a cura di Rossella Gaudenzi
«… anche inventare storie è una cosa seria.» Gianni Rodari, Grammatica della fantasia
Nel 1954 Gianni Rodari pubblica Le avventure di Scarabocchio. Evocativo quanto basta, lo scarabocchio, per dar corpo al titolo di una rubrica di letteratura per bambini e ragazzi. Il passo dalle giocose storie di Rodari all’universo di Munari è breve, e qui troviamo scarabocchi d’autore a non finire.
Siamo quello che leggiamo. E da bambini cosa leggevamo? Se tornassimo bambini cosa leggeremmo? Se oggi abbiamo dei figli cosa leggiamo loro e perché?
Per me Pinocchio ha la voce di Paolo Poli, ma la sua prima voce, in realtà, è stata quella da mia madre. Quando i miei genitori hanno iniziato a regalarmi storie narrate da attori teatrali degli anni ’80 (Lella Costa, Mariangela Melato, Gastone Moschin, Valeria Valeri, Aroldo Tieri, financo Giorgio Gaber) sono caduta vittima della fascinazione delle fiabe e dell’arte di narrare, senza via di scampo. Quale adulto diventerà, un bambino che legge?
Per inaugurare la rubrica Scarabocchi abbiamo deciso di intervistare Della Passarelli, direttore editoriale e fondatrice nel 1990, insieme ad Antonio Spinelli, di Sinnos Editrice, una cooperativa sociale ONLUS nata nel carcere di Rebibbia dall’incontro di volontari del CIDSI (Centro Informazioni Detenuti Stranieri in Italia) e di alcuni detenuti. Negli anni la produzione di Sinnos si è costantemente arricchita, coronando un progetto editoriale coraggioso costruito sulla convinzione che i libri siano indispensabili per un mondo libero e che l’attenzione vada rivolta prevalentemente ai bambini. La Passarelli ne è l’anima appassionata e instancabile.
La Sinnos Editrice nasce come cooperativa sociale nel 1990: ha una storia affascinante, commistione di cultura e solidarietà. Come, quando, perché e grazie a chi nasce questa avventura editoriale, stra-ordinaria (fuori dall’ordinario) sin dagli esordi?
La Sinnos Editrice nasce quasi grazie a una casualità. A fine anni ’80 la realtà del carcere Rebibbia, dove lavoravo come volontaria, era quella di un carcere modello: “celle aperte” e molti corsi di formazione in concomitanza con l’arrivo dei primi pochi detenuti stranieri, 8.000 in tutta Italia ma a Rebibbia in numero considerevole. Alcuni detenuti italiani, insieme ad Antonio Spinelli, avevano fondato l’associazione CIDSI, il Centro Informazioni Detenuti Stranieri in Italia, che ho iniziato a seguire. In questo contesto è nato un corso di impaginazione promosso dalla Regione Lazio e Antonio Spinelli mi comunicò di voler costituire una cooperativa di servizi editoriali, tutt’ora offerti da Sinnos, e diventare una casa editrice per bambini e ragazzi. A me l’idea sembrò folle; venne comunque fondata la Sinnos Editrice come Cooperativa sociale ONLUS e invitammo l’allora maestro elementare Vinicio Ongini – oggi esperto interculturale del MIUR alla Direzione Generale per lo studente, l’integrazione, la partecipazione e la comunicazione – per chiedere di quale progetto editoriale avrebbero avuto bisogno i bambini. Vinicio ci raccontò che stavano arrivando numerosi bambini stranieri. Insieme a Vinicio studiammo la collana bilingue I Mappamondi per la quale viene chiesto agli immigrati di narrarci la loro infanzia, la loro storia di vita prima dell’Italia, la scelta del viaggio e cosa hanno trovato qui. Questo per raccontare ai nostri ragazzi, che avrebbero interagito dentro e fuori dalle scuole con bambini di origine non italiana, il motivo di quelle scelte e soprattutto mostrare loro che queste persone hanno un nome e un cognome, non sono “i marocchini” o “i rumeni”, ma sono Ribka Sibhatu, Irma Tobias, ecc…, hanno nomi e cose comuni a tutti: l’infanzia, la scuola, le feste, i nonni, le prime scoperte; hanno poi fatto una scelta legittima e nel nostro paese hanno trovato l’opportunità di condurre un’esistenza migliore. Abbiamo chiesto a Tullio De Mauro di scrivere l’introduzione alla collana, ancora attuale, citando le 6000 lingue del mondo: la lingua madre fa parte dell’individuo e solo accogliendo e valorizzando le lingue madri possiamo costruire una comunità aperta, concetto in sintonia con le linee europee odierne. L’Europa sta infatti lavorando all’accoglimento delle lingue madri, alla non dispersione, all’arricchimento che le culture diverse, anche a partire dalla loro lingua, possono portare nei paese europei.
