Magazine Diario personale

Scary loo

Da Doppiogeffer @DoppioGeffer
Immaginate; una sera di fine Giugno con il cielo ricoperto di stelle mentre una leggera brezza vi scompiglia i capelli. Un paesino di montagna, di quelli dove il tempo pare non essersi mai fermato e dove tutto è a misura d'uomo, e non il contrario.
Immaginate un gruppo d'amici, una festa paesana, la voglia di staccare la testa dai pensieri quotidiani. Niente studio, niente lavoro che c'è e non c'è, niente problemi di salute....solo serenità.Un bicchiere di vino con un panino, la felicità.<<Che pella night!>>disse l'amica inglese,<<Yes, but i want a loo.>>risposi io che ormai l'inglese ce lo so fortissimo (escludendo i tempi verbali).<<Chiedi informazioni a quelli del chiosco.>>aggiunse il fidanzato mentre roteava con fare da enologo della domenica il suo calice di vino rosso.<<I come with you.>>Immaginate, una giovane donna inglese, con il tipico colorito dell'inglese in vacanza e i capelli così...inglesi.Ecco, sì, immaginate lei e immaginate una tipica donna mediterranea, con i tipici baffi mediterranei e la carnagione da studentessa universitaria.<<Mi scusi, dove possiamo trovare un wc?>>domandai con garbo e femminilità.
<<Mmhhh, e mi sa che deve andare lì.>>
rispose il proprietario indicandomi un edificio mezzo illuminato e mezzo no.
<<Oh, e dentro c'è qualcuno a cui chiedere?>>
continuai io sempre con garbo ed educazione.
<<Ovvio no, ca ci pari ca spaddunu luci pi sbaddu?>>
(translate: le sembra che sprechino luce per divertimento?)
rispose, in conclusione sempre il proprietario del chiosco.
<<What?>>
<<Nothing,is a zauddu ca scoccia.>>
(translate: maleducato con certificato di garanzia)
Indi per cui poscia, immaginate queste due donne così diverse (ma accomunate dalla vescica piccola), ritte dinnanzi ad un vecchio edificio dallo stile austero. Colonnato, finestre enormi, pietra in ogni dove....non un segno di colore, di gioia o che so altro.
Entrate dunque che fummo nell'atrio, ci ritrovammo in un'enorme sala dalle pareti scure e il pavimento in granito; qualche quadro a carattere religioso, un vecchio divano nero e due busti in marmo ai lati della porta. Di fronte a noi, un anziano signore di circa duemilatrecentoquarantatre anni.
<<Mi scusi, vorremmo sapere se si può andare in bagno...>>
chiesi con reverenza.
<<Sì, potete. Vi mostro la strada.>>
rispose Matusalemme.Giunte così all'ingresso del corridoio che ci avrebbe condotte al tanto agognato trono di ceramica, ebbe inizio la nostra avventura.
<<Ecco, dovete attraversare il corridoio; una volta giunte alla fine, se non vi perdete, dovete girare a destra e da lì a sinistra. Io però la luce non ve l'accendo, tocca a voi aprirvela.>>

Un corridoio. Un corridoio senza finestre, sul cui gelido pavimento di pietra nera eran adagiati da chissà quanti secoli dei vecchi tappeti persiani. Un corridoio dalle pareti ingiallite dal tempo, dai respiri di chi ha passato gran parte della sua vita lì dentro e dalle preghiere.

Esatto, preghiere. Perchè quell'edificio lì, così austero e macabro, era un vecchio COLLEGIO CATTOLICO.
Dunque, non credo vi meravigliereste se vi dicessi che alle pareti eran appesi quadri raffiguranti, con un terrificante gioco di chiaro scuri in carboncino, i migliori martiri della storia cristiana.
Sant'Agata con le sue tette in un piatto, Santa Lucia senza occhi, San Sebastiano infilzato manco stesse facendo l'agopuntura...
<<I'm scared...>>
<<Don't worry, are a picture, not real.>>
il religioso silenzio di quel corridoio veniva interrotto dal tremolante ticchettio dei nostri tacchi.
<<Do you remember Shining?>>
<<Yes....find a twins?>>
<<Oh my God, no...i think!>>
Eravamo ormai vicine alla fine di quel corridoio, e con essa anche alla fine della zona illuminata. Adesso toccava a noi infilarci nell'oscurità di un altro piccolo corridoio che si legava a quello centrale come un'arteria.
<<Light, please...>>
<<Aspè che mica trovo l'interruttore...>>
Dissi allungando la mano, su una gelida parete alla mia sinistra con la speranza che nessun mostro la agguantasse. Ma per fortuna riuscì a trovare l'interruttore al primo tentativo. Una fievole lucina illuminò, per quanto possibile, quel piccolo corridoio ancor più tetro e privo di finestre del precedente. Nel frattempo, da fuori non arrivava alcun rumore di festa se non lo scrosciare dei rami dei cipressi vicini a causa del vento.
<<I'm scared....>>
<<Macari iu.>>>
Ci guardammo intorno per trovare il più velocemente possibile il wc, fare quello che dovevamo fare e andare via.
<<The toilette!>>
Entrammo così in questo bagno al buio, dove finalmente vedemmo qualcosa di diverso dal muro ingiallito; mattonelle bianche. Mattonelle bianche ovunque, come in Silent Hill.
<<Vado io per prima?>>
chiesi ormai in italiano.
<<Yes, io guardo no entra persona.>>
rispose lei.
In 0,3 secondi feci quello che dovevo fare con la speranza che nessuna Samara sbucasse dal tubo di scarico. Subito dopo di me, entrò così la mia amica inglese che, con altrettanta velocità (e pensiero), fece quello che doveva fare.
<<Good, wash the hands?>>
domandai indicando un vecchio lavandino.
<<Sì...>>
aprimmo il rubinetto di sinistra, ma non uscì nulla. Provammo allora con quello di destra e, dopo uno strano borbottio proveniente dalle tubature, l'acqua incominciò ad uscire....mentre le tubature già citate si misero a fischiare.
<<What.....?>>
Fu lì che il vento aumentò di intensità facendo sbattere un ramo sull'unico finestrone dell'intero bagno. Sguardi di terrore tra me e lei.
<<Run on, run on!!!!>>
Abbiamo ripercorso tutto il corridoio in pochissimi secondi.
Non abbiamo salutato l'ultra millenario custode, non ci siam soffermate sullo sguardo cupo dei busti di marmo posti ai lati del portone...siam scappate. Di nuovo fuori, all'aperto, tra la gente viva.
<<Ehi, ma siete state velocissime!>>
<<Cosa?!>>
<<Sì, quanto siete mancate? Due minuti?>>

Per i nostri fidanzati siam "mancate" solo due minuti. Per noi quel "viaggio" verso il bagno è durato un'eternità. Che il tempo e lo spazio si siano modificati? Che quel collegio fosse un canale di collegamento tra due universi paralleli? Che ci fosse lo spirito di qualche ex studentessa intento a trattenerci lì dentro per non sentirsi solo?

Mistero.
L'unica cosa certa è che non avrei voluto morire senza prima aver preso una laurea.
Anzi no, un'altra cosa certa c'è: la prossima volta mi porto il vasino da casa.

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