Mercoledì 3 settembre, ho incontrato Rosa Colacoci e Tiziana Ruggiero al Bernardi Caffè di Taranto in Corso Due Mari. Avevo avuto modo di apprezzare Rosa e Tiziana alcuni mesi prima, in occasione della manifestazione “ Stanza 101”, premiate per la sezione Fotografia in quanto creatrici del portale “Welcome – Passione Foto”.
Ci sediamo, loro prendono un bitter rosso, io, invece, avevo voglia di qualcosa di particolare che, sciaguratamente si è concretizzato in un Irish coffee dal gusto deciso, ma fonte del mio pentimento: il climatizzatore non rinfrescava e l’alcol riscaldava. Un foglio di carta e vento fu: poca cosa, per ottenere tregua necessaria.
Si sa, la Puglia è sempre stata terra di grande calore e passioni e le due artiste ben le rappresentano. Entrambe stanno mettendo a fuoco temi riguardanti il mondo delle donne con una diversa specificità nonché sensibilità.
Se Rosa Colacoci volge il suo sguardo alla diversità e quello che viene fuori da un rapporto di dipendenza affettiva: manipolazione, influenza emotiva e distorsione della propria identità, Tiziana Ruggiero è più portata a scandagliare la sensualità del femmineo e dar voce alla creazione di cui la donna è partecipe –custode, desiderio e madre, liberazione da stereotipi che la incatenano in gabbie invisibili.
Rosa si presenta con questa frase: “Mi piace l’emozione, osservare il mondo con gli occhi degli altri, cerco, attraverso le mie immagini, di trasmettere passioni per emozionarmi ed emozionare”. Il suo interesse per la fotografia risale ai tempi in cui le piccole macchinette a rullino le davano la possibilità di immortalare istanti di normale quotidianità, ma la passione vera e propria esploderà più tardi, permettendole di scavare nel mondo misterioso delle immagini fotografiche.
Tiziana e Rosa sono amiche da anni e la passione per la fotografia ha permesso loro di intraprendere un percorso artistico capace di fare della loro amicizia, laboratorio di confronto per una più profonda e solidale comprensione umana.
Il primo scatto che Tiziana ricorda, e che in qualche modo segna l’inizio del suo percorso è stato ad un artista di strada a Firenze. Il mondo le girava intorno con la sua spensieratezza, le risate dei ragazzi, ma il suo occhio andava a quell’angolo di strada, dove l’artista se ne stava ritirato, quasi in preghiera.
Per Rosa l’inizio è stato segnato da una foto a sua figlia Asia, dal titolo “Ho messo via”. Con questa foto, Rosa vuole raccontare l’adolescenza che mette via tutte le illusioni dell’infanzia e che si affaccia ai rumori della vita.
Cos’è per voi l’arte e qual è il vostro soggetto preferito?
Rosa: L’arte per me è unione, riesce ad unire i generi nella loro differenza, fino a divenire superamento di ogni differenza. Il mio soggetto è il “sentire” attraverso le persone che “sentono”. Con le foto impongo il mio sentire convoglio il messaggio che ho in mente, senza lasciar spazio ad interpretazioni.
Tiziana: Io non scatto fotografie, fermo un’emozione nel mio cuore e il mio soggetto preferito è la donna. Considerato il momento storico che stiamo vivendo, cerco di comunicare un’essenza di donna senza tempo, slegata da dogmi. Una donna che possa rivestire tutti i ruoli che sente senza divenire nessuno di questi. Ultimamente sto collaborando con Elena Diciolla, artista tarantina, sul tema della violazione della donna e della sua essenza. Sto realizzando un servizio fotografico di cui lei è modella e, in un secondo momento, dalle foto da me scattate lei prenderà spunto per realizzare dipinti: un percorso dallo scatto al dipinto. Il messaggio che vogliamo trasmettere è di denuncia e che dalla drammaticità possa nascere una donna “salva”.
Qual è la foto che vi rappresenta di più?