La scuola italiana ha fatto quel che è stato possibile. Purtroppo intorno al 1995 le politiche razziste e di creazione della paura verso il diverso e lo straniero hanno impedito quello che potuto saremmo potuti diventare. L’Italia ha 85 Paesi seduti nei banchi di scuola, molte lingue e tradizioni culturali diverse; potremmo scambiarci le grammatiche, i segni, i modi di pensare, perché anche i nostri ragazzi siano plurilingue, come lo sono i ragazzi immigrati di seconda e terza generazione che stanno nascendo in Italia. I Mappamondi è una collana ormai esaurita perché appunto siamo in presenza di immigrati di seconda e terza generazione. Sinnos Editrice ha proseguito con la collana Zefiro: ci siamo fatti raccontare le storie degli altri, le fiabe di tradizione. Perché le fiabe – e noi che abbiamo avuto Boccaccio lo sappiamo bene – sono portatrici di segni diversi, ma esprimono anche quanto siano universali alcuni sentimenti.
Il termine segni torna spesso. Segni-Sinnos: qual è la storia di questo nome?
Ci trovavamo a Rebibbia durante una pausa caffè e discutevamo sul nome da dare alla casa editrice. Antonio Spinelli desiderava un nome che contenesse la parola “segni” perché la lingua è un segno ma anche ciò che vogliamo lasciare; un ragazzo sardo che passava di lì suggerì: «Sinnos, si dice in sardo». Piacque molto, perché il suono evocava una lingua antica, e il logo ha preso vita da una S e una E di un alfabeto morto che ci ha regalato un giovane grafico.
Sinnos rappresenta un eccellente esempio di attenzione ai temi sociali, all’arricchimento che le diversità portano nella nostra vita. Come si è evoluta l’identità della casa editrice?
Oggi l’intercultura va declinata in altri modi. Non vogliamo essere considerati esclusivamente “la casa editrice interculturale”, anche perché oggi intercultura è tra generi diversi, classi sociali e dobbiamo cercare di raccontare e chiedere scritture che raccontino non solo il mondo come è ma come potrebbe diventare, dovere imprescindibile della letteratura e in special modo della letteratura per l’infanzia.
A metà anni ’90 siamo approdati alla Fiera del Libro per Ragazzi di Bologna scoprendo l’illustrazione e quindi una parte della nostra intercultura si è riversata negli albi illustrati con le storie ponte. Ne cito due: Giufà e Le altre Cenerentole. Abbiamo iniziato ad accogliere autori e parallelamente, nel ’96, è nata Nomos, la collana sul diritto ai bambini che ci caratterizza fortemente. Innanzitutto è necessario trasmettere ai bambini che esiste la legge madre, la Costituzione. Il primo libro della collana e long-seller è Lorenzo e la Costituzione, pensato dalla grafica illustratrice Rachele Lo Piano e dalla dottoressa in Giurisprudenza Daniela Longo. Recentemente sono arrivati Salvo e le mafie, Nina e i diritti delle donne, passando per la finanza etica, la partecipazione, i diritti dell’uomo e i diritti dei bambini. Nomos prosegue aprendo al tema dell’ambiente e ad altri, poiché vorremmo che i ragazzi fin dalle elementari fossero consapevoli che ci sono diritti e doveri e che la legalità va condivisa. I bambini e i ragazzi non dovrebbero dimenticare tutto questo né i diritti conquistati da uomini e donne. È necessario, oggi più che mai, essere consapevoli che la cultura della corruzione va cambiata. Tutti dobbiamo pagare le tasse, pretendere scuole migliori, librerie, biblioteche, ospedali, strade più pulite, giardini. Questa è la nostra battaglia.
Quante persone sono coinvolte nel progetto Sinnos, chi sono e che cosa fanno?
