Magazine Diario personale

Sciatterie

Creato il 05 marzo 2015 da Povna @povna

L’esame di stato si avvicina a grandi passi (si celebreranno, tra poco, i 100 giorni) e – nella scuola della ‘povna, così come un po’ ovunque – è tempo di simulazioni. Sono partiti la scorsa settimana con la 3^ prova, gestita sostanzialmente in proprio dalle classi. La ‘povna e Esagono hanno costituito ormai da tempo la mailing list del consiglio e, da bravo segretario (ma con licenza di scrivere) e coordinatore, rispettivamente, hanno richiesto a tutti i colleghi implicati, per e-mail, l’invio delle domande. Copia del fascicolo definitivo, in fac-simile di quello che succederà un certo lunedì di giugno, è stata poi approntata dalla copia in formato .pdf, con tanto di griglia (un’ottima griglia, peraltro, che la ‘povna aveva trovato a Monastera, ai tempi della sua presidenza e che è riuscita a fare approvare a questo giro per le loro quinte) allegata.
Ai colleghi, a prova ultimata (che è andata in maniera parecchio altalenante – “Diciamo che ci sono ampi margini di miglioramento”, come ha riassunto, ex post, ai Merry Men), non restava che prendere la loro parte di domande, correggere seguendo la griglia e rimandare alla ‘povna per e-mail i voti in trentesimi, per un totale di 19 + 19 (ben 38) tra numeri di voto e nomi. Quello che è successo è stato che un collega non ha considerato come griglia di correzione quella del consiglio di classe, e un’altra ha chiesto esplicitamente alla ‘povna di mandarle lei per scritto l’elenco dei ragazzi (perché, “sai, copiarli tutti, è un po’ faticoso, tu capisci”). La ‘povna non capisce, ma l’ha fatto ugualmente (così come ha spiegato a Barbalbero che, no, correggere con una griglia diversa da quella approvata non è che “fa lo stesso”): in realtà, come è ovvio, non certo per altruismo malinteso, ma per loro.
La simulazione della seconda prova, per fortuna (e siano benedetti gli ingegneri, ora e sempre), passa via liscia (e pure organizzata razionalmente). Ed è così che, in vista della settimana prossima, si arriva infine alla prova di italiano. La decana, Pancakes, colei che nominalmente coordina il Dipartimento (nei fatti, fa tutto la ‘povna – tranne quando si tratta di incassare i soldi, e impuntarsi sulle adozioni del manuale di italiano), fa arrivare un pizzino alle colleghe, con il quale assegna i compiti. Poi incontra la ‘povna in corridoio, e puntualizza: “Hai visto? Ti ho dato solo una tipologia da preparare, a Stordita, invece, due” – ammicca. La ‘povna non ha voglia di controbattere e annuisce. Se volesse far polemica (o anche solo parlare di giustizia), le farebbe notare che a lei è stata assegnata tutta la “tipologia B”, integralmente, vale a dire la preparazione di quattro tracce di saggio breve in quattro ambiti diversi, per ciascuna almeno sei documenti. Nei fatti (siccome le tracce preparate dalle colleghe le conosce), è ben contenta di poter evitare il banale qualunquismo. E dunque tira dritto, e tace. Tace e, nelle 36 ore successive, attende ai suoi doveri (che a lei piace arrivare alle scadenze con anticipo). Prepara un dossier di simulazione, pidieffizza, invia per e-mail, la mattina presto. Più tardi, a scuola, incontra di nuovo Pancakes: “Volevo dirti che vi ho mandato la bozza delle tracce”.
“Ah. Non le ho ancora viste”.
“Lo immaginavo” – pensa la ‘povna, ma si trattiene ancora. E invece butta lì, come se fosse casualmente:
“Quando hai preparato la tua analisi del testo, se vuoi mandarmela, la accludo al dossier, per fare un file unico”.
Pancakes la guarda perplessa.
“Veramente le avrei già stampate tutte, però…”.
“…”.
E mostra alla ‘povna un fascio di paginette annerite, fotocopiate fronte-retro, ma di traverso: “Vedi, me le hanno fatte al contrario. E poi le ultime parole del brano non si leggono, e anche quelle delle domande”.
La faccia della ‘povna è cortesemente di ghiaccio.
“Che ne pensi? Dici che sarebbe meglio se il testo si vedesse?”.
“Non so, secondo te? E meno male che si chiama simulazione ufficiale” – vorrebbe urlare la ‘povna.
Invece sospira, e si offre:
“Dammene una copia, Pancakes, se per te va bene, copio tutto in pulito, e aggiorno il file della dispensa unica”.
“Davvero, lo faresti?”.
La ‘povna annuisce brevemente e vola via sul suono della campanella. Ribadire che, tra le altre cose, forse la cittadinanza, tutta, si aspetta che la scuola insegni, anche, la precisione, la cura, il rispetto dei rituali ufficiali, e delle consegne, sarebbe pleonastico. E in ogni caso troppo lungo da spiegare.


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