Nel frattempo la guida indiana porta il gruppo a casa di Matt che dopo aver ucciso Ondo scaccia i sudisti. Yari si taglia le trecce ed i due decidono di fuggire insieme. Scoperti da un soldato lo uccidono e l’indiana gli taglia lo scalpo, colpo di scena: la vittima si riprende e, con la testa insanguinata, viene lanciato da un dirupo. Tagliare i capelli ai nemici, gli aveva detto il padre, condanna a morte anche la loro anima, oltre al corpo. Dopo tanto camminare arrivano ad un cimitero indiano dove vengono circondati da un gruppo di guerrieri e l’uomo deve sfidare a duello il loro capo per restare vivo, vincerà. La mattina dopo l’indiana rievoca il padre in un rito indiano. I militari, intanto, catturano due indiani ed ad uno, lasciandolo vivo, tagliano lo scalpo (è forse la scena più cruenta). Braccati, i due fuggitivi riescono ad uccidere alcuni sudisti.
Matt, ferito, viene curato e nascosto dalla ragazza. I due, finalmente, fanno l’amore. Di notte, Yari cerca di rubare i cavalli ai sudisti: lei fugge mentre Matt viene torturato da Connor: gli mettono due ganci sul petto trascinandolo. L’indiana riesce, con vari stratagemmi, ad uccidere molti sudisti, scotennandoli. Due che la inseguono cadono in una buca colma di lance. Un altro viene ucciso con frecce colme di esplosivo. Matt, nel frattempo, viene portato al forte e mentre sta per essere ucciso la moglie di Connor gli cede una pistola con cui l’uomo uccide tutti tranne l’ufficiale. Yari, sopraggiunta, lancia due frecce contro il colonnello che ferito e morente rivela di essere stato lui ad uccidere la figlia Evelin, moglie di Matt; questi, urlando dal dolore, gli toglie lo scalpo.
Al tramonto del western all’italiana, siamo nel 1987, Claudio Fragasso (che si firma Werner Knox) e Bruno Mattei (come Vincent Dawn) ci regalano un western crudo ed essenziale che non ha punti morti. Ottima l’idea di fare di un’indiana la protagonista, ribaltando i soliti cliché.