La colpa ti scaraventa sin dall'attacco in pieno Utah, tra aridi deserti e foreste improvvise, nel bel mezzo dei costrittivi dogmi di una colonia di mormoni ai giorni nostri. Il mormonismo è una confessione religiosa di origine americana con 13 milioni di fedeli nel mondo, che persegue un modello d'ispirazione cristiana e regole di vita morigeratissime. Regole che evidentemente conosce bene anche l'autore Brian Evenson, che prima di dedicarsi alla scrittura e all'insegnamento è stato un mormone di rigida osservazione. Nel libro, riuscitissimo romanzo che è al contempo un giallo solido e ben strutturato ma anche una discesa esemplare negli inferi della schizofrenia, un ragazzo di diciotto anni di nome Rudd ha serie difficoltà a integrarsi nella società in cui vive: non si fida delle gente che ha intorno e, sotterraneamente, prova ripulsa per la chiesa in cui è cresciuto. Su di lui gravano una madre bigotta - che lo ostacola in ogni sua normale attività, rendendogli la vita un inferno - e l'ombra di un padre morto suicida. Rovistando tra le vecchie carte, il ragazzo finisce per scoprire il resoconto di un omicidio avvenuto decenni prima, proprio tra la sua gente. Questa è la scintilla che accende la miccia del ripudio definitivo di Rudd verso la propria fede, varando purtroppo anche l'avvio ad una insalubre gita nei meandri della follia. Il compatto meccanismo della storia non lascia scampo al lettore, che viene lucidamente accompagnato nel truce calvario del protagonista, il quale, attraverso il contatto col presunto fratellastro Leal e con l’unica superstite d'una famiglia che sarà trucidata, Lyndi, viene introdotto alla rivelazione finale (la quale, toccando il tema dei riti sacrificali, è foriera di una duplice mostruosità: quella che si annida nella religione e quella che divampa all'interno dei rapporti umani). Decisamente una verità troppo scomoda. Originale.
La colpa - Brian Evenson (Ed. ISBN)