Tra gli elementi che continuano a distinguere e differenziare strutturalmente la Scienza (moderna) dalla Filosofia (di ogni tempo) si collocano senza dubbio anche i ‘laboratori‘: la Scienza moderna non solo si fa ‘con le mani‘ si fa anche ‘in laboratorio‘!
Mentre per ‘filosofare’ non ci sono ambienti strutturalmente ‘privilegiati’, poiché ciascuno interroga se stesso dove e quando meglio lo aggrada (chi in montagna, chi in spiaggia, chi sul divano… ecc.), per ‘fare ricerca scientifica’ sono necessari i ‘laboratori’ (chimici, fisici, biologici…) poiché la realtà che si va ad interrogare circa le proprie ‘caratteristiche’ (funzionali) ha la necessità di essere in qualche modo ‘gestita’ e -soprattutto- monitorata e misurata.
Ciò vale anche per le Scienze e Discipline ‘umanistiche‘. Esse pure hanno i propri ‘laboratori’: le Biblioteche e gli Archivi (senza trascurare gli ‘scavi’ ed altro che sia in grado di offrire ‘fonti’ alla ricerca).
D’altra parte: chi ‘filosofa’ e chi studia un filosofo compie due attività radicalmente diverse.
Chi studia un filosofo (ma qualsiasi ‘autore’) compie una “attività di laboratorio“, poiché sottolinea, scheda, collega, interroga, relaziona, cerca, verifica… non meno e non diversamente da un biologo o da un chimico.
E fa ciò seguendo ed applicando esattamente le stesse ‘regole’ e gli stessi criteri e principi: le “tabulae baconiane” (praesentiae, absentiae, graduum).
Una volta terminata la compilazione delle Tabulae (creazione dei ‘dati’ secondo l’ipotesi di ricerca) si procede al “cross experiment“: la prova dell’incrocio dei ‘dati’ così individuati per ‘vedere’ cosa ne emerge… aiutando l’induzione a ‘sospettare’ e scoprire relazioni, connessioni, dipendenze, causalità e a configurarne e disegnarne la ‘rete’ (J.S.Mill).
Esattamente in ciò sta e si realizza la Scienza moderna, anche non-naturalistica.