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Scandalo fascista

Creato il 29 settembre 2011 da Iannozzigiuseppe @iannozzi

di Iannozzi Giuseppe

“Perché non mi avete invitato?”
“Non eri un suo amico… credo sia per questo”, spiegò Alberto con voce gelida.

Si era sparato in canonica una volta appreso che lo scandalo era bell’e consumato, servito sulle pagine dei giornali. Angelo non ci aveva pensato su due volte, il segno della croce e un secondo dopo aveva già premuto il grilletto facendosi saltare le cervella. Una morte veloce.

Nella piccola città di S. tutti sospettavano da tempo che Angelo fosse gay. Nessuno però aveva mai parlato chiaro e tondo. Era un sospetto, null’altro. Prove palpabili non ce n’erano e non le cercavano nemmeno, ai cittadini stava bene così: in fondo era culo e camicia con quelli di Forza Nuova, questo gli poteva più che bastare. A S. tutti erano di estrema destra, tutti ricchi e intrallazzatori in un modo o nell’altro, e la messa la domenica serviva loro più per l’apparenza che per purgarsi l’anima.
Angelo aveva deciso di farsi prete dopo che non gl’era riuscito d’infilarsi nel corpo di polizia per via d’un lieve difetto fisico.

Adesso era un cadavere.
La Chiesa gl’aveva negato un funerale in terra consacrata: suicida e omosessuale per giunta, così gli amici d’infanzia di Angelo avevano optato per una cerimonia laica. C’erano tutti, anche Giovanni in odor di socialismo, che non aveva mai potuto soffrire Angelo, da ben prima che prendesse i voti. I due avevano avuto discussioni forti, talvolta arrivando a fare a pugni fin quasi ad ammazzarsi. Il motivo era sempre e solo uno, quello passionale. Angelo accusava Giovanni di stare dietro alle sue pecorelle, e dal canto suo Giovanni diceva che non era vero, che semmai era vero il contrario.

Angelo fu calato nella fossa sotto gl’occhi attenti di Giovanni, che tirò su con il naso, forse per colpa d’un raffreddore incipiente.
- Che ci fai qui? Sei fuori posto, non lo capisci?
Giovanni fece il finto sordo e quasi ghignando puntò lo sguardo in quello di Alberto: “Non volevo questo però”.
“Avresti dovuto pensarci prima”.
“Mi stai accusando di qualcosa forse?”
“Sei tu il Giuda”.
“Non dire cazzate. Lo sapevano tutti che era gay, anche quando s’è fatto prete”.
“Sei uno stronzo. Lo scandalo è colpa tua, sei tu che hai parlato con i giornalisti”.
“Alberto caro, io non ho parlato con loro, sono stati loro a venirmi a cercare…”
“E dovevi spifferare tutto, vero?”
“Ho solo risposto a delle domande. Se non avessi parlato, avresti parlato tu o chiunque altro qui in paese. Non prendiamoci per i fondelli!”
“No, io non avrei parlato”.
“Sei un ipocrita”.
“Sempre meno di te, stronzo”.
“Lo sapevano tutti, lo capisci questo?”
“Capisco che così ti sei sbarazzato di lui per sempre”.
“Quando la Chiesa l’ha ordinato prete sapeva benissimo delle sue tendenze omosessuali”.
“Ma lo ha ricevuto lo stesso in seno. L’importante era che non ci fossero dichiarazioni pubbliche, solo questo. Tu invece hai parlato con i giornalisti, è questo il punto”.
“Sono venuti a cercarmi… la gente mormora…”
“Mormorare non è parlare. Qui nessuno ha mai indagato sulle abitudini di Angelo. Qui tutti sapevano che se la faceva con quelli di Forza Nuova. E qui nessuno ha mai detto chiaro e tondo delle abitudini di Angelo. Tu invece lo hai fatto con quelli della stampa, maiale d’un Giuda”.
La tomba fu presto coperta di terra. Quando Giovanni e Alberto finalmente tacquero, Angelo era già stato seppellito del tutto e la gente, perlopiù annoiata a morte, cominciava muovere le chiappe.
“In ogni caso Forza Nuova ti farà cagare sangue, puoi pure farti la croce”, sentenziò in ultimo Alberto mimando con l’indice ben teso il taglio da orecchio a orecchio sotto la gola.

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