Apre una composizione (la title-track) che supera i venti minuti, e se avete passato indenne tutta questa tempesta, allora potrete dichiararvi ufficialmente “sopravvissuti”. “X” è proprio quello che ascolterete: una massa copiosa di suoni che parte in quarta tra tribalismi percussivi e furiose chitarre rigorosamente math (che in “Riot” spadroneggiano un bel po’, anche troppo) da far letteralmente impressione, ed il risultato si può definire comunque efficace ed ottundente; nella sua sezione centrale il tutto si fa più riflessivo ed atmosferico, per riacquistare lo slancio – sempre in forma di jam – in quella conclusiva. Sorprende poi la virata etno-tribal della successiva “Backyard Lipstick”, peccato solo che risulti di breve durata, mentre “Massacre Du Printemps” è fuoco di fila che non fa prigionieri, tra stilettate chitarristiche e batteria pestona (forse una delle migliori del lotto). Chiude “///\\\///”, sintesi di quanto ascoltato in questo disco. Dimenticavo, quasi: loro sono in tre, chitarra basso e batteria, sono piuttosto giovani (tutti sui trent’anni circa) e vengono dalla Svizzera (è il loro secondo album, il primo, “Zorn Einen Ehmer Üttert Stem!!”, ha visto la luce nel 2010). Come avranno fatto a farsi notare dalla californiana Cuneiform Records rimane forse un mistero, ma si può affermare tranquillamente che sono sulla buona strada, e che l’etichetta ci ha visto giusto.
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