Tiziana: Prigioniera di me stessa. Questa foto rappresenta tutta la mia vita, la mia interiorità di prigioniera. Le mani spingono qualcosa che non si vede, ma c’è. La foto è stata inserita anche nell’antologia di Alessia Amato “RivelAzioni al femminile” e con questa foto ho vinto il primo premio al concorso nazionale, “Immagini del Bel Paese”, sezione Tema Libero.
C’è anche un’altra fotografia alla quale tengo moltissimo: “La sposa, muta”, che si è classificata tra le prime 186 foto su 1054 partecipanti da tutto il mondo al concorso internazionale “Relazioni” della Fondazione Zoe.
Rosa: Tutto ciò che rappresento è parte di me, ma ciò che più, oggi, rappresenta il mio pensiero è lo scatto della donna incinta con, di lato, un quadro. “Siamo tutti figli della stessa anima”
Con questo scatto intendo esprimere il mio desiderio di un mondo diverso, nel quale tutti sono diversi, ma tutti hanno uguali opportunità.
Quali sono stati ad oggi i vostri impegni e quali per il futuro?
Rosa: A gennaio la famosa rivista di cultura ed arte “URBIS ET ARTIS” ha pubblicato la foto qui sotto inserita.
Ho collaborato con la poetessa Silvia Calzolari alla sua nuova silloge 2013 “Ho-oH“, realizzando scatti per le sue poesie.
Sono presente con alcune mie foto nel blog “Filosofia dell’amore erotico” ideato e realizzato da Francesco Alberoni e Maria Giovanna Farina, per la rubrica Paritismo
A novembre parteciperò alla mostra evento organizzata da Sergio Malfatti e Massimo Giusto, nella session New Art .
Attualmente ho in corso un progetto, con lo scultore Antonio Santoro: il mio impegno è quello di interpretare le sue opere. Realizzeremo di questo lavoro, una mostra che si terrà, prossimamente, al “Carlo V” di Lecce.
Il secondo è un progetto-denuncia rivolto a destare l’ attenzione verso i soggetti più esposti alla cultura della sopraffazione.
Tiziana: Ho, in corso di realizzazione, un progetto con il fotografo Alfredo De Lucreziis. Parleremo della donna con sessanta immagini di sessanta personalità pugliesi e i simboli che hanno formato le loro personalità: una sorta di parallelismo tra la donna di riferimento che ha segnato la loro vita e loro stesse, un guardare dal punto di vista del riferimento ideale formativo. Il personaggio ideale, dalla loro testa, uscirà per essere personificato dalle protagoniste nella loro quotidianità.
Di prossima pubblicazione c’è anche un libro che verrà pubblicato dall’editore Domenico Sellitti, della casa editrice Edit@, a più mani e soprattutto femminili, che parlerà dell’amore erotico, con nudi femminili dal puro e sensuale significato sessuale.
Di solito i nudi vengono associati a mancanza di pudore, ma per me non avere pudore è solo di chi desidera spogliare la persona nella sua intimità senza chiederne il permesso. L’intimità è sacra e non va violata.
In questo momento sto curano un progetto con l’artista Luigi Pignatelli, vittima di diversi attacchi omofobi e a brevissimo verrà pubblicato, a riguardo, un suo libro “La scala di carne” corredato dalle mie fotografie
L’intervista finisce e guardo le due artiste mentre si allontanano a piedi, la mia strada di ritorno sarà su di un’autostrada verso il nord, di un mondo che a me si è aperto e non potrà mai essere sud.
“Ciò che la fotografia riproduce all’infinito ha avuto luogo una sola volta: essa ripete meccanicamente ciò che non potrà mai più a ripetersi esistenzialmente. In essa, l’avvenimento non si trasforma mai in altra cosa: essa riconduce sempre il corpus di cui ho bisogno al corpo che io vedo; è il Particolare assoluto, la Contingenza sovrana, spenta e come ottusa, il Tale, in breve la Tyché, l’Occasione, l’Incontro, il Reale nella sua espressione infaticabile”
Ronald Barthes