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Attraverso omicidi, violenza, sfrontatezza ed un ego da spavento, spalleggiato dall'amico Manny, giunge in pochi anni ai vertici dell'organizzazione criminale che l'aveva accolto al suo arrivo fino a divenirne il boss indiscusso, portando ai massimi livelli la distribuzione di cocaina grazie al legame con il terribile trafficante Sosa.
Ma lo stesso carattere in grado di dargli la forza per compiere la scalata e raggiungere la vetta sarà la causa della sua rovinosa caduta.
Pochi giorni fa, in occasione del post sulla meravigliosa serie già culto Romanzo criminale mi è capitato di citare uno dei cult più controversi della mia storia cinematografica nonchè di generazioni di spettatori.
Ispirato al Capolavoro di Howard Hawks - cui la pellicola è giustamente dedicata -, Scarface adatta, come fece anche Il padrino prima di lui, l'epica della tragedia greca al mondo criminale moderno, l'eccesso ed i colori saturi ad una vicenda nerissima e terribile, un'interpretazione assolutamente sopra le righe ed uno dei protagonisti più negativi che mi sia mai capitato di vedere sullo schermo.
Brian De Palma, che cela dietro la vicenda e lo script di Oliver Stone la sua sempre esplosiva tecnica - i movimenti di macchina sono sinuosi, e passaggi come l'interno/esterno/interno nel corso del massacro nell'hotel di Miami Beach a inizio pellicola sono da brividi -, conduce l'audience in un viaggio senza ritorno nell'abisso che è Tony Montana, che possa piacere o no, uno dei personaggi più significativi di un certo cinema nero made in Usa dell'epoca, e non solo.
Non per nulla, ho sempre pensato all'indiavolato boss cui Pacino da volto quasi volesse trasformare Michael Corleone in una versione strafatta di se stesso, tutto pancia ed ego, come al lato fisico e di strada di Gordon Gekko, altro squalo eighties nato dalla penna di Stone.
Entrambi, senza consumare mai a fondo - ma, piuttosto, venendone consumati - l'hybris che si portano sulle spalle, viaggiano dritti verso la vetta fagocitando quanto più possibile e distruggendo chiunque si metta tra loro e l'obiettivo finale, senza accorgersi del vuoto che, un passo alla volta, si costruiscono attorno.
Certo, le cadute saranno differenti, eppure dietro la visione di Elvira/Michelle Pfiffer, che considera Tony un vero capitalista, si cela tutta la critica all'arrivismo arrembante di un'epoca e degli States stessi nel pieno rispetto della poetica del futuro regista di Wall street.
Ma Tony Montana non è Gekko con il suo fare un pò guascone e un pò sornione, e non è il Libanese - anche se le loro cadute appaiono clamorosamente simili -, ed indiscutibilmente rappresenta uno status così oscuro e negativo che ancora oggi, dopo visioni e visioni di questa pellicola e l'effettiva esplosione di coscienza che porterà alla rottura definitiva con Sosa, non riesco ad affezionarmi ad un personaggio crudele ed autoreferenziato come questo.
Eppure, nella sua dimensione tragica, questo intraprendente boss della droga pare portare con sè tutti gli elementi dei grandi dal destino segnato tipici della tragedia greca così come tratti indubbiamente shakespeariani, che in alcuni momenti supercult di queste durissime quasi tre ore inducono a pensare che, se non per tecnica e perfezione stilistica, per carisma e potenza questo Scarface possa addirittura aver superato l'originale.
In particolare, non posso non citare la stupenda sequenza dell'ascesa di Tony sulle note di "Push it to the limit" - all'altezza dell'apertura del Capolavoro Vivere e morire a Los Angeles, di cui prima o poi mi deciderò a parlare -, con i fiumi di dollari, la villa che è un inno al kitsch e i viaggi avanti e indietro dalla banca, il discorso tenuto da Tony al ristorante, sequenza da brividi in cui il protagonista pare rivolgersi al pubblico in un delirio addirittura metacinematografico e l'incredibile climax degli ultimi venti minuti, degni davvero della migliore tragedia, in cui le pareti rosso sangue dell'atrio della casa di Tony fanno da sfondo ad un confronto terrificante con i suoi fantasmi, la coca, i proiettili, la paranoia, il rapporto con la sorella Gina ed i sicari di Sosa.
Onestamente, se dovessi pensare al mio punto di vista e a come è fatto il vecchio Ford, sono e sarò per sempre più dalla parte di Carlito Brigante - avendo postato Scarface, non posso esimermi, ora, dal mettere in conto a breve anche Carlito's way - che di Tony Montana.
Eppure, come dice lo stesso sfregiato cubano, "dove lo trovate, un altro cattivo così"?
MrFord
"Push it to the limit
walk along the razor's edge
but don't look down, just keep your head
and you'll be finished."
Paul Engemann - "Push it to the limit" -
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