26 GIUGNO – Bandiere bianche, rosse, nere vengono pigramente sventolate dal vento nella grande Piazza del Popolo di Roma. È sabato 16 giugno, lo stesso giorno in cui il generale Robert Mood ha sospeso in Siria la missione degli osservatori Onu a causa della repentina escalation di violenze.
Nelle medesime ore la città eterna accoglie una manifestazione voluta dalle associazioni come“ Giù le mani dalla Siria”o “Associazione Amici Italia Siria” e promossa in particolare dalla rete grazie all’azione del sito Siryan Free Press.
Proprio secondo questo sito il gruppo“ nutrito ed eterogeneo” che ha partecipato al raduno ha manifestato in sostegno “ al governo di Bashar al Assad in questo periodo sotto attacco terroristico e mediatico/terroristico” .
Sotto il sole romano si sono dunque trovati fianco a fianco gli esponenti di gruppi di ideologia comunista e alcuni elementi di estrema destra.
Il sodalizio tra due mondi politici così marcatamente antitetici si è esemplificato nelle figure di Ouday Ramadam, in passato consigliere del partito comunista di Pisa e attualmente capo spirituale della comunità alaouita vicina alle posizioni religiose della famiglia di Assad, e del suo alleato Filippo Pilato Fortunato, che ha precisato la natura delle sue simpatie politiche con l’iscrizione a Forza Nuova.
Un esordio del raduno filo-regime si è avuto il 31 maggio quando cinquanta italiani e siriani si sono fatti sentire davanti alla sede dell’ambasciata siriana.
Le tesi dei dissonanti manifestanti, di cui uno dei principali megafoni è attualmente la giornalista del “Manifesto” Marinella Correggia, si riferiscono al ruolo determinante svolto da Washington e da Tel Aviv nel favorire i ribelli contro il “regime nazionale e socialista di Assad”.
I sostenitori di quello , internazionalmente è stato definito un dittatore, sottolineano come il capo della Siria sia invece uno degli ultimi oppositori all’avanzata dell’affamato imperialismo americano, liberista e sionista.
Posizioni che trovano non poche contestazioni nel tribunale d’opinione che è la rete. Non per niente secondo alcuni tra i più disparati blog specialisti in materia medio-orientale l’assunto che vede la rivolta libica prima e la rivolta siriana poi partorite solamente dalle istanze economiche americane, non trova conferme di sorta. È anzi una grave offesa alla genuinità delle contestazioni popolari. E alla stessa invocatissima democrazia.
Mentre il dibattito consacrato dall’ adunanza di Piazza del Popolo si sposta sul web, al di là del Mare Nostrum imperversa la violenza impazzita dei ribelli e del regime con le stime più recenti della Mezzaluna rossa che riferiscono di 350.000 civili disagiati necessitanti di aiuti umanitari nella sola provincia di Idlib.
Miryam Scandola