Nel settore editoria e service editoriale siamo complessivamente in nove, assunti anche se non tutti full-time. Antonella De Simone e Aneta Kobylanska si occupano della promozione e dell’ufficio commerciale; Emanuela Casavecchi si occupa soprattutto di comunicazione e ufficio stampa; Federico Appel e Valeria Di Giuseppe sono addetti alla produzione, grafica e redazione; Rossella Donato ed Elisa Battaglia sono in amministrazione; un prezioso magazziniere, Giancarlo, e un’impaginatrice, Paola Di Giovanni. Queste sono le nostre forze.
Dall’ultimo Salone di Torino sono arrivati dati sempre più drammatici sulla crisi del libro e della lettura. Però è nuovamente in controtendenza l’editoria per ragazzi. I lettori dai 6 ai 16 anni sono in crescita. Quali sono secondo te le ragioni di questo fenomeno e perché i giovani lettori, una volta adulti, smetterebbero di leggere , sempre secondo le cifre Nielsen?
È vero che il pubblico dei piccoli legge di più perché i genitori acquistano libri per loro. Ma c’è una sorta di vizio di partenza, nel senso che esistono un’editoria di stampo più commerciale e un’editoria di progetto. L’editoria commerciale sta invadendo le librerie, un duopolio (che forse sta diventando monopolio) con proposte di libri più spendibili a livello commerciale che si reperiscono con grande facilità nei supermercati e nelle librerie. Noi editori di progetto, che non possediamo librerie né distribuzione, facciamo una gran fatica ad arrivare. Quando questo accade, raggiungiamo scuole, ragazzi e insegnanti che comprendono il nostro progetto editoriale: i nostri libri si vendono. Questi dati potrebbero crescere se fossimo un paese che investe in libri e lettura fin dalla prima infanzia, in biblioteche scolastiche, in biblioteche di pubblica lettura, in formazione agli insegnanti, in programmi scolastici accurati. Dopodiché, perché alle scuole superiori non si legge più? Il tempo per il libro non c’è più. Il giornalista Roberto Casati su «Il Sole 24Ore» aveva lanciato la proposta provocatoria di rendere obbligatoria una settimana di lettura nelle scuole, per far passare il concetto che non serve un anno per leggere un libro. I nostri ragazzi non sono abituati a vedere libri, né a utilizzarli come strumento di piacere, di arricchimento interiore, di stimolo, né per accumulare sapere e conoscenza.
Abbiamo sotto gli occhi un mondo che è cambiato, i nostri bambini passano dalla lettura di un testo all’IPad, al computer, e quindi andrebbero abituati a un tempo dilatato, il tempo della lettura, perché, cito la neuroscienziata Maryanne Wolf, (Proust e il calamaro) il più grande regalo che ci fa la lettura è il tempo. Più si va avanti e meno abbiamo tempo per leggere, quindi più si va avanti più il numero di lettori scende. In alcune zone d’Italia i libri non si vedono: zone senza biblioteche, senza librerie e scuole senza libri dove anche per l’adulto è faticoso reperire un libro e si deve ricorrere, ad esempio, ad Amazon. Ma ritengo che chi acquista un libro su internet sia un lettore che sa cosa vuole e rapidamente sceglie e lo va a comprare: non è questo l’aiuto per la crescita dei lettori. La crescita dei lettori si crea attraverso un bisogno e attraverso un “far vedere”. Penso alle biblioteche pubbliche dei paesi del nord Europa, vere e proprie “piazze di sapere”: non solo trovi il libro ma anche il giornale, il computer, incontri persone. La nostra idea di biblioteca è ancora un luogo spento e polveroso dove si chiede in prestito un libro. La biblioteca moderna non è così e dovremmo investire su politiche di promozione alla lettura molto più accurate, studiate, progettate.
Con la graphic novel Cattive ragazze Sinnos Editrice ha vinto il Premio Andersen (il premio per gli autori e i protagonisti dell’editoria per l’infanzia) nella sezione Miglior Libro a Fumetti, riconoscimento prestigioso. Quale importanza ha questo premio per una casa editrice medio-piccola?
Innanzitutto è un riconoscimento importante al lavoro svolto. Sinnos era nella terzina finale con La prima volta che sono nata, un libro di Gallimard, e con Cattive ragazze. Quanto a Cattive ragazze non immaginavo l’arrivo in terzina e non avrei immaginato di vincere un premio. Aver vinto con questo libro, un progetto interamente Sinnos, è stato il riconoscimento al nostro lavoro da parte di autorevoli conoscitori e promotori di letteratura per ragazzi. Per noi, inoltre, significa poterlo rilanciare, far sapere che esiste, farlo circolare. Infine è grande il piacere per gli autori Assia Petricelli e Sergio Piccardi che, come noi piccoli editori, fanno una gran fatica a emergere…
Ci sono case editrici di settore affini a Sinnos?
