Il nostro coinquilino, Monkey-Boy, nonostante facoltà mentali e sembianze da australopiteco ha finalmente preso un bel 30. Vuole tornare al suo bel paesello che conta 20 abitanti (incluse le 7 pecore), ma noi lo dissuadiamo convincendolo che in serata gli faremo la festa. Lui non coglie la sottigliezza e alle 2 parte il Gavettone Night. Ingenuamente Monkey inizia a inseguirmi con un secchio pieno d'acqua. La porta d'ingresso è sbarrata e il pavimento è sdrucciolevole perché ci sono due dita d'acqua. Mi dico: se devo fracicarmi voglio farlo con orgoglio. Torno sui miei passi e lo punto. Lo travolgo scivolando per terra in un groviglio di arti. Giorgio è in disparte e si gode la scena dopo averne creato i presupposti. Come in un film si spengono le luci e quando si riaccendono il ragazzo è per terra con le mani incrociate sul muso per contenere il dolore. Giorgio: "Monkey, che hai?" Monkey: "Mi sono rotto i denti." Giorgio: "Non dire cazzate." Monkey con tono sofferente e un po' risentito: "Ti ho detto che mi sono rotto i denti!" Noi: "Fa' vedere!" Si è spaccato gli incisivi. Durante la pattinata sull'acqua ha tentato di restare a galla aggrappandosi con i denti al tavolino di vetro, testimone inconfutabile dell'accaduto. Trattasi di un tavolino in vimini verde polvere su cui è appoggiato una piccola lastra di vetro alta mezzo centimetro e poco più, ora cimelio al museo dello scherzo di Palermo. Monkey-Boy è stato sconfitto e forse girerà il mondo con i monaci Shaolin per infrangere nuovi Guinnes-World-Record . Ormai ne abbiamo perse le tracce. Ma noi abbiamo avuto la nostra prova del fuoco in mezzo all'acqua. Ci ammazziamo dalle risate senza lasciarci la pelle.
La metropoli richiede nuove avventure da tramandare ai posteri e Halloween è l'occasione giusta. Giorgio ha terminato da poco uno dei suoi spossanti esami che lo hanno tenuto incollato sui libri per giorni interi, mentre io mi trastullavo tra una pennichella e un'altra. Ora è disposto a tutto pur di scaricare la tensione accumulata nei mesi precedenti, leopardianamente ricurvo su manuali dalle dimensioni bibliche. È sera e gli dico: "Giorgio, ma che cazzo dobbiamo fare a casa? Andiamo a fare un giro." Mangiamo al Mac ed ho una delle mie pericolose intuizioni. "Perché non andiamo a fare uno scherzo a mia sorella? Vive con 4 ragazze. Facciamogli prendere un po' di paura." E nell'attesa di mettere a punto il piano ci facciamo dare due bei sacchi dell'immondizia neri, ché non si sa mai che domani finiamo sui giornali. Raggiungiamo il luogo prestabilito. Primo problema. C'è un cancello di cinta. Lo scavalchiamo agilmente. C'è un altro portoncino. "Cazzo." gli dico: "Giorgio, trova una scusa e fatti aprire da un condomino. Fallo tu che a me viene da ridere." Ci aprono al volo. "Però, Alcatraz! Qui possono dormire sonni tranquilli!" Intanto il piano è chiaro. Dobbiamo mettere uno stuzzicadenti nel citofono (stratagemma già collaudato) per farle uscire di casa. Dobbiamo affrettarci a salire al 7° piano per fare irruzione mentre una di loro esce dall'appartamento. Devo individuare mia sorella, che con il sacco d'immondizia addosso non può riconoscermi, e schiaffeggiarla in memoria dei tempi passati approfittando del panico generale.
