Mi sono sempre interrogato se possa essere risolto un problema che penso sia grande quanto è lunga la storia del pensiero scientifico e la storia della Chiesa. Mi riferisco ad un grattacapo intellettuale non da poco, ovvero quello riguardante un’ipotetica soluzione dell’articolato rapporto tra Scienza e Fede. Che siano realmente due universi assolutamente distinti e distanti, i cui contenuti si escludono elidendosi reciprocamente?Possibile che si debba da ambo i lati argomentativi trovarsi dinanzi ad un confine, impossibile da valicare? Ora il pensiero scientifico, e la riflessione sul pensiero scientifico che è propria dell’epistemologia, è ricchissima certamente di una serie di stravolgimenti teorici che fanno ancora parlare di sé. Faccio riferimento a quei fenomeni psico/cosmici destinali per il genere umano che vanno da Galileo, o Copernico, o Isaac Newton sino alla teoria della relatività di Einstein, o all’intransigente scetticismo panico di Piergiogio Odifreddi. Ma senza ombra di dubbio si tratta di manifestazioni teoriche insufficienti vuoi concettualmente vuoi strutturalmente, a superare la dicotomia tra mondo della Fede prettamente astratto, dogmatico, spirituale, a/sistemico, e in/vericabile e il mondo della Scienza, fatto di dati, numeri, quantità, misurabilità, insomma di fenomeni metodologicamente dimostrabili. Ma senza portarla molto per le lunghe, in noi comunque rimarrà quella vocina, la solita vocina del demone socratico o se le vogliamo dare un’aspetto più rassicurante e pop,il solito “grillo parlante” che ci indurrà a farci delle domande del tipo: “Dio ha mai giocato a dadi con l’Universo?” (proprio come Einstein) o ancora “il Caso e il Caos sono i nostri veri genitori adottivi?”. Ma poi rassegnati dal peso di queste domande ( e ci chiediamo se poi veramente utili per pagare le bollette o tirare a campare) ci diciamo sottovoce che porsi ancora interrogativi di natura etico/epistemlogica, ovvero se la Scienza dispone di strumenti ermeneutici tali da rendere plausibilmente chiari i confini tra fenomeno e “noumeno” (ovvero entità di carattere metafisico come direbbe Platone), è assolutamente lezioso. Forse … Esce infatti per Pensa MultiMedia di Lecce a cura di Mario Castellana docente presso l’Università del Salento di Epistemologia e Scienza della Filosofia un libro che non può che suscitare interesse e curiosità. Il titolo è “Scienza e Verità” di Giovanni Paolo II a cura dello stesso Castellana con in appendice scritti di Arcangelo Rossi e Demetrio Ria. Tutto il libro ruota attorno al felice obiettivo di fornire uno spaccato più ampio di un personaggio carismatico, religioso, politico, immenso come lo fu Giovanni Paolo II. Un pontefice che ha dimostrato costantemente come ( a parte la forza ch’egli attingeva dalla sua Fede) il dialogo, il chiedersi sempre come poter migliorare l’oggi e il domani attraverso anche la ricerca scientifica, costruendo magari futuri spiritualmente e tecnologicamente eco/compatibili per l’uomo, poteva essere la strada più idonea per realizzare il “migliore dei mondi possibili”. Forse che avevamo sulla nostra strada un papa epistemologo, e non lo sapevamo? Sicuramente! Intanto Egli guardava alla riflessione scientifica come una strategia di pensiero indispensabile per fornire gli strumenti idonei a capire i “massimi sistemi” e bilanciarne e compenetrarne armoniosamente gli aspetti più acuminati. Dunque questo lavoro è la raccolta per eccellenza, degli interventi sulla scienza all’inizi del pontificato di Giovanni Paolo II, che si rivela in questo modo un Papa poliedrico che comunque ha considerato la riflessione epistemologica uno strumento utilissimo ad indicare alcune rotte, sia al pensiero scientifico che alla ricercateologica, per raggiungere quei luoghi deputati a fare i conti con l’esperienza della verità. Questi scritti, che precedono la Fides et Ratio, fanno affiorare una particolare ‘immagine della scienza’coniugata anche con una vera e propria pastorale della scienza, con cui sia il mondo dei laici che il mondo dei credenti devono confrontarsi per avviare insieme un dialogo di arricchimento reciproco, una volta che si è preso coscienza dei limiti di quelli che Benedetto XVI ha chiamato rispettivi ‘restringimenti ideologici’.
mio intervento pubblicato su Paese Nuovo
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