SCARABOCCHI – Intervista a Carla Ghisalberti, professionista della lettura condivisa

Creato il 08 dicembre 2014 da Viadeiserpenti @viadeiserpenti

SCARABOCCHI – La rubrica dedicata alla letteratura per bambini e ragazzi.

di Rossella Gaudenzi

Carla Ghisalberti

Non me ne voglia Carla Ghisalberti se sono andata in cerca di definizioni che la potessero avvicinare a una Maga Circe o ancor meglio a una pifferaia magica, per ricollegarmi a quel mondo di Hamelin che tanto sta a cuore a chi si occupa di libri e letture per bambini e ragazzi. Ma dopo aver seguito i quattro incontri del corso di formazione per mediatori di letteratura organizzato da questa professionista della lettura condivisa, la definizione giusta è arrivata. Carla Ghisalberti è una ladra di adulti, oltre che di bambini. La definizione è mutuata dall’ambito letterario dove i ladri di bambini sono  personaggi al limite della mitologia che, al loro passaggio, esercitano sull’infanzia una  fascinazione talmente grande da lasciare un segno indelebile e indimenticabile nel loro percorso di crescita. Condividere i libri che si amano per provare a trasmetterne il valore a bambini e ragazzi. Questo è l’obiettivo di Carla Ghisalberti. Ci si può innamorare di tante cose anche da adulti se si ha, come direbbe Rodari, ancora l’orecchio acerbo. Fabrizio De André, quasi vent’anni fa, professava e cantava Mi innamoravo di tutto.

Carla Ghisalberti si occupa di letteratura per l’infanzia dal 1997. Ha costituito nel 2003 l’associazione culturale Mi leggi, ti leggo che «fomenta la passione per la lettura e gira per scuole, biblioteche e librerie. Appena mi si offre la possibilità, leggo libri ad alta voce a chiunque abbia voglia di starmi a sentire. Quando mi chiedono che lavoro faccio rispondo: “Metto insieme bambini e libri. Cerco di trasformare ogni bambino in un giovane lettore”». Collabora con la casa editrice orecchio acerbo e dal 2011 scrive sul blog Lettura candita, valido e autorevole punto di riferimento per chi si occupa di libri per bambini e ragazzi.

Quando hai capito che lo strumento voce, modulato nelle letture per bambini e ragazzi, è la tua ricchezza ?
Non parlerei di ricchezza, anche se sono consapevole di avere una voce gradevole. La scelta di fare questo lavoro arriva da altrove; ho scoperto di avere una voce “adatta” quando qualcuno me lo ha fatto presente durante una conversazione telefonica e quando mi è stata confermata l’impressione dopo aver parlato in radio: osservazioni prese come un complimento ma su cui non ho mai ragionato molto. Usare la voce per dare tono e ritmo ai libri è venuto da sé: la spinta interiore è stata mettere in comunicazione buoni  libri e ragazzi. La scintilla che ha innescato tutto e che con il tempo è diventata una professione – sebbene agli altri sembrasse quanto meno insolita –  è nata durante una giornata al mare trascorsa in spiaggia con un’amica. Con noi c’era anche Giuseppe Cederna, amico dell’amica, che incontrai quel giorno e che non rividi mai più. Ognuno di noi leggeva in solitudine. Nel silenzio, Giuseppe iniziò a leggere a voce alta un brano che lo aveva colpito particolarmente, con il desiderio di condividerlo. In quel momento ho compreso la grandezza del gesto che stava compiendo, ossia quello di mettere in comune un frammento di qualcosa che lo aveva toccato in profondità. La piacevole sensazione che avevo provato su quella spiaggia è la stessa che cerco ogni volta di trasmettere ad altri che mi stanno ascoltando. Leggere con altri, avvicinarli in tal modo alla lettura, richiede competenze particolari. Per questo ho cominciato un lungo percorso formativo. In sintesi, ho imparato a riconoscere i buoni libri e li ho messi in comune con un buon numero di bambini e ragazzi. La voce è solo uno degli attrezzi del mestiere.

In quale modo fai capitolare bambini e ragazzi trasformandoli in appassionati lettori?
Non li trasformo e non vorrei mai loro capitolassero, direi piuttosto che mi piacerebbe che consapevolmente mi seguissero con entusiasmo. Farli diventare lettori è un lavoro molto più lungo. Cerco di far vedere loro quanto di bello, di inaspettato ci sia nei libri; non credo di stregare nessuno, piuttosto cerco con onestà di mostrare loro il valore di quella storia, di quel libro, che sia un albo o un romanzo di settecento pagine. Mi piacerebbe far toccare loro con mano la bellezza. Cerco di piantare nelle loro teste questi minuscoli semi; se poi germoglieranno, si vedrà. Ma questa è un’altra storia.

Quali sono le peculiarità e i punti di forza del tuo progetto Mi leggi, ti leggo?
Il progetto è nato circa dodici anni fa. Ho iniziato a lavorare individualmente, da battitore libero quale mi sento, poi alcune persone hanno scommesso con me su questa iniziativa, alcune se ne sono andate e altre sono rimaste. Il progetto è nato perché mi sembrava ci fosse un buco nella formazione dei piccoli rispetto alla lettura. Scegliere e poi leggere libri con bambini e ragazzi per farli diventare lettori, ossia costruire con loro un percorso di crescita in tal senso, richiede tanto lavoro preparatorio. Spesso le figure istituzionali che hanno a che fare con i libri, scuole o biblioteche, non hanno tempo, voglia, preparazione o non ritengono sia necessario operare scelte di questo tipo, pensando che un libro vale l’altro. Quindi mi sono insinuata in questo spazio vuoto, ho preso dei libri che ritenevo valesse la pena condividere con bambini e ragazzi e li ho messi nelle loro mani. Alcuni enti con cui ho lavorato, scuole, biblioteche, librerie, hanno creduto in me e mi hanno permesso di continuare. Il punto di forza della nostra professione sta in questo: noi andiamo a colmare quel vuoto che si crea laddove libri e ragazzi sono abbandonati a sé stessi e forse non si incontreranno mai.

