Il ciclista tedesco Stefan Schumacher ha confessato di aver fatto uso di doping durante la carriera, tirando in ballo anche la Gerolsteiner (sua squadra all’epoca) e il team manager Hans-Michael Holczer.
Ma, come insegna Perry Mason, per punire un colpevole c’è bisogno della “pistola fumante” (ossia della prova che lo incrimina) o di una confessione piena. Nel caso di Stefan Schumacher, è arrivata la seconda.
31 anni, professionista dal 2002 e capace di vestire la maglia gialla e la maglia rosa (senza riuscire a portarle al traguardo finale), Stefan Schumacher risultò due volte positivo all’EPO, al Tour de France prima e alle Olimpiadi di Pechino 2008 poi. Schumacher aveva sempre negato qualunque coinvolgimento, ma dopo anni di silenzio e di spergiuri ha deciso di vuotare il sacco raccontando alla rivista tedesca Der Spiegel la sua verità.
Una verità che toglie il tappo al doping di squadra Gerolsteriner, sponsor-colosso tedesco dell’acqua minerale che ha avuto tra i suoi più celebri “campioni” anche l’italiano Davide Rebellin, risultato positivo all’EPO alle Olimpiadi 2008 (dove vinse l’argento, poi revocato) proprio come Schumacher.
Ho iniziato a doparmi poco più che ventenne e ho seguito il sistema: non ne sono orgoglioso, ma questo accadeva
Stefan Schumacher non ha limitato la confessione a questa, già di per sé grave, affermazione, bensì ha legato a doppio filo il suo nome con quello della squadra raccontando che il team manager Hans-Michael Holczer, poi passato al team Katusha, era a conoscenza delle pratiche illecite e che i medici della squadra lo hanno aiutato. Ma sono ancora in circolazione.