da Ahmad Shaheed e relativi all’agosto 2014, almeno 126 Baha’i sono oggi detenuti in Iran per motivazioni meramente religiose. Tra i detenuti ci sono anche sette fra i maggiori leader della Comunità Baha’i iraniana. Si trarra di Fariba Kamalabadi, Jamaloddin Khanjani, Afif Naeimi, Behrouz Tavakkoli, Saeid Rezaie, Vahid Tizfahm, e Mahvash Sabet. Arrestati nel 2011, sono stati condannati nel 2011 a 20 anni di carcere. Alla detenzione, va affincato un processo di attività criminale dei Pasdaran, volta a cancellare le tracce della secolare fede Baha’i da tutta la Repubblica Islamica. A tal fine, ad esempio, nel maggio del 2014 le Guardie della Rivoluzione hanno raso al suolo un cimitero Baha’i presso Shiraz. Anche nei media – attraverso articoli, programmi TV – i Baha’i sono dipinti come nemici dell’Islam e agenti delle “potenze straniere”. AI Baha’i, tra le altre cose, è precluso anche l’accusso ai servizi pensionistici.
Per i cristiani, la situazione non è migliore. A subire le peggiori repressioni sono i cristiani evangelici, capaci di raccogliere molto consenso nei giovani iraniani che, diverse volte, decidono di convertirsi. La conversione, ovvero l’abbandono dell’Islam, è considerato dal regime come apostasia e punito anche con la pena di morte. Attualmente, secondo quanto riportato dall’inviato Onu, almeno 49 cristiani sono detenuti nelle prigioni della Repubblica Islamica. Tra loro, il Pastore Saeed Abedini, arrestato nel settembre del 2012 e condannato a 8 anni di detenzione. Vogliamo ricordare che il Paestore Abedini è stato arrestato mentre lavorava alla costruzione di un orfanotrofio presso Rasht. La sua situazione di salute oggi è davvero pessima. Di recente la madre è fuggita dalla Repubblica Islamica per riparare in America. Un altro Pastore evangelico attualmente nelle carceri iraniane è Farshid Fathi: convertitosi al cristianesimo all’età di 17 anni, Farshid è stato arrestato dai Pasdaran nel 2010, rinchiuso nel carcere di Evin e accusato di minacciare la sicurezza nazionale. Nell’aprile del 2014, dopo essere stato selvaggiamente picchiato dalle guardie carcerarie, il Pastore Fathi è stato portato d’urgenza in ospedale.
Anche gli stessi musulmani vengono perseguitati nella Repubblica Islamica. Secondo i dati diffusi da Ahmad Shaheed nell’Ottobre del 2014, almeno 326 membri della minoranza sufi Gonabadi, sono stati fermati dal regime iraniano nel marzo del 2014. Stavano protestando contro l’arresto di tre loro correligionari: Mostafa Daneshjoo, Hamidreza Moradi e Farshid Karampour. Agli arresti, va aggiunta una attività di propaganda del regime molto dura. I Gonabadi, infatti, sono descritti come infedeli e Wahhabiti. La mano dura dei Mullah sciiti si abbatte anche contro i musulmani sunniti. Almeno 15o musulmani sunniti sono detenuti in Iran, accusati di aver organizzato incontri e attività religiose. Anche per loro l’accusa è quella di attività contro l’Islam.
Infine, per chiudere “in bellezza”, vi riportiamo il caso dell’Ayatollah Kazemi Boroujerdi. In questo caso non si tratta di un rappresentante di una minoranza religiosa, ma di un Ayatollah sciita in piena regola. Noto come il Mandela iraniano, l’Ayatollah Boroujerdi è attualmente detenuto in Iran per la sua contrarietà alla visione khomeinista dello sciismo. Dalla sua resistenza di Qom, infatti, l’Ayatollah Boroujerdi si è sempre battuto per un Iran democratico e per un Medioriente pacifico, libero dal terrorismo dei Pasdaran. Per le sue idee coraggiose, l’Ayatollah Boroujerdi è stato arrestato e minacciato di morte. Le sue condizioni di salute, attualmente, sono disperate.
Per saperne di piu’ sulla persecuzione delle minoranze religiose in Iran, vi invitiamo a scaricare e leggere questi due report:
http://www.state.gov/documents/organization/222501.pdf
http://shaheedoniran.org/wp-content/uploads/2014/09/A-69-356-SR-Report-Iran.pdf