Crescono le ricerche per il riciclo in ambito cosmetico degli scarti dell’industria agroalimentare. Un trend che parte dalle ricerche di Univesità e Hub di ricerca e che viene accolto con entusiasmo dalle aziende, nonostante gli investimenti siano ancora ai primi passi. Il potenziale però è evidente. In Italia si producono infatti 12 milioni di tonnellate di scarti agroalimentari: rifiuti che in realtà contengono anche molecole “buone”, in grado di essere riciclate con successo nell’industria farmaceutica e cosmetica. Bucce d’uva, di mele, di pomodori, sansa e acque di vegetazione derivanti dalla lavorazione delle olive sono alcuni dei rifiuti che possono essere preziosi per la realizzazione di prodotti di bellezza, a partire dall’estrazione di carboidrati, polifenoli, acidi grassi, omega 3, omega 6 e pigmenti. Addirittura secondo le stime del Gruppo Ricicla dell’Università di Milano la quotazione degli scarti di questo tipo può arrivare a fino a 1.000 euro ogni kilogrammo. Il secondo passaggio, dopo l’ideazione, è quello dei test. EticHub, spin-off dell’Università di Pavia nato nel gennaio 2013, si occupa degli studi che devono garantire l’efficacia, sicurezza, qualità e sostenibilità del prodotto finito. Fondamentale è acquisire brevetti per l’estrazione di principi attivi idonei alla produzione dei prodotti cosmetici. Le applicazioni, grazie alla presenza dei polifenoli, sono ad esempio quelle anti-age, per le proprietà antiossidanti di queste molecole. I parametri perché questi prodotti di riciclo siano messi in commercio sono rigorosi e seguono direttive europee. Ma alla fine di questo processo saranno a disposizione delle materie prime che permettono un utilizzo delle risorse innovativo e decisamente green.