Nasce a Brazzaville, nella Repubblica del Congo, il 18 settembre 1989. Gioca a basket fin da molto piccolo, e diventa per lui una importante occasione per sfuggire alle ristrettezze di una vita non agiata, la sofferenza per la morte della madre prima (a 10 anni) e la incarcerazione del padre durante la seconda guerra del Congo poi (che in cinque anni ha mietuto oltre 5 milioni di vittime), vivendo presso la nonna paterna in condizioni difficili. Fin dai primi anni in Europa, Serge non dimentica le sue radici, di cui è estremamente fiero, e si impegna per il suo paese, con iniziative umanitarie e Camp di preparazione per aiutare i giovani cestisti congolesi del futuro a realizzare il loro sogno così come è accaduto per lui.
Milita fin da subito nelle selezioni nazionali giovanili congolesi, emergendo come uno dei migliori talenti al mondo, vincendo anche il titolo di MVP dei campionati del mondo giovanili nel 2006. Durante un torneo internazionale in Sud Africa viene notato dagli scout spagnoli che lo portano a giocare nella seconda lega del iberica, nel CB L’Hospitalet. Sono gli osservatori NBA stavolta ad osservarlo in questa stagione, e attratti dalle sue enormi doti atletiche, intuendone le potenzialità lo propongono per il draft 2008 dove viene scelto dagli allora Seattle Supersonics con il numero 24, diventando così il primo giocatore dalla repubblica del Congo ad essere scelto. Serge viene lasciato però a giocare ancora in Spagna, stavolta in una squadra di Liga ACB, il Manresa. Intanto la franchigia trasferitasi ad Oklahoma City e assunto il nome di Thunders, decide di dargli una possibilità nel roster e lo richiama per la stagione 2009/2010 nella quale esordisce in NBA. Al suo primo anno gioca poco ma riesce ugualmente a mettersi in mostra, soprattutto per le sue doti fisiche che coniuga in maniera perfetta in fase difensiva. Trascorre così il suo intero primo anno ad imparare parallelamente il gioco della lega delle stelle e la lingua inglese, con l’aiuto soprattutto dell’amico e allora compagno di squadra Moses Ehambe. In un anno passa da giocatore dalla grande fisicità ma dal talento grezzo ad affidabile sesto uomo da schierare quando c’è da intensificare la fase di gioco senza palla.
Dalla stagione in corso, 21enne, i miglioramenti con la palla tra le mani e fronte al canestro stanno facendo guadagnargli sempre più credito nelle scelte di coach Scott Brooks, tanto che, potendo giocare sia da ala grande sia da centro, insidia la “startingship” del titolare Jeff Green. Dice a proposito di ciò che il suo allenatore vuole da lui:
“Il coach mi chiede di dare energia alla squadra, di essere uno che difende duro, prende rimbalzi, stoppa e cambia il gioco grazie alla mia intensità.”
In questa che potrebbe essere l’annata della sua definitiva consacrazione di fronte al grande pubblico, l’occasione gli verrà concessa il prossimo febbraio nella Los Angeles di Bryant e Phil Jackson, durante lo Sprite Slam Dunk Contest, in occasione di uno dei momenti più amati e seguiti di tutto l’All Star Week-End e di tutta la stagione, nel quale davanti a decine di milioni di spettatori in tutto il mondo misurerà la propria attitudine allo schianto acrobatico con il ferro insieme ad altri protagonisti della scena NBA come JaVale McGee, DeMar DeRozan e Blake Griffin.
Le luci si sono appena accese su questo giovanissimo talento del basket professionistico made in USA, ma considerando la sua età e i miglioramenti raggiunti soltanto in questa prima metà di stagione, nonchè il suo grande appeal sul pubblico (c’è chi ricorda in lui l’amatissimo Shawn Kemp dei Sonics anni 90) c’è da scommettere che di Serge Ibaka probabilmente si continuerà a parlare a lungo e magari unitamente agli OKC come futura stabile contender per l’anello per i prossimi anni.