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Scafisti e mafia tunisina, un business di decine di milioni di euro sulla pelle degli immigrati

Creato il 03 maggio 2011 da Lupoantonio

Scafisti e mafia tunisina, un business di decine di milioni di euro sulla pelle degli immigratiIn origine era un lavoro artigianale. Un gruppo di pescatori, con piccoli precedenti penali, improvvisandosi scafisti, avevano dato vita ad una organizzazione molto semplice. Avevano capito che lucrare sulle disgrazie di tanti disperati poteva diventare un modo per fare soldi. Quello che fa pensare è che la polizia avrebbe potuto reprimere e smantellare, in qualsiasi momento, queste bande di profittatori senza scrupoli, e ci chiediamo perchè non lo abbia fatto e continua a non farlo. Possiamo immaginarne i motivi, che possono essere racchiusi in due parole: corruzione e complicità. Pare infatti che gli scafisti pagassero regolarmente, e continuino a farlo, le pattuglie della guardia costiera.

Ma c’è dell’altro. Dalle organizzazioni artigianali, la situazione si è evoluta, nel senso che, visto il grosso business, oltre ai pescatori, altri personaggi si sono

aggregati, costituendo una organizzazione mafiosa vera e propria. Centro logistico è Zarzis, una bella cittadina e località turistica che si trova al confine con la Libia, a pochi passi da Djerba Ai vertici si sono insediati, non semplici pescatori, ma gente più esperta, criminali venuti dalle grandi città, come Tunisi, e anche immigrati rientrati appositamente per partecipare al grosso giro di affari.
I nuovi scafisti dunque hanno dato vita ad una organizzazione mafiosa, la mafia tunisina nascente di Zarzis. Con circa 300 “dipendenti” hanno aumentato la loro produttività in modo esponenziale, dando vita ad un business di decine di milioni di euro sulla pelle degli immigrati.

Da gennaio ad oggi l’organizzazione di trafficanti di Zarzis ha incassato la bellezza di circa 20 milioni di euro, cifra che potrebbe far vivere bene in Tunisia per un anno 3.300 famiglie o 15mila cittadini tunisini. In quattro mesi sono partiti da Zarzis almeno 200 barconi con circa 30mila immigrati. Molti di questi disgraziati, che hanno pagato per procurarsi una vita migliore, sono morti affogati, o per le pessime condizioni del mare o perchè costretti a buttarsi in acqua dagli scafisti. Tragedia su tragedia.

Ma i barconi della mafia stanno finendo, e allora sono stati assoldati intermediari, trasportatori, marinai, uomini del servizio d’ordine, tutti incaricati di procurarsi le barche lungo la costa tunisina. Sono persone senza scrupoli, armati alla meglio di coltelli, bastoni, machete e vecchi fucili rubati all’esercito nei giorni delle manifestazioni di Tunisi che portò alla destituzione del vecchio regime di Ben Alì. Ma la mafia tunisina si sta organizzando anche per comprare armi più efficienti, le risorse non mancano.
Si spera solo che gli accordi fatti dall’Italia con il governo tunisino, per fermare lo “tsunami umano” di immigrati, facciano da deterrente affinchè questa vergogna abbia fine.



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