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Scandaloso omicidio a Istanbul / Mehmet Murat Somer; trad. di Anna Lia Proietti Ergün. Palermo: Sellerio, 2009.
Poco tempo fa avevo letto un altro gialletto ambientato a Istanbul, Hotel Bosforo, e avevo avuto questa curiosa sensazione di un linguaggio un po' banale e semplificato che avevo attribuito all'autrice e alla traduttrice di quello specifico romanzo.
Dopo aver letto Scandaloso omicidio a Istanbul devo forse cominciare a pensare che si tratti sostanzialmente di una differenza linguistica e culturale tra l'italiano e il turco, visto che anche in questo caso la narrazione sembra non raggiungere mai quel livello di attenzione linguistica che di solito ci si aspetta da un romanzo italiano ben scritto. Non voglio dire che il turco produca un italiano non buono, ma semplicemente che forse è necessario accogliere questo stile ed entrare in un universo narrativo che non deve per forza essere giudicato con i parametri culturali e linguistici che ci appartengono più strettamente.
Detto questo, rispetto al precedente romanzo, ho trovato questo di Mehmet Murat Somer più coinvolgente. Innanzitutto per la simpatia del suo protagonista: un trans che di giorno lavora come consulente informatico per progettare sistemi di sicurezza antihacker e di notte è responsabile di un club di trans sempre affollato di clienti. La nostra detective improvvisata è un personaggio psicologicamente molto realistico e sfaccettato, e ha una grande carica di ironia, soprattutto quando consapevolmente si veste e si atteggia come Audrey Hepburn ben sapendo l'effetto che produce sul mondo circostante.
Il pretesto dell'intreccio arriva dall'omicidio di un altro trans che frequenta il locale, Buse (Fevzi nella versione maschile), da cui prendono l'avvio le avventure della nostra protagonista alla scoperta di un giro di ricatti che coinvolge direttamente il mondo politico.
Da un punto di vista puramente giallistico, il romanzo appare un po' irrisolto. Lo scioglimento dell'intreccio risulta un po' banale e il finale lascia un po' di amaro in bocca per il fatto di essere insoddisfacente.
Resta invece interessante la rappresentazione di una Istanbul diversa da quella a cui siamo abituati, o meglio di una Istanbul in cui c'è tutto quello che conosciamo (dai dürum alle sure del Corano), ma c'è anche molto di più, un mondo parallelo e sotterraneo che dimostra di avere una sua dignità e vivacità e un legame con la quotidianità molto più stretto di quanto ci saremmo immaginati. Un linguaggio esplicito e ironicamente diretto nel raccontare questo mondo aiuta a visualizzarlo molto precisamente, così come è apprezzabile la descrizione molto vivida e psicologicamente sostenibile degli altri personaggi.
E così quando la nostra protagonista alla fine cede al tassista Huseyn possiamo dire di essere contenti.
I miei numerosi viaggi in autobus in questo periodo hanno favorito l'immersione in questa lettura che è stata sostanzialmente una compagnia piacevole.
Leggerei volentieri un altro romanzo con la stessa protagonista.
Magari con un intreccio narrativo migliore e più originale!
Voto: 3/5
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