Autore: Jo Nesbo
Origine: Norvegia
Anno: 1998 (2015)
Editore: Einaudi
La trama (con parole mie): Harry Hole, scomodo detective della Omicidi di Oslo divenuto celebre a causa della risoluzione del caso di un serial killer in Australia l'anno precedente, è chiamato dagli alti papaveri ed assegnato ad una missione molto particolare. A Bangkok, infatti, è stato ritrovato senza vita, probabilmente assassinato, in un motel a ore Atle Molnes, ambasciatore norvegese in Tailandia: l'importanza di chiudere in fretta e con il minor clamore possibile il caso ha fatto ricadere la scelta su Hole, che si ritroverà proiettato sotto la cappa di umidità e calore di una delle città più brulicanti al mondo, per le strade della quale si mescolano miseria e ricchezza, crimine e sogni, cultura thai ed influenze di chiunque, per fuggire o ritrovare se stesso, abbia finito per mettere radici giungendo da ogni angolo del globo.
Preso contatto con le autorità locali, Hole scoprirà che la prima e più probabile pista è quella della pedofilia, argomento in grado di creare scompiglio a Bangkok come in Norvegia, ma il sospetto sarà solo l'inizio di una lunga serie di scoperte che condurranno il detective in una direzione inaspettata ed ovviamente ad un caos che i suoi capi non potrebbero neppure immaginare.
E così, a distanza di più di cinque anni, il cerchio si è chiuso.
Ammetto che mi fa davvero strano, pensare di avere finalmente letto tutti i romanzi fino ad ora pubblicati da Jo Nesbo dedicati al detective Harry Hole, senza dubbio uno dei personaggi letterari che più ho amato nella vita.
Fa anche strano che questo, così come il precedente Il pipistrello, siano giunti in casa Ford praticamente come fossero prequel, considerato che si tratta dei primi due titoli dedicati alla saga di Hole che, ai tempi - parliamo della fine degli anni novanta, quando ancora la febbre per il thriller scandinavo non era scoppiata - non furono pubblicati in Italia.
Senza dubbio, rispetto ai successivi titoli della serie - in particolare quelli da La ragazza senza volto, vero punto di svolta nella qualità del prodotto, in poi - lo stile da illusionista di Nesbo risulta ancora acerbo e spigoloso, per quanto la mente di questo sorprendente scrittore appaia ogni volta che lo leggo come una macchina praticamente perfetta, alimentando il dubbio che lo stesso in realtà scriva i suoi romanzi al contrario, avendo bene chiara la conclusione incastrando neanche fosse in Memento tutti i pezzi che portano alla stessa un pezzo alla volta fino al principio, e Scarafaggi non rappresenta certo il titolo più rappresentativo nella saga dell'investigatore alcolista, eppure ancora una volta mi sono goduto la prosa del vecchio Jo, il suo straordinario main charachter ed una vicenda fosca e complessa inserita nella cornice appiccicosa e magica di Bangkok come fosse un film non troppo impegnato ugualmente capace di sorprendere con un almeno un paio di sequenze di grande effetto.
A prescindere, comunque, dalla trama e dalla palestra che, di fatto, Nesbo fece con i primi romanzi dedicati a Harry Hole, una delle cose più interessanti insieme all'evocazione di immagini decisamente potenti - lo stesso Harry e la giovane Runa affacciati sul traffico di Bangkok con le mani tese per catturare l'energia della città che scorre, per citare quella che mi ha colpito maggiormente - restano, come sempre, i comprimari: dalla particolare Liz, poliziotta per metà thai e per metà americana, all'appena citata Runa, che pare uscita dritta dalle adolescenze turbolente degli anni novanta, passando per Jens Brekke, Woo e soprattutto Ivar Loken, la galleria di umanità più o meno oscure con le quali incrocia il suo cammino Hole colpisce dritta al bersaglio grosso.
In particolare l'ultimo citato, con il suo passato militare ed un'aura di mistero che pare essergli cucita addosso, una scorza da Clint Eastwood in Gunny ed un sorriso sornione da Pacino, è divenuto passo dopo passo uno dei personaggi che ricorderò maggiormente dell'intera saga di Hole, in grado di prendere progressivamente vita e spessore rubando spesso e volentieri la scena perfino al protagonista, che non perderà comunque occasione di mostrare tutto il suo valore - la ricostruzione dell'intero caso nella stanza del karaoke è da antologia, così come la scelta finale rispetto al responsabile degli omicidi -.
Un cerchio che si chiude, per l'appunto.
Un pò come il mio con Harry Hole.
Anche se già so che, tra qualche anno, non resisterò alla tentazione di rileggerli tutti, questa volta in ordine cronologico.
Anche se già so che mi piacerebbe vederli, un giorno, tra le mani del Fordino una volta cresciuto, magari curioso di scoprire cosa fece tanto impazzire il suo vecchio delle vicende di un poliziotto caotico, anarchico ed alcolista che pare essere un perdente nato eppure, nonostante le cicatrici, finisce per alzarsi e vincere sempre, alla fine.
E dunque, prima o poi, mi ritroverò faccia a faccia con Nesbo, Hole, e un bicchiere.
O magari due.
MrFord
"We're on the train to Bangkok
aboard the Thailand Express
we'll hit the stops along the way
we only stop for the best."
Rush - "A passage to Bangkok" -
Magazine Cinema
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