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Schiaffi ai politici

Creato il 13 dicembre 2012 da Cren

kunwar nepalE’ diventato un eroe il ragazzotto (23 anni) Padam Kunwar che ha preso a schiaffi, durante un meeting a Kathmandu lo scorso novembre, il leader maximo dei maoisti Pushpa Kamal Dahal. Il ragazzo ha sintetizzato con lo schiaffone il risentimento dei simpatizzanti maoisti verso l’assimilazione dei loro capi nel sistema di potere nepalese, fatto (come quasi ovunque) di arricchimento personale e famgliare, corruzione e nepotismo. Nei mesi scorsi simpatizzanti del Congresso e dell’UML (gli altri due grandi partiti) avevano schiaffeggiato i rispettivi leaders: CPN (UML) Chairman Jhalanath Khanal e Nepali Congress President Sushil Koirala (segnalato come futuro primo ministro).

Per i simpatizzanti maoisti suona strano che dopo 10 anni di guerriglia dedicata alla elevazione economica dei contadini e del Nepal dimenticato delle colline, l’unica cosa fatta dal governo a guida maoista siano 34 chilometri di allargamento stradale a Kathmandu. Peraltro non completate e con macerie e polvere ovunque e centinaia di persone che si sono visti buttar giù la casa con compensi minimi. Ma sappiamo, per esperienza nazionale, che i lavori pubblici sono una bella fonte di mazzette.

La palude in cui è finita la riforma istituzionale nepalese dopo la guerriglia e la caduta della monarchia è, comunque, responsabilità anche degli altri due maggiori partiti (e da qui gli schiaffoni ai leaders) che non sono riusciti a produrre una costituzione, una legge elettorale, un sistema di governo. La fine dell’Assemblea Costituente e il governo ad interim del maoista Bhattarai sono un paradosso istituzionale a cui il presidente Ram Baran Yadav ha cercato di rimediare imponendo ai partiti una serie di ultimatum (il terzo di una settimana oggi)per formare un governo d’unità nazionale per portare il paese, in modo condiviso alle elezioni (forse a marzo). I partiti continuano a litigare, Bhattarai resta  al governo e il paese rimane bloccato (sviluppo, economia, riforme, etc.). Yadav ricorda il nostro napolitano e i suoi appelli per una nuova legge elettorale, per una pulizia nei partiti e via discorrendo; presenza inutile e , a volte, dannosa (vedi raccomandazioni mancino) e che costa ai contribuenti italiani 100 volte tanto rispetto al suo collega nepalese.

Ma torniamo a Kunwar, alla ricerca di fortuna fra Doha e Kathmandu, fuggito dal suo villaggio perso fra le colline del Nepal occidentale (Rajkut VDC -2 of Baglung), proprio dove più forte è stato l’appoggio ai guerriglieri maoisti durante il conflitto. La sua casa fu distrutta dai militari, la sorella e il fratello feriti gravemente durante i combattimenti e diventati comandanti di plotone del People´s Liberation Army (PLA). La sorella ha ancora una pallottola nell’addome e il fratello, che gestisce un negozietto di verdura, non si è più ripreso dalle ferite. “Nessuno se ha più pensato alle cure dei mie famigliari”, ha dichiarato Kunwar, nelle sue numerose interviste, “nessuno si occupa dei combattenti che hanno sofferto e in alcuni casi perso tutto. I capi hanno pensato solo ad arricchirsi e a prendere potere a Kathmandu”. I suoi famigliari raccontano che Kunwar era incazzato nero nel vedere i leader di partito fare una vita lussuosa mentre lui e la sua famiglia erano in difficoltà.

Anche lui abbandonò gli studi per la guerriglia, poi migrò in Quatar, e infine tornò a Kathmandu per fare il cuoco. Lo schiaffeggiamento gli è costato un sacco di botte da parte delle guardie del corpo di Prachanda, un po’ d’sopedale, una settimana di carcere e un po’ di popolarità. E’ il ragazzo del villaggi, vestito sempre con il giubbotto di finta pelle e perso e incazzato nella città.  Però è diventato un simbolo; il “mood” della gente verso i politici è negativo, i volti dei leaders dei maggiori partiti sono finiti sulla carta igienica e a Kunwar sono giunte donazioni per pagare la cauzione. Alla fine, visto che stava diventando un eroe dell”antipolitica” anche lo schiaffeggiato Dahal l’ha perdonato e gli ha addirittura pagato Nrs. 28.000 (euro 280) per farlo uscire di prigione. La cosa curiosa è che la polizia ha anche arrestato due suoi amici con cui divideva la casa di Dhapasi alla periferia di Kathmandu, fra l’altro maoisti di provata fede, che non centravano niente.

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