Per scherzo qualcuno ha messo proprio questo annuncio e quando l’ho letto, per un momento, ho approvato l’iniziativa e poi mi sono come al solito vergognato in silenzio e, esaurito il consueto senso di colpa, mi sono fatto una risata. Stavo giusto pensando a come rappresentare in un grafico fattori quali l’engagement reciproco in un rapporto padre-figlia, l’investimento che comporta, l’entusiasmo che si disperde in altri meandri della vita con i cambiamenti dell’età in quei primi quindici/diciotto anni in cui ci si gioca praticamente tutto e, parallelamente, aspetti legati al diventare vecchi, il che non significa necessariamente indebolirsi e essere stanchi e quindi privi delle risorse necessarie a seguire le energie prorompenti di un vita che esplode in mille modi. Senza contare poi il piano su cui si stanno muovendo le giovanissime persone di quelle generazione, tutte touch e whatsup, snickers alte, abbreviazioni, felpe e pessimo rap italiano. Insomma, in questo piano cartesiano dove nell’asse x ci mettiamo gli anni che passano e in quello y un variegato quanto tumultuoso divenire degli eventi in cui basta assentarsi qualche ora per dover rifare tutto daccapo, mi immagino un linea blu – un colore a caso, la mia – in calo, una decrescita infelice dovuta però a fattori assolutamente fisiologici e una rossa a identificare mia figlia che è schizzata verso l’alto con valori record. Con la pre-adolescenza cambia il livello di supporto e di presenza genitoriale ma solo perché diminuiscono le opportunità di contatto tra i due mondi – mamma e papà su uno, prole sull’altro – e i momenti di confronto non è facile decidere come impiegarli. I genitori devono essere costantemente pronti perché si tratta di scambi spesso improvvisi che non sempre riusciamo a programmare, a volte ci si trova sprovveduti e i risultati sono deludenti. Da quello che ho letto tuttavia l’aver posto buone basi relazionali in ottica preventiva dovrebbe costituire una garanzia di credibilità per i tempi futuri, quando cioé il periodo della “stupidera” lascia il posto a personalità mini-adulte più propense al contatto con la famiglia di appartenenza. Insomma non ci dovremmo stupire di trovarci uno/a sconosciuto per casa che tenta di continuo esperimenti di emancipazione psicologica e culturale e di contrapposizione con i propri grandi di riferimento. Mia moglie ed io ci teniamo all’erta, facciamo quadrato in questa che non è certo una guerra ma che comunque ha tutti i caratteri di una sommossa popolare da tenere sotto controllo, fortemente disponibili ad accogliere un nuovo pari tra di noi e speranzosi di ritrovare, un giorno, tutte quelle cose in erba che già sembravano svilupparsi prima dell’avvento di questo tsunami emotivo.
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