Capolinea per News of the World, il settimanale britannico del gruppo editoriale News Corp. del magnate Rupert Murdoch: il figlio James, infatti, ha ufficializzato che quello di domenica 10 luglio sarà l’ultimo numero del tabloid inglese dopo 168 anni di ininterrotte uscite in edicola.
Per provare a recuperare un minimo di credito (l’impero del tycoon australiano, infatti, è tuttora vastissimo e deve difendere numerosi interessi economici, non ultimo quello dell’acquisizione della piattaforma tv satellitare anglosassone BSkyB) l’edizione finale rinuncerà a qualsiasi inserzione pubblicitaria per dare spazio gratuitamente a una serie di enti di beneficenza che vorranno farsi conoscere meglio; non solo, tutti i proventi delle vendite (il domenicale viaggia su tirature medie di 2,8 milioni di copie) saranno devolute in beneficenza.
Questa volta la crisi economica non c’entra nulla: troppo grande, però, lo scandalo che ha travolto il giornale londinese, molto popolare (in tutti i sensi) nel paese d’oltre Manica ma negli ultimi mesi al centro di un vero e proprio cortocircuito tra informazione, economia e politica che dovrebbe portare nel breve periodo a diversi arresti tra i membri dell’ormai morente redazione; per alcuni di loro si ipotizza addirittura il reato di corruzione per aver pagato alcuni poliziotti in cambio di informazioni riservate.
Il limite, però, è stato superato quando si è scoperto che i giornalisti avevano non solo fatto intercettare il cellulare di una ragazzina 13enne rapita nel 2002, Milly Dowler, poi ritrovata cadavere sei mesi dopo, ma che gli stessi reporter erano intervenuti sulle registrazioni della casella vocale del telefonino cancellando alcuni messaggi e depistando così le indagini della polizia. L’opinione pubblica, poi, non pare affatto intenzionata a perdonare alla redazione altre intercettazioni non autorizzate riguardanti le chiamate dei parenti delle vittime degli attentati di Londra del 2005 e dei caduti in Afghanistan o in Iraq.