Ma qualcosa va storto. Le ragazze rispondono al citofono, ma non si muovono. Non escono allo scoperto. Diamine. Dobbiamo creare un diversivo e indossati i sacchi dell'immondizia che un altro po' ci soffocano con un frusciosissimo effetto serra, blocchiamo l'ascensore al 4° piano e ci avviamo rumorosamente al 7°. Bussiamo energicamente alla porte per incutere maggiore terrore. Sento urlare da dentro "Fate presto! Sono qui! Sono qui! Fate presto!" Mi balena un sospetto. Sento L'ascensore sbloccarsi. Ho capito. Dico a Giorgio: "Togliti il sacco. Che questi ci sparano. Hanno chiamato la polizia!!!" Battiamo ancora più energicamente sulla porta invocando il nome di mia sorella. E lei, riconoscendo la voce, rassenerata tranquillizza le amiche con un "È quella minchia di mio fratello!" Ci aprono e confermano che sono arrivate 3 pattuglie. I passi degli anfibi sui gradini suonano più nitidi e minacciosi. E ora? Ci nascondiamo nella vasca da bagno fingendoci amanti nell'eventualità di essere scoperti? Paventiamo l'ipotesi di far dire alle ragazze che è stato una falso allarme, che è stata solo una loro impressione? No. Mia sorella è irremovibile. Bisogna dire la verità e tutto andrà per il meglio. Tanto il culo è il mio...
Entra la polizia. Incazzata per la fretta che gli è stata messa dalle ragazze vocianti sul balcone. Attraversano il corridoio e trovano mia sorella che gli dice: "E' stato solo uno scherzo infantile. Ci dispiace avervi disturbato. È stato mio fratello con un amico." E il poliziotto con una faccia resa ancora più cattiva da una pelle butterata risponde: "Possiamo vederli questi due simpaticoni?!?" Io e Giorgio, persa la spavalderia di qualche ora fa, usciamo dall'angolo in ombra come due scolaretti beccati a fregare le merende e abbozzando un mezzo sorriso diciamo: "Salve!" E lui: "Seguitemi." Nel frattempo è arrivato l'ultimo della pattuglia. E' ansimante e sudato marcio, reparto ele-fanteria. Alla difficoltà di arrivare al 7° piano a piedi s'è aggiunta quella di far passare nella rampa delle scale un girovita più ingombrante di un'anta di armadio condotta orizzontalmente. È appena arrivato ma siamo già pronti per scendere giù a redigere il verbale. Entra in ascensore ed entriamo un po' a pressione, l'ascensore non parte e non vorrei fargli notare che potrebbe essere il peso eccessivo. Meglio di no per questa volta.
Le pattuglie sono 3. I lampeggianti sono accesi. 6 poliziotti ci girano attorno irrequieti. Mi avvio verso la volante e provo ad aprire lo sportello posteriore, ma con delusione noto che la portiera è bloccata. Il cattivo mi dice con tono cavernoso: "Ma dove stai andando?!?" E io con tono svampito: "Non ci portate in questura?" (e io che mi immaginavo già legato a una sedia, nudo, ad incassare colpi di giornale bagnato) "NO! Dobbiamo denunciarvi per procurato allarme!" e io "Procurato allarme? Denunciate mia sorella piuttosto. Vi ha chiamato lei, è lei che ha procurato l'allarme! Sa com'è? sto facendo dei concorsi, non vorrei compromettermi la carriera, etc., etc..." E lui abbozzando un mezzo ghigno soddisfatto e con l'occhio rilucente di sordida soddisfazione ribatte: "L'hai già compromessa." e inizia a gonfiare la vicenda in maniera così inverosimile parlando di giudici, sentenze e quant'altro che io e Giorgio quasi gli scoppiamo a ridere in faccia. Così fingendo apprensione per i risvolti di quanto appena accaduto pensiamo "Ciccio, siamo universitari, mica idioti!"... e poi se penso che mio padre è stato convocato al tribunale militare per uno scherzo telefonico, praticamente questa è stata una passeggiata di salute.