Scheckter, l’unico sudafricano campione del mondo

Da Carlo69 @F1Raceit

La carriera in Formula 1 di Jody Scheckter, il sudafricano che nel 1979 ha conquistato il mondiale piloti con la Ferrari.

Jody Scheckter nasce il 29 gennaio 1950 a East London, in Sud Africa. Il suo debutto in Formula 1 avviene nel 1972, come terzo pilota McLaren, nel Gran Premio degli Stati Uniti. Dopo un settimo posto in qualifica, in gara riusce ad issarsi in terza posizione, finché un testacoda non lo fa retrocedere fino al nono posto finale.

Nel 1973 Scheckter ha la possibilità di disputare altri cinque Gran Premi sempre con McLaren non ottenendo risultati di rilievo, pur facendosi notare spesso nelle prime posizioni. Viene spesso coinvolto in diversi incidenti, il primo dei quali al Gran Premio di Francia, dove, durante il doppiaggio di Jean-Pierre Beltoise, è protagonista di una collisione con la Lotus di Emerson Fittipaldi, fino a quel momento leader della classifica piloti. Due settimane più tardi, al Gran Premio di Gran Bretagna a Silverstone, un suo testacoda causa una terrificante carambola che coinvolge nove vetture. Il terrificante incidente pone anche fine alla carriera di Andrea De Adamich, che riporta nell’urto contro il guardd-rail fratture alla caviglia destra.  A seguito dell’episodio, su pressione della Grand Prix Drivers’ Association (GPDA) la McLaren lo mette fuori squadra fino al Gran Premio del Canada. Durante la gara si urta con la Tyrrell di Francois Cevert. Il francese e il sudafricano vengono alle mani. Cevert.  che, sceso dall’auto aggredendolo. Ken Tyrrell, nonostante l’irruenza dimostrata fino a quel momento da Jody, intravede il talento.

(Jody Scheckter al volante della Tyrrell 1974)

Ken gli propone un contratto  accanto a Cevert, in sostituzione di Jackie Stewart, che, a fine stagione, avrebbe annunciato il ritiro. Cevert purtroppo perde la vita durante le prove del Gran Premio degli Stati Uniti a Watkins Glen. Scheckter sarà il primo a giungere sulla scena dell’incidente. Il sudafricano si ritrova comunque in Tyrrell. Sui tempi della firma del contratto per la Tyrrell, ci sono comunque ipotesi divergenti, se questo avvenne prima dell’incidente del Glen e soprattutto riguardo l’annuncio del ritiro di Stewart, tenuto nascosto fino all’ultimo.

Per il 1974 Scheckter fa coppia con Patrick Depailler. Ken Tyrrell cerca di smussare l’aggressività del sudafricano .Nei primi Gran Premi, sembra non essere una stagione esaltante e Scheckter veleggia intorno a metà classifica. Poi, con il debutto della nuova Tyrrell 007 cominciano ad arrivare i primi punti: dopo un quinto posto nel Gran Premio di Spagna, Scheckter conquista il suo primo podio con un terzo posto nel Gran Premio del Belgio. Dopo un secondo posto a Monaco, ottiene poi la sua prima vittoria nel Gran Premio di Svezia, guidando la corsa fin dai primi giri e realizzando una doppietta con il compagno di squadra Patrick Depailler. Un altro successo giunse al Gran Premio di Gran Bretagna e, grazie anche a numerosi altri piazzamenti in zona punti, Scheckter riusce ad ottenere il terzo posto finale nella classifica piloti, dopo essere stato in lizza per il titolo con Emerson Fittipaldi e Clay Regazzoni fino all’ultima gara di Watkins Glen.

Il 1975 con la Tyrrell 007, porterà solo la vittoria nel Gran Premio di casa in Sudafrica, un secondo posto in Belgio ed un terzo a Silverstone. Chiude la stagione al 7° posto, comunque davanti al compagno di squadra Depailler.

Il 1976 è l’anno della rivoluzionaria Tyrrell P34 a 6 ruote. Derek Gardner tenta il jolly. La rivoluzione però non riesce. Pur con mille difficoltà di sviluppo, e’ l’unico pilota a vincere con una Formula 1 a sei ruote. Nel Gran Premio di Svezia Scheckter vince davanti al compagno di squadra Depailler. Arriva secondo nei Gran Premi di Monaco. Gran Bretagna, Germania e Canada, arrivando alla fine di nuovo terzo nel mondiale piloti.

(Jody Scheckter al volante della Tyrrell a 6 ruote)

Nel 1977 passa alla Wolf, vettura debuttante in Formula 1, ma che si dimostrò subito molto competitiva. Progettata da Harvey Postlethwaite è una vettura veloce eche gli consente di vincere tre Gran Premi. Al debutto in Argentina, a Monaco e in Canada. Purtroppo per Jody i numerosi ritiri nella parte centrale della stagione danno un colpo decisivo per le sue speranze mondiali. Finisce comunque secondo in classifica finale dietro Niki Lauda che vince il suo secondo mondiale con la Ferrari.

(Jody Scheckter al volante della Wolf)

Il 1978 doveva essere l’anno della consacrazione, ma la Wolf non era più competitiva come l’anno precedente. Nessuna vittoria e come migliori risultati due secondi posti in Germania e in Canada.

