Schiaffoni e Sentimento

Creato il 23 ottobre 2014 da Signorponza @signorponza

Durante la mia adolescenza non trovavano posto i sentimenti, troppo impegnato a fare entrare SUV nel mio garage non badavo al romanticismo e dell’amore non mi curavo. Ero troppo impegnato a curarmi dalla mononucleosi che continuava a colpirmi come l’arroganza colpisce Selvaggia Lucarelli, non c’era spazio per smancerie e occhi dolci, ma come nelle migliori favole anche la mia storia ha un Principe Azzurro. Siete su The Fabry Diaries, la rubrica di costume dove vi apro le porte della mia Smemoranda e vi racconto, tra il serio e il faceto, quello che mi è accaduto frequentando gli uomini negli ultimi quindici anni.

Quinta liceo, l’anno della maturità e tutte le mattine colazione con latte caldo e panico fino a quando un Ministro dell’Istruzione decide che quell’anno la commissione per l’esame di Stato è completamente interna: c’è il delirio al Maracanà, da qua fuori sento i cori, sha la la la! Scartate le menate per la maturità mi sembra il momento giusto per concentrarmi su quello che veramente conta nella vita: le repliche di Buffy e la patente. Sapevo che avrei odiato fino alla morte guidare, lo sapevo ma mi sono costretto a prendere la patente perché insomma, ce l’hanno tutti e io no? Il giorno del mio diciottesimo compleanno la mia vita è cambiata per sempre perché oltre al foglio rosa il mio cuore si è riempito d’amore. Ancora privo di internet, e di qualsiasi mezzo tecnologicamente avanzato che non fosse un cellulare rosa con le suonerie polifoniche di Anastacia, mai avrei pensato che una mia carissima amica mi avesse iscritto ad una chat gay a mia insaputa. “Mamma andiamo a studiare dalla Fra” era la scusa perfetta per passare il pomeriggio in chat cercando l’amore, amore che il pomeriggio di dodici anni fa si è palesato sullo schermo di un computer. Conosco quel giorno Nicolò, che poco intimidito dal mio nick angiolettomaledetto mi scrive e mi manda le sue foto per mail. Bello, bello di quelli che sono brutti come la morte ma che tu trovi belli perché hanno qualcosa che ti fa battere il cuore. Nicolò, che è il suo vero nome e secondo me entro la fine del post scrivo pure il cognome, viveva a Milano ma grazie al divorzio dei suoi genitori capitava spesso nella mia città perché il padre ci viveva. Nicolò è stato per me quello che Luke è stato per Brenda, if you know what I mean. Passavamo i pomeriggi a studiare in biblioteca e a scambiarci i bigliettini con i cuoricini e disegnavamo i nostri nomi sui finestrini appannatti delle macchine quando andavamo in camporella. Era un amore bello e sincero, e a me proprio non poteva venire in mente che il merdone fosse dietro l’angolo.

Tra la maturità che sottraeva comunque tempo, il basket (sì cretini, ho giocato a basket per molto tempo, quasi nove mesi!) e impegni vari ci vedevamo oggettivamente poco. Lui doveva sempre studiare per il test di medicina, io lavoravo in discoteca alla sera per pagare il carrozziere a mio padre perché gli sfasciavo la macchina ogni settimana. Insomma, quando avevamo il tempo eravamo la coppia perfetta, fino a quando un giorno sua cugina decide di rivelarmi la verità. Vengo a scoprire grazie a lei che non solo Nicolò mi tradisce ma che tradisce pure un altro! Il nostro giovane milanese teneva i piedi in due scarpe e io, dopo averlo mollato post scenata isterica corredata da schiaffoni, mi chiudo in me stesso e decido che i sentimenti non sono cosa per me.

Passo un’estate più movimentata di quella delle macchinette obliteratrici dell’autobus e dimentico, si fa per dire, Nicolò molto in fretta. Fino a qua sembrerebbe tutto normale, niente che non sia capitato a tante altre persone. Il primo vero amore che ti manda in pezzi il cuore, sensazione familiare diversi anni dopo, aveva fatto la sua comparsa nella mia vita ma io, da brava Do0nnamerda, non mi arrendevo facilmente. Cominciai a scrivere a sua cugina cercando di capire i motivi per cui Nicolò mi avesse tradito e scoprii una verità ancora più sconvolgente: io ero l’amante inconsapevole. Non poteva capitare ancora, non potevo essere stato di nuovo così stupido da frequentare qualcuno impegnato senza nemmeno rendermene conto. Tutte le serate negate, le scuse, le chiamate non risposte, tornava tutto. Ero un fiume in piena, Adolf Hitler in confronto aveva aperto una ONLUS. Lo volevo menare, volevo fargli la faccia gonfia perché la violenza non è mai la soluzione ma può comunque dare molto conforto a un cuore spezzato. Purtroppo per me Nicolò era irreperibile, si era trasferito in Olanda a studiare medicina con il calcio in culo di non so quale parente al Ministero (qualcuno avverta le autorità, le graduatorie sono finte!). Come fare per scoprire dove esattamente era ubicato? Chiamai sua madre a casa spacciandomi per un compagno di classe e le chiesi l’indirizzo per potergli mandare un biglietto da parte dei vecchi compagni di classe. Quel giorno capii che non avevo il minimo controllo su me stesso: prenotai un volo andata e ritorno in giornata per Rotterdam e partii alla volta dell’Olanda più incazzato che mai. Cosa sarà accaduto a Nicolò? Lo avrò mandato all’ospedale? Avrei ceduto ai suoi occhi verdi che mi imploravano perdono?

Ve lo racconto la prossima puntata, perché un po’ di hype non vi fa male. Nel mentre potete scaricarvi la mia app, prima che esca quella di Signor Ponza e la mia cada nel più totale oblio, e divertirvi a leggere tutte le cose che ho scritto fino ad oggi e che mi hanno meritato un posto nell’Olimpo dei Blogger.


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