Come si è preparato Max Blardone per il 2014/2015?: “Non si inventa nulla, ormai – conferma da professionista esemplare quale è sempre stato – né dal punto di vista atletico nè tecnico. Tante prove sui ghiacciai in estate, ora il periodo americano prima di affrontare il vero tour de force in dicembre, con le classiche tra cui spicca il gigante della Gran Risa in Alta Badia”. La seconda uscita di gigante in stagione sarà il 7 dicembre a Beaver Creek. Nel 2006 fu un trionfo, su quelle nevi. Un pensierino a tornare sul podio?: “E’ l’obiettivo costante, in ogni gara. Ho fatto prove anche in supergigante e con la velocità per adattarmi sempre più ai tracciati filanti. Mi sento in forma e voglio dimostrare che a 35 anni si può ancora andare forte”.
Sente di essere una guida per i più giovani, un dispensatore di consigli?: “Non mi vedo moltissimo in questa veste anche se quando i nuovi talenti che si stanno affacciando all’alto livello mi chiedono qualcosa è con piacere che parlo della mia esperienza. Fa parte del gioco essere osservati e presi come punti di riferimento dopo tanti anni di presenza nel circuito”. Blardone a parte cosa pensa della nazionale azzurra?: “La squadra è compatta, mixata tra giovani ed esperti. Occorre operare il salto di qualità, cioè passare dai piazzamenti costanti ai podi continuativi. Non bisogna accontentarsi, mai. Solo così si cresce”.
Cosa è cambiato nello sci in 15 anni di storia?: “Il cambiamento maggiore è avvenuto a livello di materiali, l’ultimo due stagioni fa. Difficile da metabolizzare ma piano piano ci sto riuscendo. Ora mi trovo decisamente meglio e con l’Elan abbiamo fatto passi da giganti nell’ultimo periodo. I test lo hanno dimostrato”. Un test c’è stato anche a Soelden, nel primo gigante di Coppa. Come ha archiviato questa gara?: “Bisogna sempre guardare il bicchiere mezzo pieno e io amo farlo. Non ho terminato la manche ma le sensazioni sono state positive. Ero in linea con quanti si trovavano in testa nel momento in cui sono sceso. Sarei stato certo più contento di terminare la gara ma non mi posso lamentare della prima uscita”. Al quarto posto è arrivato Raich, un esperto ancora più di Blardone: “La conferma che si può essere competitivi anche in età avanzata, grazie alla tecnica e all’esperienza”.
Come considera la sua carriera?: “Buonissima, di alto livello. Il rammarico, e mi ripeto, è quello di non aver conquistato medaglie negli appuntamenti secchi, vedi Mondiali e Olimpiadi. Ho forse pagato le troppe aspettative in quei momenti, mie e dell’ambiente. Non è mai detta l’ultima parola…magari quest’anno senza troppe attese (non da parte del sottoscritto peraltro) potrebbe arrivare la sorpresa”. Intanto le nuove generazioni si affacciano al mondo e allo sci. Il figlio Alessandro ne è un esempio: “Oggi me lo godo in un momento di relax. Stiamo raccogliendo le foglie in giardino. Quando sono in viaggio per le gare sente la mia mancanza. Così mia moglie Simona. Sono sacrifici per tutti ma fanno parte del mio attuale lavoro. Intanto Alessandro ha già mostrato interesse per la neve. L’ha vista qualche giorno fa sulle montagne e mi ha chiesto quando saremmo andati a sciare. Anch’io, d’altro canto, ho iniziato prestissimo, a tre anni seguendo le orme di mio padre e mia sorella”.
E’ quando smetterà cosa ha intenzione di fare?: “Ho recentemente superato il Master da Istruttore Nazionale, prove pratiche e teoriche. Una bella gratificazione perché non è stato facile. Il mio futuro sarà questo, un impegno nel settore dell’insegnamento e rimanendo sulla neve. Per ora penso ancora e intensamente all’attività agonistica”. Chiudiamo con il classico sogno nel cassetto: “Torno sul tema della medaglia. Sarebbe il massimo, il sigillo per una carriera top”. Ora spazio agli ultimi preparativi prima dell’ennesima partenza, da condividere con la famiglia e con quanti, e sono molti, stimano Max per le profondità di pensiero ancor prima che per il talento innato di gigantista.