Intervista a Daniel Goleman
In che modo una persona emotivamente intelligente può farsi strada nella vita se è sempre distratta? L'intelligenza emotiva include anche l'attenzione: se una persona è dotata d'intelligenza emotiva è anche in grado di gestire l'attenzione e ben sfruttarla. Si dice che le donne siano più emotive. Questo significa che sono anche più distratte? E' una domanda pericolosa! Penso che entrambi i sessi siano emotivi, forse su cose diverse. Le emozioni sono il tipo più potente di distrazione. Ecco perché l'intelligenza emotiva consente il migliore utilizzo dell'attenzione. Il multitasking, dunque, non dovrebbe più essere visto come una prerogativa positiva… Il multitasking è una finzione. Gli scienziati cognitivi hanno rilevato che non riusciamo a tenere in mente più cose contemporaneamente. In realtà, passiamo rapidamente da una all'altra, e il rischio del multitasking è che per lavorare bene occorre concentrarsi, prestare attenzione; è meglio mettere da parte le altre cose, se cerchiamo di fare tutto contemporaneamente cala l'attenzione su ciò che è veramente importante. Se l'attenzione è sottovalutata, quali sono i parametri psicologici tenuti in maggiore considerazione? L'errore che abbiamo commesso è di essere troppo indulgenti con le nostre distrazioni. La tecnologia seduce la nostra attenzione. Veniamo troppo facilmente tentati dalla suoneria dei nostri sms, dal suono della ricezione di un e-mail; se invece uno vuole concentrarsi deve attribuire una priorità e focalizzare l'attenzione su quanto è più importante. Che tipo di adulto sarà l'adolescente di oggi che manda più di 3mila messaggi al mese? E' un pericolo. Oggi gli adolescenti trascorrono troppo tempo a messaggiarsi e a giocare con i videogiochi. Forse più i ragazzi che le ragazze, ma in generale entrambi i sessi. Inevitabilmente dedicano meno tempo a rapportarsi con gli altri in modo naturale, ed è durante queste relazioni che il cervello impara l'empatia e a relazionarsi con gli altri. Nel suo libro cita il riferimento a Mythology, il testo di Edith Hamilton, giudicato oggi dai ragazzi "troppo difficile". E' possibile che i più giovani stiano diventando sempre più superficiali? Non direi che la superficialità sia il problema, il problema sta nella difficoltà di comprensione. Più si è distratti meno si comprendono le idee complicate. Anzi ritengo che la potenzialità di sviluppare un pensiero profondo tra i giovani sia più marcata che nel passato, ma la distrazione della tecnologia indebolisce la loro capacità di comprensione. Il deficit di attenzione, però, è spesso messo in relazione a menti creative, in grado, per esempio, di focalizzare un problema da diverse angolazioni. Può, dunque, la disattenzione, in qualche caso essere positiva? Sì, quando si tratta di creatività, ossia di unire due nuovi elementi, in applicazioni utili, il vagare della mente è utile, in quanto si riesce in questo modo a collegare idee lontane tra di loro. Coloro che sono affetti da disturbo dell'attenzione sono meglio rispetto a coloro che hanno capacità di concentrazione. Gli studenti affetti da disturbo dell'attenzione di base vengono puniti durante la loro carriera scolastica, ma nel mondo del lavoro possono diventare imprenditori di talento, se troveranno le persone in grado di mettere in pratica che loro idee. E' corretto dire che le persone più abili in matematica sono anche quelle con una maggiore capacità di concentrazione? La capacità di conentrazione è un requisito per poter imparare la scienza, la tecnologia, la matematica. Quante persone, su una media di 1000 persone, riescono come Katrina (personaggio analizzato nel testo di Goleman), dotata di una sensibilità sociale molto spiccata (e quindi di grande disattenzione), a "leggere" cose che gli altri non vedono? Non lo sappiamo, io ho incontrato solo Katrina, forse c'è ne sono altri. A un certo punto del libro affronta il tema della "compassione". Può essere considerata una forma di attenzione per il prossimo, favorita dalla disattenzione? Direi il contrario: provare, esercitare una cura compassionevole richiede attenzione, sincronizzazione, conoscenza dell'altro. Solo così si sviluppa empatia e se la persona soffre la si può aiutare. Però, hai bisogno dell'attenzione per farlo.