Esiste una fascia di età infantile a cui ti senti più vicina?
Parlo di libri con bambini e ragazzi dai 3 ai 14 anni, mi è capitato di rado di lavorare con gli adolescenti, sebbene abbia maturato un’esperienza che mi avrebbe permesso di farlo. Istintivamente prediligo i bambini di seconda, terza elementare, perché sono al massimo della potenza della loro capacità immaginativa. A sette, otto anni hanno molteplici strumenti con cui poter ragionare con cognizione di causa, ma hanno ancora un’immaginazione sconfinata, perché  nessuno gliel’ha ancora rubata. Lavoro sia sull’immaginazione sia sulla riflessione: i bambini di seconda e terza elementare mi permettono di andare in entrambe le direzioni con grande facilità. Mi seguono sui sentieri della follia e sulla profondità del ragionamento con uguale entusiasmo.

Cosa ti viene facile nella tua impresa di lettrice?
Quel che mi viene facile in questo mestiere, fortunatamente, è comunicare con i miei interlocutori privilegiati: bambini e ragazzi. Non so da dove provenga questa attitudine, ma con loro riesco a parlare di tutto, capisco e conosco il loro codice. Citando Gianni Rodari, potrei affermare di avere “l’orecchio acerbo”, un buon orecchio per poter dialogare con loro.

Cosa invece ti riesce difficile?
Non sono diplomatica, sono ruvida. Mi riesce difficile non far trasparire quello che penso, ed è stato un problema in più di un’occasione, sebbene debba ammettere che sulla lunga distanza questo aspetto caratteriale si riveli quasi un pregio.

Mi racconti un tuo successo insperato?
Quando i bambini, dopo aver letto loro una storia, mi dicono che mentre le loro orecchie sentivano, i loro occhi vedevano, la loro testa immaginava. Più che di successi insperati mi piacerebbe parlare di successi sudati: quando riesco a portare dalla mia parte bambini e ragazzi che mi hanno dichiarato guerra aperta, quando riesco a trovare un canale di comunicazione con loro nonostante l’ostilità. È un traguardo raggiunto.

Quali editori meglio rappresentano Carla Ghisalberti e perché?
Ci sono alcuni editori di cui sposo quasi in blocco le scelte editoriali, e sono Topipittori, L’Ippocampo Edizioni nella collana di libri per ragazzi, libri belli e molto ragionati ricchi di forti progetti editoriali; cito, rischiando di cadere nel tranello del conflitto di interessi, orecchio acerbo, con cui lavoro. Sto guardando crescere con grande interesse e ammirazione Edizioni Clichy, casa editrice toscana caratterizzata da una forte connotazione di francofilìa, e una collana per ragazzi, Carousel, fatta di scelte in linea di massima condivisibili e convincenti.

Crisi del libro e della lettura ormai cronica, come confermerebbero gli annuali bollettini del settore. Però è nuovamente in controtendenza l’editoria per ragazzi. I lettori dai 6 ai 16 anni sono in crescita. Quali sono secondo te le ragioni di questo fenomeno e perché i giovani lettori, una volta adulti, smetterebbero di leggere?
Leggere non è di moda e quanto più un individuo si struttura e cresce, tanto più subisce una pressione dall’esterno. Purtroppo si sta abbassando pericolosamente l’età in cui questa pressione si avverte. Dei bambini e dei ragazzi un aspetto che apprezzo e che, gioco di parole, non ha prezzo è l’ingenuità, l’essere fondamentalmente onesti: sono quel che vediamo, senza sovrastrutture e preconcetti, se non siamo noi a ficcarglieli nella testa; sono in questo senso materia vergine. Tanto più questa materia vergine viene plasmata, modellata e portata altrove, lontana dalla lettura perché i modelli che abbiamo sono lontanissimi dalla lettura, tanto più questo si conferma. Un lettore non è una figura vincente: l’iconografia del lettore non la si vede in giro, il fatto di non vedere mai lettori intorno a te può fare la differenza. Coloro che saranno lettori, nel 90% dei casi hanno vissuto a contatto con altri lettori, magari in famiglia, o hanno incontrato per la strada qualcuno che li ha ‘fulminati’. Chissà che quel fulmine non sia stato proprio un libro che gli ho messo in mano io.

Se tu fossi bambina oggi, con quale libro sottobraccio usciresti da una libreria?
Con un libro sugli animali.

Esiste un libro che non hai ancora letto e ti aspetta al varco?
Sono due i libri che mi aspettano al varco. Il primo è Menzogna e Sortilegio di Elsa Morante. Il giorno che lo leggerò avrò la nostalgica consapevolezza di aver letto tutto di lei. Il secondo è l’Ulisse di Joyce che sta aspettando solo il momento perfetto per essere letto.

Quali libri ci sono sul tuo comodino?
C’è Wislawa Szymborska sopra ogni cosa. Non esattamente sul mio comodino, che è una stazione di passaggio per pile di libri viandanti , bensì stanziale su un piccolo tavolino che custodisce preziose foto della mia famiglia, che accoglie il mio portatile e l’opera omnia della Szymborska pubblicata da Adelphi, il cui titolo, La gioia di scrivere, fa eco con la mia gioia di leggere, di leggerla.


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