Human Highway, per conto di Banzai, ha condotto una ricerca di analisi del panorama dell’informazione online nel nostro Paese. La ricerca, alla sua terza edizione, presenta le dimensioni del fenomeno e approfondisce i dati di lettura da mobile, la stima del numero di lettori online a pagamento e la dinamica di acquisizione e diffusione delle notizie.
I risultati della ricerca sono stati forniti al committente all’inizio di giugno ed anticipati ad un pool di professionisti all’inizio dei questo mese per poi essere resi disponibili pubblicamente stamane. Nelle slide di sintesi dei principali risultati sotto riportate, oltre alla decodifica dei ricercatori di Human Hiughway, sono stati inseriti i commenti del sottoscritto e di Luca Conti forniti alla società di ricerca come feedback dopo aver ricevuto in anticipo le informazioni contenute rispetto alla loro diffusione pubblica.
Nella lettura dei risultati va tenuto a mente che gli intervistati sono stati selezionati esclusivamente tra coloro che hanno accesso ad Internet escludendo dunque una larga fetta della popolazione italiana.
Le mie personali considerazioni dall’analisi dello scenario dell’informazione italiana, per punti, in estrema sintesi, sono:
I tablet, che sono quelli dai quali l’industria dell’informazione può immaginare di ottenere dei ricavi, e che forniscono un’esperienza di lettura degna di questo nome contrariamente alla lettura da smartphone che consente al massimo news snacking, sono ancora una nicchia. Mercato piccolo. I grandi quotidiani dovrebbero finanziare/facilitare/promozionare l’acquisto dei tablet a condizioni di grande vantaggio, come fanno alcuni in USA, per aumentare rapidamente penetrazione. In tal caso ovviamente il costo di acquisizione del cliente diventerebbe molto elevato, da spalmare su più anni, sperando di non perderlo per strada. In alternativa troveranno la loro maturazione nel giro di una generazione e quelli che notiamo ora sono piccoli trend anno su anno che diventano rivoluzionari solo dopo che si sono accumulati nel lungo periodo; per non meno di 15-20 anni.
Che tra la popolazione online primeggino in caso di notizie importanti i motori di ricerca e la TV la dice lunga sulla debolezza dell’attuale proposta informativa nel nostro Paese.
Vedendo i tempi di permanenza su siti web dei quotidiani online [ed i contenuti proposti], credere che per approfondire le persone vadano sui siti dei giornali è decisamente poco credibile o comunque definisce un concetto di approfondimento molto aleatorio.
Il confronto, lo scambio sociale, di una notizia continua ad avvenire prevalentemente di persona, come mostra l’ultima slide della presentazione. Internet pesa il 16% mentre il confronto personale si assesta al 60% dei casi. L’amplificazione delle notizie prodotta dalla Rete passa per Facebook con buona pace del newswire per eccellenza: Twitter. Nel periodo preso in considerazione dalla ricerca vi sono state 2,6 milioni di segnalazioni su Facebook, 750mila tweet / retweet, 1 milione di post e commenti sui blog [con buona pace per quelli che sostengono che i blog sono morti] e 600mila segnalazioni via mail.
Quest’anno, per la prima volta, la ricerca ha anche analizzato la fisionomia e l’immagine delle testate [12 ma in realtà 11 perché Lettera43 ha avuto troppi pochi casi] a confronto una con l’altra. L’esame delle testate è sempre fatta a confronto – una vs un’altra - e sempre fatta su lettori delle due testate, quindi non per sentito dire ma per esperienza.
Emerge con chiarezza che i newsbrand restano quelli che nascono dalla carta, gli all digital, ahimè, non sfondano dopo anni da loro lancio ormai. Il Fatto Quotidiano, di carta e online, è l’unica vera novità significativa nel panorama dell’informazione italiana.
I grandi quotidiani cartacei italiani attirano sui loro siti Web milioni di lettori abituali ogni mese. Le nuove testate pure digital hanno audience molto più contenute e sono spesso lette in affiancamento a una testata tradizionale, come prima o seconda scelta.