Nel 1979 passa alla Ferrari. E’ l’anno della consacrazione. Unisce alla naturale velocità anche una intelligenza tattica che gli consente di essere molto regolare. Pur essendo spesso meno veloce del compagno di squadra, riesce a vincere grazie alla costanza. E’ secondo in Sudafrica e a Long Beach, vince a Zolder ed a Montecarlo. Secondo in Olanda, in un trionfale Gran Premio d’Italia, vince il titolo mondiale, con l’altra Ferrari di Gilles Villeneuve a coprirgli le spalle ed a spezzare il ritmo degli avversari. Sarà un mondiale caratterizzato dalla lotta con la Ligier di Jacques Laffitte e da una seconda parte di campionato caratterizzato dalla forza della Williams Fw07 di Alan Jones. La grande capacità del sudafricano sarà quella di raccogliere punti ovunque. Il suo rivale più pericoloso nell’arco del campionato sarà fu il compagno di squadra Gilles Villeneuve, che però si rivelò sempre correttissimo nei suoi riguardi e nei confronti della scuderia di Maranello, scortandolo al titolo mondiale.

(Jody Scheckter e Gilles Villeneuve 1980)

Il 1980 con la 312 T5 sarà un anno frustrante per la scarsa competitività del mezzo. Solo un quinto posto a Long  Beach, una mancata qualifica a Montreal. Nel mezzo il 15 luglio la conferenza stampa in cui annunciava l’addio al mondo dei motori. Per molti una scelta saggia. Scheckter lascia da campione del mondo.

Nessuno a Maranello immaginava che ci sarebbe stata una attesa lunga 21 anni prima dell’arrivo di Michael Schumacher e la vittoria nel 2000, che ha riportato il mondiale piloti a Maranello. Con Jody Scheckter e Gilles Villeneuve, si chiude un periodo importante della storia della Ferrari e dello sport dei motori. Se ne apriranno altre. Ma a Maranello stanno arrivare parecchi dolori e frustrazioni, e poche gioie.

Jody Scheckter è l’unico pilota sudafricano ad essersi aggiudicato il titolo iridato in Formula 1.

Il pilota e l’uomo

Jody Scheckter, sudafricano, detto il piccolo orso (il grande orso era così chiamato Denis Hulme) o semplicemente l’”orso”, appellativo affibiatogli appena arrivato a Maranello.

Jody vince il suo mondiale nella maniera opposta a come aveva iniziato la sua carriera. I primi anni sono quelli dell’aggressività e della ricerca del limite, andando spesso oltre. Poi grazie a Ken Tyrrell e ad una intelligenza agonistica non comune, riesce ad affinarsi. Nel 1979 la veloce ed affidabile 312 T4, un ottimo lavoro di squadra e il rapporto con Gilles Villeneuve, che li porterà ad una amicizia duratura, gli consentono di conquistare l’alloro iridato. Jody ci mette le ottime capacità di collaudo e di cura del dettaglio, unite ad una regolarità degna del Lauda degli anni migliori.

Scheckter vinto il titolo mondiale è appagato. Pone il problema della sicurezza e inizia a pensare ad altro. E’ la parabola del campione. Queste parole di Enzo Ferrari sono la sintesi perfetta della parabola del pilota e professionista: “Scheckter, grintoso sudafricano di famiglia lituana, lo osservavo con interesse e simpatia da due anni, convinto che la sua esuberanza l’avrebbe portato, con l’adeguata assistenza tecnica di una squadra professionale ai vertici mondiali. … Soltanto nel 1979 ha potuto correre con noi, coronando quel successo al quale lo ritenevo predestinato e dimostrandosi non solo un combattente audace, ma anche un razionale calcolatore di risultati intermedi. Qualità, questa, che probabilmente nessuno gli avrebbe precedentemente attribuito. Con Scheckter ho sperato che risultasse smentita la mia teoria sulla parabola dei campioni del mondo e invece anche lui non ha fatto eccezione alla regola. Chiese un giorno di parlarmi. Mi raccontò della famiglia, del secondo figlio, dei suoi interessi finanziari in Europa, del suo desiderio di sistemarsi per il futuro a Montecarlo rinunciando alle corse, da bravo previdente uomo d’affari. Lo confortai nella sua decisione, ricordando il tumulto dei sentimenti di pilota quando, nel 1931, stava per nascere il mio Dino. Scheckter, presentatosi alla Ferrari come personaggio curiosamente difficile, mi ha lasciato il ricordo di un uomo dimostratosi leale e di ottimi sentimenti. Quando lo vedo alla televisione, ascolto il suo commento e sento che la sua passione sportiva è tutt’altro che spenta”.

(Jody Scheckter con Forghieri)

C’è tutto Jody Scheckter in queste parole. Capace di costruire un rapporto di amicizia solido e vero con Gilles Villeneuve, capace di essere apprezzato, da subito da tutto il Team Ferrari. Anche dopo il ritiro, rimarrà amico di Gilles e con lui si recherà a Maranello nel 1982 dopo i fatti di Imola, per supportarlo e ricercare un appoggio che il canadese non troverà.

Scheckter dopo il ritiro a fine 1980, si allontana dal mondo delle corse.

Nel 1981 lascia la moglie e va negli Stati Uniti. Ma quando Gilles muore nel 1982, la lealtà e  di Jody viene fuori: ritorna a Montecarlo per aiutare la famiglia Villeneuve a superare i momenti difficili. Alle corse non ci ha pensato più. E’ diventato un importante uomo d’affari con una azienda di produzione di armi sofisticate. Oggi ha una farm nei pressi di Londra dove si dedica alla sua prima passione, che coltiva, nel vero senso della parola, fin da bambino: l’agricoltura biologica.

(Jody Scheckter oggi nella fattoria di Laverstoke Park in Inghilterra)

Jody ha provato ad allonarsi dal mondo dei motori ma poi ha iniziato a seguire i suoi figli Tomas e Toby nella loro carriera agonistica.

di Carlo di Berardino e Giulio Scaccia


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