Siamo tutti nati da una spaccatura della pelle, moriamo tutti da una spaccatura del cuore. I più furbi stabiliscono dei massimali di spesa, almeno, quantificano le perdite del durante. Si fermano e tornano indietro, anche se è diventato un posto diverso. Michela dice che non mi fermo mai, Alessandra che non sono più lo stesso, mia madre che mi tratto bene, Giusy che vuole una cosa dolce da me e va bene anche per chat, Fabio dice che gli dispiace per la nostra amicizia, Lucrezia che hai i suoi problemi. Cristian dice di chiamarlo prima che riparta, Giuseppe mi chiede quando finalmente scriveremo insieme. Giulia dice che vorrebbe farsi vincere come una lotteria ma la è colpa mia che non me la gioco. Tu mi dici che non devo espormi, che devo saltare almeno una cosa necessaria ogni tanto, alzare le mani. Che posso uscire.
Oltre la pelle, potresti venire. Sapresti. Ma sei sempre occupata a dire che sei occupata e che torni, basta saper non aspettare. Fuori dalla pelle io, con un piede fermo su una merda e uno sul biglietto vincente della lotteria. Sempre più vecchio, sempre più certo che oltre questa pelle tutto diventi più sottile. Sì, sembra così. Come ali di farfalla. Vedi alla nuova inesistente voce perdurazioni.
Tu ha hai il mio segreto, tu sai il mio segreto, che tu sei il mio segreto. Le parole rimbalzano fino a che le defenestriamo e mi resta il divano e la bellezza della tua rabbia. I nodi ai fazzoletti solo per ricordarci che sappiamo stringere ancora qualcosa tra le mani. Al telegiornale dicono che le vite regolari sono quelle più pericolose, ci guardiamo in faccia, questo ci rassicura. A noi basta essere dentro a un “oppure” e non uscire fuori, dilazionare, difendere con i denti le nostre priorità. Posarci sulla testa dell’altro, come una farfalla, come un pensiero, sperando in una scorciatoia per il cuore. Hai mai visto farfalle posarsi sul cuore?
Parliamo per enigmi, certe volte, e forse gli antichi egizi hanno manifestato le loro volontà in maniera più chiara di noi. Poi sei andata via, o forse non sei mai arrivata, il mondo non è caduto e ho continuato ad allacciarmi le scarpe e andare. In ufficio nello schermo ti vedo ancora sexy mentre cerchi di sistemarti la gonna che ti avevo sollevato cinque minuti prima. Il gioco del prima del prima. Schmetterling. È lo screensaver o sei tu, non è quella di Belen. Faremo un po’ di traffico, io e questa mia nuova mia nevrosi, per tornare a casa e vedere se hai lasciato un indizio sulla tua prossima destinazione, in uno dei miei cassetti.
Vaffanculo al soffritto, alla raccomandata da firmare, a tutto questo caldo. Qualcuno bussa alla porta solo perché ho chiuso tutte le finestre. Schmetterling. Questa volta c’è da abbracciarti e basta.