Loano-mura (Photo credit: Wikipedia)
L’afa pende riottosa e indocile sulle teste, sulle bocche spalancate in attesa, verticale damoclea condanna . La lunghezza di pomeriggi ha qualcosa di spasmodico e mortale. La voce esce fioca e fiacca insieme per le vie asmatiche e riarse, e ciò che ho detto non è ciò che volevo dire ma si sa, la forza ottundente della calura sul cervello lo consuma, lo dilata, lo dilania, togliendo le energie. E non sono ciò che sono o ciò che voglio.
L’afa, tic tac, unilateralmente e imprescindibilmente, come una emme prolungata nel suono gutturale dell’indecisione, l’afa- dicevo- fa di me- uno strumento di indolente meditazione.
E cadono i ricordi sfocati sulle palpebre oppresse; cadono le cose sempre omesse sulla sconsolazione sovrana.
Così, trovami un modo per passare queste ore, finché venga la sera; solo allora potrò uscire da queste mura sgretolate a rimirare il tremolar remoto della marina… se basta, a farmi ritrovare della vita qualche fame.