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Scandalosi vecchi tempi

Creato il 27 giugno 2011 da Pim

Polissons et galipettes è un curioso film di montaggio che, presentato al festival di Cannes 2002, uscì fugacemente nelle nostre sale con il (brutto) titolo di Scandalosi vecchi tempi. Consiste in una raccolta di cortometraggi muti, prodotti tra il 1905 ed il 1930, i quali illustrano gli albori del genere pornografico. Le pellicole erano commissionate da collezionisti privati oppure destinate ai bordelli parigini d’inizio Novecento; al più potevano costituire il programma di quelle che da noi venivano chiamate “serate nere”, la cui visione era riservata ai soli uomini adulti. I nomi dei realizzatori di tali brevi film, girati con mezzi approssimativi nell’arco di appena qualche ora, restano ancora oggi anonimi. Alcuni critici suppongono che questa produzione semiclandestina recasse spesso la firma di registi noti, i quali - per ragioni alimentari o puro passatempo - si dilettavano a riprendere donne nude e amplessi focosi. In effetti intriga immaginare che dietro la mdp ci possa essere uno dei Lumière - tra l’arrivo di un treno e un’uscita di operai -, o magari Méliès in vena di piccanti divertimenti.

Pellicole di contenuto esplicitamente sessuale furono realizzate sin dai primissimi anni del muto. Come a dire che alla nascita del cinema si accompagnò la rivelazione del corpo come oggetto filmico, non più sacro e inviolabile - come la morale insegnava - bensì smitizzato e laicizzato in giochi licenziosi apparecchiati per l’occasione. Al tempo stesso, la mdp mostrava la propria natura ambivalente, tra voyeurismo ed esibizionismo, che congiungeva il piacere che si trae dall’atto del guardare (classicamente maschile) a quello (tipicamente femminile) di farsi ammirare. Il porno si sviluppò dunque insieme e in modo parallelo agli altri generi, codificando rapidamente e in modo compiuto un linguaggio autonomo, ben definito. Furono allora ondate di piaceri proibiti fino a quel momento sconosciuti.

Sebbene di contenuto esplicitamente osceno, le trame dei dodici episodi presenti in Scandalosi vecchi tempi sono imbastite secondo il gusto tipico della Belle Époque. La trasgressione, codificata peraltro in pochissime variazioni sul tema, si esprime prevalentemente in ambienti borghesi secondo modi e circostanze ad essi rigorosamente connessi, a sancire l’appropriazione definitiva da parte dei nuovi ricchi delle prerogative legate al costume sessuale che un tempo spettavano all’aristocrazia libertina. Si tratta quindi di vicende pruriginose che riguardano monache in convento, sartine impudiche, servette dallo sguardo malizioso, insegnanti dai bizzarri metodi educativi, massaggiatrici particolari, persino una Buttefly bisex. E poi frati sodomiti, laidi moschettieri, giardinieri viziosi all’ora del tè, distinti signori in erezione e baffoni a manubrio (vistosamente finti), anzianotti con problemi di performance.

Il punto di vista espresso è, ovviamente, quello maschile e le donne ne assecondano l’immaginario erotico: sono carnose, un poco flaccide, qualche volta in sovrappeso, provviste di fianchi abbondanti, cedevoli pancette, glutei prominenti e seni pesanti. Ve ne sono alcune dal fisico sgraziato, altre allampanate e segaligne come cicogne. Queste pornostar ante litteram riescono oggi a provocare solo un senso di arcana tenerezza. Sarà per quella goffaggine nel riprodurre scene amatorie, per la gestualità frenetica che mal cela la passione simulata, per l’affannoso destreggiarsi in complicatissime posizioni. Sarà per quegli sguardi che vagano comicamente nel vuoto, a mimare il piacere in un allusivo batter di ciglia, o che si dirigono maldestramente verso la mdp (ça va bien?). O forse solo perché non possono non evocare il pensiero che erano tutte - più o meno - coetanee delle nostre bisnonne…

Scandalosi vecchi tempi (Polissons et galipettes), di Olivier Lupczinsky (Francia, 2002, 67’).


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