Davanti all’altare di una magnifica chiesa, splendente d’oro e d’argento e illuminato da un gran numero di torce, stava un prete, nel suo bel vestito, in uno splendido mantello. Era un uomo corpulento, venerando, con guance rosse, con una barba ben coltivata. La sua voce suonava armoniosa; nei tratti del suo volto era alterigia. L’apparizione di questo prete eguagliava in splendore e pienezza la chiesa stessa. Ma la comunità presentava ben altro quadro. Si componeva, in massima parte, di poveri operai e contadini, di vecchie donne e mendicanti. Il loro abito era logoro ed esaltava il caratteristico odore della povertà. I volti sparuti portavano il segno della fame, le mani mostravano le tracce di un duro lavoro. Era la miseria. Il prete bruciò incenso davanti alle immagini sacre; poi devoto e solenne, innalzò la sua voce e predicò: Miei fratelli in Cristo! Il nostro amato Signore vi ha data la vita ed è vostro dovere di esserne contenti. Ma ne siete voi contenti? No! Voi non avete fede sufficiente nel nostro amato Signore e nei suoi santi miracoli. Voi non date alla chiesa, con quella generosità che dovreste, una parte del vostro guadagno! E poi, voi non ubbidite ai vostri superiori. Voi opponete resistenza alle potenze del mondo, allo zar e ai suoi servitori. Voi disprezzate le leggi. Ma nella Bibbia sta scritto: Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio. Voi però non lo fate. E sapete voi che cosa significa tutto ciò? Tutto ciò è peccato mortale! In verità, io vi dico, è il diavolo che vi tenta, che vi induce a camminare per questa via! Si, è lui che tenta le vostre anime; e voi delirate che sia la vostra libera volontà, che vi fa agire in questo modo. Ma è la volontà del diavolo, non la vostra. Egli arde già dalla brama di possedere le vostre anime. Egli danzerà davanti alle fiamme. Perciò io vi metto in guardia, o miei fratelli. Abbandonate la via della dannazione! Ancora siete in tempo! Quegli operai, quei contadini, quelle donne, quei mendicanti, ascoltarono la predica tremanti. Essi credevano alle parole solenni del prete. Sospirarono, fecero il segno della croce, baciarono fervidamente il suolo. Anche il prete fece il segno della croce, voltò le spalle alla moltitudine… e sorrise. Ora avvenne, che il diavolo passasse davanti alla chiesa proprio nell’istante in cui il prete parlava in tal modo a quella gente. Sentì pronunciare il suo nome, si fermò davanti alla finestra aperta, stette ad ascoltare. E vide come quella gente baciava la mano al prete, vide come il prete si inchinava davanti all’immagine dorata di un qualche santo e frettolosamente cacciava in tasca il danaro che quella povera gente gli aveva dato per la chiesa. Tutto ciò eccitò il diavolo, che corse dietro al prete, il quale stava uscendo dalla chiesa, e lo afferrò pel suo sacro manto. Ah, ah, prete ben pasciuto! -gli gridò- Chi ti ha detto di dire simili menzogne a questa povera gente traviata? Che tormenti d’inferno hai tu loro dipinti? Non sai tu dunque che i tormenti dell’inferno essi li soffrono in questa loro vita terrena? Non sai tu che i miei rappresentanti sulla terra siete precisamente tu e lo zar? Voi siete quelli che fate loro soffrire le pene infernali, di cui li minacci! Non lo sai? Ebbene, vieni con me! E il diavolo afferrò il prete pel bavero, lo sollevò in alto nell’aria, e lo portò in una fabbrica, in una fonderia di ferro. E il prete vide gli operai correr di qua e di là e fare il loro pesante lavoro sotto quel caldo ardente. Allora il prete, che ben presto ne ebbe abbastanza di quell’aria irrespirabile e di quel caldo cocente, pregò, con le lacrime agli occhi, il diavolo: Lasciami andar via! Lasciami andar via da questo inferno! Oh, amico mio, ti debbo mostrare qualche altro sito ancora! Il diavolo l’afferrò di nuovo pel bavero e lo trascinò sur un campo. Quivi egli vide gli operai intenti alla trebbiatura del grano. La polvere e il caldo erano insopportabili. E il sorvegliante aveva un bastone in mano e batteva spietatamente chiunque cadesse dalla stanchezza e dalla fame. Poi il diavolo portò il prete nelle capanne, in cui abitavano questi operai e le loro famiglie: dei buchi sudici, freddi, pieni di fumo, puzzolenti. Il pio servo di Dio non lo può sopportare. Con le braccia sollevate egli supplica: Lasciatemi andar via di qui!Sì, sì, questo è l’inferno sulla terra! Ah, dunque, lo vedi adesso! Eppure tu promettevi loro ancora un altro inferno! Tu tormenti a morte i loro spiriti, poiché i loro corpi sono già quasi morti! Ma io ti voglio mostrare ancora un altro inferno: uno dei peggiori! Ed egli prese il sacerdote e gli mostrò una prigione, con la sua aria puzzolente, con le molte figure umane, che, avendo perduta ogni forza e salute, se ne stavano distese al suolo, nude, coi corpi consunti. Levati i tuoi vestiti di seta – disse il diavolo al prete - e mettiti ai piedi queste catene pesanti, come le portano questi infelici. Stenditi su questo suolo freddo e sporco. E parla poi a loro di un inferno, che ancora li aspetti! No, no! - rispose il prete – non posso immaginarmi nulla di più terribile! Te ne supplico, lasciami andar via di qui! Sì, questo è l’inferno! E un inferno più terribile di questo non ci può essere! Non lo sapevi? Non sapevi che questi uomini e queste donne, a cui tu fai paura coi quadri di un inferno che li aspetta dopo questa vita, non sapevi che essi sono già nell’inferno qui, qui, ancor prema di morire? Il prete chinò il capo. Nella sua confusione non sapeva da che parte guardare. Il diavolo sorrise maliziosamente. Già, o prete, tu stai per dire che il mondo vuol essere ingannato! Ora, vattene! E lo lasciò libero. E il prete tirò su il lungo mantello, e si mise a correre a tutta forza. E il diavolo lo seguì con lo sguardo, e rise. -meditazione sulla novella di Fedor Michajlovic Dostoiewski-
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RITORNERAI
Lontano dalla tua terra
lontano dal cuore
della tua amata gente
straniero tra stranieri
vendi giorno dopo giorno
la tua forza senza amore.
Fratello emigrante
scacciato dal tuo paese
dalle tue officine
e dai tuoi campi
ritornerai:
Là dove il cuore
si rigonfia d’amore
per le lacrime della tua gente
avrai la vita nuova e vera.
Là dove la tua mano
forte, callosa, sincera
stringerà le nostre mani
forti, callose, sincere
troverai altri fratelli.
-Renzo Mazzetti- (1987)
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