Costretta al riposo, non riesco a cimentarmi in nessuna attività intellettuale, come invece pensavo che avrei fatto. Così, potrei dire, “sto”. Nel nascondiglio, ben celata agli sguardi di fuori, tengo strette le mie speranze, come se un’arma efficace a proteggerle consistesse proprio nel tenerle al chiuso, nell’evitare il più possibile di manifestarle. E loro si lasciano proteggere, crescono al riparo da tutto, sebbene lo scenario globale sia colmo di ombre e d’incertezze, e irrisolto e irrealizzato l’individuale. E insieme alle speranze, io: che ritrovo chi sono e vado a colmare così il vuoto che c’è altrove, dipingendo di chiaro le ombre.
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