Sinnos fa parte sia del gruppo Aie Ragazzi, che coinvolge tutti gli editori di settore, sia di Ibby, associazione internazionale di promozione alla lettura. Siamo in sintonia un po’ con tutti. Quanto alla realtà romana cito Lapis, Orecchio Acerbo, Nuove Edizioni Romane, La Nuova Frontiera. Con loro collaboriamo assiduamente; se ad esempio a un evento non può partecipare una casa editrice c’è l’altra che presenzia e vende libri di e per entrambe. Abbiamo una comunione di intenti e cerchiamo di non sovrapporci. Abbiamo ottimi compagni di strada, lo ripeto spesso.
Nel 2006 nasce il bel progetto “Le Biblioteche di Antonio”, premiato nel 2009 dal Ministero per i Beni e le Attività culturali come Miglior progetto di diffusione del libro e della lettura da realizzare in aree geografiche con poche biblioteche e librerie.
Antonio Spinelli, nominato all’inizio di questa chiacchierata, è morto improvvisamente nell’ottobre 2005; il giorno dopo in ufficio ho ripensato a un suo desiderio, indire una borsa di studio. Ho contattato Banca Etica per aprire un fondo a suo nome e Sinnos ha deciso di donare una fornitura di libri, i libri che ci piacciono di più e che acquistiamo da tutti gli editori per ragazzi, a una scuola con un progetto di biblioteca scolastica e che dimostri di non avere accesso ai libri e alla lettura.Lo scorso anno la fornitura “Le Biblioteche di Antonio” è andata a Lampedusa, una realtà che accoglie più di mille scolari italiani. Qui esistevano solo sale giochi, non una libreria, non una biblioteca, non un cinema. Oggi c’è un’altra nuova realtà grazie a una donazione di Rai Cinema. Lampedusa quindi come esempio emblematico di un pezzo di paese senza libri e cultura.
Assaggenda e il Calendario Interculturale sono creazioni distintive di Sinnos.
Dal prossimo anno Assaggenda scomparirà, a causa dello sforzo economico necessario per produrla e del fatto che l’agenda in quanto tale si va estinguendo. Resisterà il Calendario Interculturale, un risultato necessario di quello che sono le nostre origini, l’intercultura. Siamo tanti e abbiamo molte festività da onorare. Il calendario, anche politicamente, ha sempre espresso potere: Sinnos ha voluto inserire le feste di tutte le culture, alla pari. Che tutti possano conoscere qualcosa in più dell’altro, farsi gli auguri e festeggiare insieme. Proponiamo anche ricette dal mondo perché il cibo è un festoso modo per incontrarsi.
Qual è oggi la collana più rappresentativa della Sinnos?
Non ne individuo una soltanto. Indubbiamente va citata Nomos; spero lo diventi Zona Franca di narrativa per ragazzi, per poter raccontare, torno a ripetere, un mondo che c’è e un mondo che potrebbe evolvere in maniera positiva. Anche il nostro lavoro sull’alta leggibilità, la collana Leggimi, creata per chi ha difficoltà di lettura e in particolare problemi di dislessia, è piuttosto visibile.
Sinnos organizza corsi di animazione alla lettura di qualità che stanno riscuotendo un crescente successo. Per quale motivo un numero sempre maggiore di persone vuole formarsi come animatore alla lettura?
Questa tendenza mi ha molto sorpresa. Esistono gli adulti responsabili, che vogliono essere formati per dare il meglio ai bambini: la pausa, il libro, offrire una possibilità più ampia di pensiero, punti di vista diversi attraverso i libri. Spero che un numero crescente di adulti responsabili voglia formarsi fino a che a formarli non sia qualcun altro, la scuola ad esempio.
Quali libri ci sono sul tuo comodino?
Ho appena terminato La vita sognata di Ernesto G. di Jean-Michel Guenassia; ora sono alle prese con L’uomo senza qualità di Robert Musil. Infine leggendo La vera storia del mostro Billy Dean, l’ultima uscita del britannico David Almond: leggo ovviamente molta letteratura per ragazzi!