Una notte a pensare. Una notte a rimuginare. Sì, perché alla fine mi
rimane sempre addosso la sensazione di non aver detto abbastanza e di essere
passata, di nuovo, per una deficiente. Per una che capisce fischi per fiaschi. E
da queste percezioni si fa spazio la rabbia e la rabbia mi mangia l’anima e il
cuore.
Così ho passato un’ora a scrivere sul cellulare una lettera per buttare
fuori tutti quei fottuti pensieri sospesi. Non mi sento ancora “meglio” però e
sono indecisa se spedirla al destinatario o se tenermela. Il risultato di
quanto farò e che sto già facendo comunque non cambia. Silenzio e distanza
restano la mia scelta. Non mi piace essere delusa dalle persone. Non mi piace
prendere simili decisioni. Sono stanca, tanto stanca e tanto stufa. Le cose che
potenzialmente potrebbero essere belle finiscono sempre per perdersi e
diventare scarpe sporche.
Foto di Pimthida
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