Scelta Civica: accuse tra Monti, Casini e Mauro

Creato il 19 ottobre 2013 da Retrò Online Magazine @retr_online

Photo credit: massimilianoscarabeo / Foter / CC BY

Il giorno dopo le pesanti dimissioni e le accuse dell’ex premier Mario Monti da Scelta Civica, il movimento che ha contribuito a fondare, non si placano le polemiche e le divisioni all’interno della compagine centrista. Le dure parole di Monti, soprattutto nei confronti dell’ex “alleato” Casini e di Mario Mauro, ministro del Governo Letta: “sono stato tradito da coloro che mi hanno chiesto di formare un partito per portarli o riportarli in parlamento. Mauro e Casini ritengono che l’appoggio al governo debba essere senza se e senza ma”. Linea non condivisa da Mario Monti, che vorrebbe una Scelta Civica meno dipendente da Pd e Pdl nelle decisioni importanti. A quanto pare però, all’ex premier non è andato giù soprattutto il pranzo organizzato tra Mario Mauro e Berlusconi e Alfano, nell’ottica della possibile costruzione di un partito più incentrato sul Ppe (compagine europea alla quale aderisce anche il Professore), senza la prevista uscita del Cavaliere dall’agone politico. Casini però rispedisce al mittente le accuse e attacca a sua volta Monti: “non voglio che si riverberino su di me problemi che non riguardano il mio partito. Le accuse di Monti nei miei confronti sono ridicole. Non è accettabile il suo comportamento rissoso”. Casini sottolinea poi come il voto per la decadenza di Berlusconi sia un suo “affare di coscienza”. I rumors danno per quasi cerca la formazione di un nuovo gruppo al Senato, con i 12 senatori di Scelta civica, tra cui Casini e Mauro, che costituirebbero una possibile “testa di ponte” per transfughi dal Pdl, in chiave post berlusconiana, ma che guarderebbe anche ai moderati cattolici all’interno del Partito Democratico. L’ennesima compagine di centro, Scelta Civica, che sembrava determinare la fine di un bipolarismo muscolare e puntava, con la figura autorevole ma discussa di Monti, a offuscare il ruolo di Berlusconi come leader unico del centrodestra, cade ancora una volta per le divisioni interne tra personalità storiche. L’ennesima riprova di come i popolari, in questo paese, pur lamentandosi delle collocazioni attuali, non abbiano poi tanta voglia di abbandonare il nido.


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