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‘Scattami una foto’ di Giselle Ellis

Creato il 03 aprile 2015 da Nasreen @SognandoLeggend

Scattami una foto

di Giselle Ellis

I'm sorry but I can't see the difference

Scattami una fotoTitolo: Scattami una foto
Autore: Giselle Ellis
Traduttore: Chiara Messina
Edito da: Triskell Edizioni
Collana: Word/Rainbow
Prezzo: 3.99 €
Genere: Romance, M/M
Pagine: 134

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Trama: Aaron non ha la più pallida idea di cosa aspettarsi quando si presenta a un provino per fare da modello a un noto – e notoriamente scorbutico – fotografo. Di sicuro non immagina di finire a lavorare per Jake come assistente per cinque frustranti, folli e frenetici anni. Tutto funziona a meraviglia, finché Jake non si rende conto che Aaron è diventato il fulcro della sua esistenza, un’esistenza che rischia di sgretolarsi quando Aaron decide di cominciare una relazione con un altro ragazzo. Nonostante il suo cuore minacci di spezzarsi, Jake si renderà conto di dover lasciar andare la sua musa, se davvero vuole una chance di riconquistare Aaron.

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Recensioneùdi CriCra

Inizio subito con il dire che questa storia mi ha fatto provare tante emozioni: mi ha fatto ridere e sorridere, è riuscita a commuovermi e ad emozionarmi. Non mi vergogno a dire che ho pianto in due scene specifiche del testo che ovviamente non vi anticiperò. Questa storia va solo letta e gustata così com’è. Per dovere di cronaca, come ci viene anticipato a grandi linee dalla trama iniziale, vi parlerò di questi due personaggi così unici e ‘strampalati’ e di quello che sono riuscita a capire sui loro caratteri, delle sensazioni che mi hanno trasmesso.

Avete presente la famosissima scena del film “Ghost”, quando il protagonista Sam (Patrick Swayze), abbraccia la sua dolce Molly (Demi Moore) seduti al tornio con le mani affondate nella morbida creta? Beh, ora immaginate la stessa scena tutta al maschile, (se vi può aiutare immaginateli senza magliette addosso :mrgreen: ) e senza che nessuno venga poi ucciso alla fine, fortunatamente.

“Osservava le mani di Aaron che si muovevano sull’argilla malleabile, levigandola, plasmandola, imprimendole la forma desiderata. Jake lo guardava finché i suoi occhi non cominciavano a chiudersi mentre sprofondava in quella dimensione a metà tra il sonno e la veglia, tra l’oblio e la consapevolezza, addormentato ma non del tutto. Giurava di riuscire a sentire il fruscio del tornio e il movimento delle mani di Aaron sull’argilla, pur sapendo che l’ultima cosa era impossibile.”

argillaEcco dove mi ha portata la mente quando mi sono ritrovata a leggere questo libro. Sì, perché uno dei protagonisti, Aaron Bennet, è un giovane scultore amante della ceramica, con un’avversione totale per gli ascensori e verso le banane che seppur trova squisite, reputa oscene da sbucciare. :lol: Quando Aaron si ritroverà a fare da assistente ad uno dei più famosi e stimati fotografi di tutta Manhattan, Jacob Wyzchetz, avrà trovato chi per lui sarà in grado di risolvere le paturnie nei suoi tragitti in ascensore e nello sbucciar banane.

Aaron è irriverente, senza peli sulla lingua, un fiume in piena che travolgerà completamente Jake, che al pari di lui in quanto a sfrontatezza, si ritroverà a condividere una vita movimentata, esasperata attimo dopo attimo. Non mancherà giorno che le loro conversazioni arrivino al limite dell’assurdo, con pungenti scambi di battutine sarcastiche e oscenità gratuite, talvolta senza senso. Jake ne rimarrà letteralmente soggiogato, e Aaron proverà lo stesso sentimento. Mentre quest’ultimo appare come una persona vitale, socievole e spigliata, Jake, dietro alla sua aria da duro, burbero e strafottente verso il resto del mondo, nasconde un carattere schivo, timido e una intrinseca fobia verso tutto ciò che lo circonda esternamente.vasi blu

Tra di loro sarà come un continuo tira a molla, un giocare a rimpiattino senza mai riuscire a prendersi. Saranno dipendenti l’uno dall’altro ma negheranno inconsciamente l’evidenza di questo dato di fatto per tanto tempo, capaci di dirsi innumerevoli parole, ma mai quelle giuste. Forti insieme ma fragili se separati, proprio come uno degli splendidi vasi ‘notturno in blu’ di Aaron.

“Tutte le ciotole e i vasi realizzati dal giovane lasciavano lo studio subito dopo essere stati smaltati e cotti, eccetto quelli fatti di notte. Quelli rimanevano sullo scaffale che un bel giorno, d’impulso, il fotografo aveva deciso di costruire. Correva tutto intorno alle pareti dello studio, a un’altezza studiata affinché Aaron potesse sistemarvi i suoi vasi e le sue ciotole semplicemente alzando le braccia.
Uno dopo l’altro.
Blu come il cielo.
Blu come il mare.
Blu come il crepuscolo.
Blu come gli occhi di Jake.
Quelli non lasciavano mai lo studio.
E non lo avrebbero mai fatto.
Non finché Jake sarebbe riuscito a evitarlo.
Non finché Aaron sarebbe venuto nottetempo per modellarli.”

Take My PictureFortuna che nelle loro vite ci siano persone coscienziose come la loro amica Alyson, pronta a smuoverli e a far cadere le fette di prosciutto dai loro occhi ciechi; o come Matt, il quale avrà il coraggio di ammettere ciò che Aaron e Jake non sono mai stati in grado di fare.

Un romanzo poliedrico, ora assurdo e infantile, ora esilarante ed emozionante. Ho faticato nel trattenermi dal citare tanti piccoli pezzi della trama, uno più bello e divertente, tenero e significativo dell’altro. Gene Ellis con questo stile così scorrevole ed eloquente di emozioni mi ha conquistata.

Se proprio devo trovare un neo in questa sua opera, il lungo, chiamiamolo, epilogo dopo la scena della mostra fotografica, avrebbe potuto anche non esserci. Non sarebbe stato necessario, ecco! Un “di più” superfluo che non avrebbe tolto nulla di meno alla trama. Questo ovviamente è un mio parere personale. Ciò non toglie che questo romanzo rimarrà per parecchio tempo nella mia top-ten dei preferiti. Da non perdere assolutamente.  ;-)

Voto

1Astelle

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autrice

GISELLE ELLIS è cresciuta in una fattoria con la ferma convinzione di essere Laura Ingalls. È rimasta piuttosto delusa nell’apprendere che non era così. Oggi Giselle vive appena fuori Minneapolis, in Minnesota. Trascorre molto tempo a vagabondare per le Twin Cities, visitando librerie, musei e tutti i posti strani che riesce a scovare. Oltre a questo, insegna, divora libri e guarda film in maniera compulsiva, il che le ha permesso di accumulare un’inesauribile fonte di informazioni inutili di cui va particolarmente fiera. Se dipendesse da lei, passerebbe tutto il suo tempo viaggiando per il mondo e cercando di convincere la Major League Baseball che le partite di baseball dovrebbero essere disputate 365 giorni all’anno. TAKE MY PICTURE è stato pubblicato per la prima volta all’interno dell’antologia Size Still Matters, edita da Dreamspinner Press nel 2007.

‘Scattami una foto’ di Giselle Ellis

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