Questa è un poesia (chiamiamola così, concedetemelo….) che ho scritto sul FEMMINICIDIO, dedicandola agli uomini: a quelli intelligenti e sensibili, ma soprattutto a quelli che sensibili non sono e che devono ancora comprendere tante cose di noi donne.
Non comprendono per retaggio culturale, per chiusura mentale, per egocentrismo, per misoginia oppure per loro piacere e comodità.
Non comprendono perché non ne hanno voglia, perché sarebbe uno sforzo troppo grande e impegnativo…. E anche perché non sanno da che parte cominciare.
Bene. Diamoglielo noi questo incipit del cambiamento.
Anche iniziando a trasmettere e spiegare il valore di certi messaggi che creiamo, come nel caso delle “scarpe rosse”, ormai diffuso simbolo di piazza della violenza sulle donne e del femminicidio.
Dedico quindi a loro, agli uomini, questa poesia (e lasciamone perdere il valore o meno poetico), con l’invito a riflettere su quelle scarpe vuote, rosse del sangue di tante mie sorelle.
SCARPE ROSSE
Scarpe rosse immobili e mute
Scarpe rosse con tacchi eleganti
Scarpe rosse ballerine brillanti
Scarpe intatte oppure vissute.
Scarpe vuote e senza alcun corpo
di donna viva sentono assenza
mentre ricordano morte violenta
fatta per mano di chi sferrò colpo.
Forse son calci, pugni o coltelli
Forse le mani che stringon la gola
Forse son spari, corde o martelli
Ma ogni anima appare stella
E noi vediamo gli occhi suoi belli
Perché ciascuna è nostra sorella.
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CONTATTI 10 GIUGNO 2013: 12.446