PERCHÈ IL FONDO? PERCHÈ MI DIVERTIVO DI PIÙ - Nata ad Ivrea e cresciuta a Gressoney, già dalla camera da letto dell’ospedale dove venne alla luce si vedeva la cornice delle Alpi Valdostane che circondano il capoluogo eporediese. Inutile aggiungere che montagna e sci fossero già scritte nel destino di Greta: “All’inizio facevo sia discesa sia fondo – ricorda – ma col passare del tempo, spinta anche da mia sorella che già lo praticava, mi sono decisa a concentrarmi sul fondo: si era creato un bel gruppo nello sci club e mi divertivo di più”. Il divertimento, quel valore dello sport che nel tempo del culto del risultato si sta perdendo in tutte le discipline: “Quando siamo stati in ritiro in Norvegia sono stata colpita dal modo in cui gli istruttori lavoravano coi piccolini: era tutto un gioco, qualche esercizio, una gimcana e poi balli e divertimento. Questo dev’essere l’approccio giusto per avvicinare i più piccoli allo sport: per allenamenti e competezioni c’è poi tempo”.
QUANDO LE SALITE SEMBRAVANO INTERMINABILI - Nonostante la breve carriera, Greta ha già dovuto attraversare un periodo negativo: “A 17 anni presi la mononucleosi – ricorda – ma lo scoprii soltanto a fine stagione: ho passato praticamente un anno lontano dalle gare”. Un incubo per un atleta: le salite sembravano non finire mai e la fatica si faceva sentire sempre troppo presto: “Non riuscivo a rendere e non sapevo perché: mi sentivo sempre stanchissima, anche dopo sforzi leggeri”. Qui entra in gioco mamma Carla: “Ha fatto di tutto per scoprire il mio problema – racconta – perché anche fuori della piste da sci mi sentivo strana”.
TORINO 2006-SOCHI 2014: DA TIFOSA AD ATLETA - Da buona sprinter si può dire che la rimonta sia arrivata: se otto anni fa scese a Torino per ammirare il suo idolo, la campionessa Marit Bjørgen, a Sochi la norvegese dovrà guardarsi le spalle da Greta Laurent. “La medaglia è ancora lontana – ammette modestamente l’azzurra, alla sua prima partecipazione olimpica – ma mi sento pronta per partecipare perché mi sono conquistata il posto sul campo, coi risultati che ho ottenuto, e questo mi sta dando una grande carica”. Anche sugli obiettivi è piuttosto concreta: “Voglio tornare a casa con un buon risultato: punto a qualificarmi nelle 30 e a passare un quarto d’oro, che significherebbe entrare tra le prime 12”. Vorrebbe una conferma, quindi, dell’undicesimo posto che ha ottenuto lo scorso 31 dicembre in Coppa del Mondo, a Lenzerheide in Svizzera. E poi, diamole tempo: nonostante i soli 22 anni Greta ci ha già dimostrato che quando ottiene le sue risposte sa caricarsi per lo sprint giusto e un domani, tra l’edizione coreana di Pyeongchang 2018 o nel 2022, ce ne accorgeremo sicuramente.
Stefano Rosso