Schiavisti reloaded

Ho da poco trascorso una delle pause pranzo più allucinanti della mia vita, forzatamente seduto a tavola con un tizio che un mediocre narratore definirebbe “manager rampante”.

Per 56 minuti cronometrati sul mio iPod mi sono dovuto sorbire delle teorie di basilare darwinismo sociale. Idiozie conclamate secondo cui il valore di una persona si calcola contando il numero di persone che sono al suo servizio.

“Caio ha 15 dipendenti... Sempronio è più in gamba perché ne comanda addirittura 28! E devi vedere come li fa saltare!”

Sono oramai abituato a chi valuta il presunto successo nella vita contando i soldi nel conto corrente. Mi mancava invece la versione schiavista aggiornata al 3°millennio.

Proprio io devo sentire certe cose, io che sono sempre più convinto che i buoni risultati si raggiungono nel micro, e non nel macro. Proprio io che temo la disumanizzazione di strutture gerarchiche, la riduzione delle persone a numeri, la demeritocrazia da contrappasso dantesco che caratterizza la società moderna.

Che potevo dire in una discussione del genere, quando quello che hai davanti è un cinquantenne sottoculturato che tuttavia occupa un posto rilevante in un'importante azienda a cui la mia risponde in via diretta?

Non potevo dire nulla, e infatti non ho detto nulla.

Rimane tuttavia il radicato dubbio che il mio futuro sarà lontano da queste brutture.

O almeno si spera.